Il pavimento era completamente ricoperto di sangue. In pochi minuti Giuseppe Alfredo Villa, pensionato, 68 anni, ne ha persi quasi 3 litri, secondo i soccorritori del 118. La causa è stata la coltellata al braccio sinistro ricevuta dall’inquilino del piano inferiore, Tommaso Libero Riva, 46 anni. Villa è morto all’ospedale Niguarda. Prima però ha avuto la forza di indicare il suo aggressore. L’omicidio si è consumato in uno stabile di via privata Trilussa, a Milano, quartiere Quarto Oggiaro, a Nord della città. Il movente: i rumori che provenivano da sotto, dall’abitazione del 46enne. Dopo il delitto Riva ha conficcato la grossa lama usata per accoltellare il pensionato in una scatola di cartone appesa al muro, poi è sceso in cortile e ha incrociato i primi poliziotti. Gli agenti si sono trovati davanti una persona col viso stravolto, sporca di sangue, che non ha opposto resistenza alle manette.

La prima chiamata è arrivata in centrale alle 2.45 della notte di martedì mattina: un vicino di casa ha sentito le urla di dolore del pensionato e ha capito che la lite tra i due questa volta aveva passato il limite. Riva e Villa si detestavano da tempo, gli screzi e i dispetti erano continui. Il pensionato non riusciva a sopportare i rumori che provenivano dall’abitazione del piano inferiore, le telefonate a voce alta, le conversazioni e le urla di amici ospitati dal 46enne. Riva non faceva mistero della sua attività nell’abitazione, anzi. Era stato il protagonista di un film del regista bergamasco Luca Ferri, La casa dell’amore, presentato alla Berlinale 2020 e girato proprio nella casa di Quarto Oggiaro, dove non c’era neanche la luce. Il nome d’arte di Riva è Bianca Dolce Miele e a Repubblica Ferri aveva raccontato di aver trovato Bianca alias Riva attraverso un annuncio su internet e ne aveva fatto il centro del suo lavoro.

Da un po’, quindi, a Villa non andava giù quel chiasso e aveva preso l’abitudine di picchiare con piedi sul pavimento, un tentativo spesso vano. Non risultano denunce o querele reciproche, la loro guerra era personale e nota al massimo agli altri inquilini. Non erano mai andati oltre le parole ma la scorsa notte la discussione è degenerata.

Dall’appartamento di Riva salivano rumori che non facevano dormire il 68enne, che ha affidato alle pedate le sue lamentele. Sono andati avanti per qualche minuto, finché Riva (gli investigatori ipotizzano che fosse alterato dall’alcol) ha afferrato un coltello da cucina con la lama liscia e lunga quasi 30 centimetri. Senza richiudere neppure la porta dietro di sé è salito al piano superiore e ha suonato alla porta del vicino, che appena ha aperto è stato colpito da un fendente al braccio sinistro. Il punto scelto spinge i poliziotti a sospettare che l’aggressore volesse ferire il suo rivale, ma la lama ha reciso un’arteria causando l’emorragia che ha dissanguato il pensionato.

Villa ha urlato, ha chiamato sua moglie che era sveglia ma era rimasta in salotto, intanto il vicino ha avvertito i soccorsi del 118. I primi ad arrivare, però, sono stati gli agenti di una volante in servizio in quella zona di Quarto Oggiaro. Entrati nel cortile si sono trovati davanti l’inquilino con i vestiti coperti di sangue. Nel dubbio, lo hanno fermato e ammanettato. Riva avrebbe ammesso in parte la propria responsabilità, ripetendo in modo confuso “non ricordo bene cosa è successo”.

Pochi minuti dopo i paramedici hanno fatto il loro ingresso nella via che si trova a 300 metri dal commissariato, accanto alla piscina intitolata a Daniele Carella, il ragazzo di 21 anni ucciso a colpi di piccone nel 2013 dalla furia di Adam Kabobo. I soccorritori hanno tentato di bloccare l’emorragia ma ormai era tardi, il corpo di Villa aveva perso troppo sangue. Dicono almeno tre litri, una enormità considerando che in media un uomo ne possiede dai 4 ai 5 litri.

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