“È un’offesa ai nostri figli e per l’Italia. Vogliamo che il governo e la sindaca di Torino ci accompagnino in Germania. È una barzelletta: ogni volta ci dicono che è l’ultimo ricorso, invece…”. Rosina Platì, mamma di una delle sette vittime del rogo della Thyssen, parla all’Ansa dei ritardi dell’esecuzione della pena di Harald Espenhahn, uno dei due manager tedeschi condannati, che è stata temporaneamente sospesa perché ha fatto ricorso alla Corte costituzionale federale tedesca.

Espenhahn sarebbe dovuto entrare oggi in carcere. L’altro manager condannato per il rogo, Gerald Priegnitz, è detenuto da inizio mese. Entrambi sono stati condannati in via definitiva a cinque anni per omicidio colposo al termine di un lungo iter giudiziario. Per entrambi, però, la procura tedesca di Essen ha concesso il regime di semilibertà – potranno andare a lavoro ogni giorno e tornare nel penitenziario solo per la notte – provocando lo sdegno dei familiari dei 7 operai morti nel rogo del ‎6 dicembre 2007.

Tre giorni fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva consegnato personalmente la lettera scritta dai famigliari delle vittime ad Angela Merkel. Erano intenzionati a recarsi in Germania, per chiedere un incontro con la Cancelliera e con il giudice che ha autorizzato la semilibertà ai due manager tedeschi. Nel corso di un incontro a palazzo Chigi, Conte consigliò loro di scrivere una lettera indirizzata alla Merkel, che avrebbe recapitato lui stesso.

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