La Francia torna a votare per i ballottaggi delle elezioni amministrative e lo fa tre mesi dopo il primo turno delle polemiche: era infatti il 15 marzo e i francesi andarono a votare nonostante l’elevato numero di contagi in Europa, tanto che solo due giorni dopo scatto il lockdown in tutto il Paese. Nel lento ritorno alla normalità, proprio la chiamata alle urne diventa un passaggio fondamentale. Si vota in 4.820 comuni, dopo una campagna elettorale segnata dalle regole del distanziamento e dai divieti di assembramento. Gli occhi sono puntati in particolare su Parigi, anche se, stando alle previsioni, non ci si aspettano grandi sorprese: la candidata del Partito socialista Anne Hidalgo è solidamente in testa davanti alle due avversarie (tra le quali c’è l’ex ministra della Salute del governo Macron Agnès Buzyn), anche se i sondaggi la danno con 10 punti in meno rispetto al primo turno di sei anni fa.

I sondaggi non sanno sciogliere il nodo centrale di questa elezione inedita: dopo la partecipazione al 44,3% (minimo storico di sempre) nel pieno della bufera Covid-19, l’astensionismo si confermerà altissimo o gli elettori torneranno alle urne? Nel primo caso, il ballottaggio assomiglierà al primo turno anche nei risultati, piuttosto scontati. Se molti decideranno invece di andare a votare, certe situazioni potranno essere capovolte. Dall’esito delle elezioni amministrative, dipenderanno anche molti degli equilibri per governo e presidenza della Repubblica. E in molti danno probabile un ridimensionamento dei candidati sindaci de La Republique en Marche, il partito di Macron. Seguono con il fiato sospeso il numero dei partecipanti i vertici e i candidati di LREM, la maggioranza presidenziale e di governo: molti candidati di Macron hanno incassato sconfitte pesanti, se voteranno gli stessi di 3 mesi fa – dopo una gestione della pandemia spesso criticata – la situazione non potrà certo migliorare.

Parigi, la sindaca socialista che cerca la riconferma puntando sulle politiche verdi – Fondamentale sarà la partita di Parigi, anche se l’esito è dato quasi scontato. Anne Hidalgo – con la sua politica anti-auto, i lavori per trasformare le piazze in giardini, la chiusura delle arterie della capitale con traffico spesso limitato ma congestionato – è al 45% delle preferenze, secondo i sondaggi. In calo rispetto a quando si presentò la prima volta per guidare la città, ma è il prezzo che paga per una politica urbana che ha diviso i parigini. Hidalgo, figlia di un repubblicano spagnolo fuggito in Spagna, è un’esponente del partito socialista, ridotto ai minimi termini a livello nazionale. Ma è arrivata in testa al primo turno, vincendo in tutti i quartieri operai della parte orientale della città. Eppure solo un anno fa, Parigi sembrava a portata di mano per il partito di Macron: per tutto il 2018 la Hidalgo era stato bersaglio di critiche. Prima c’era stata la piena della Senna che aveva contribuito ad una diffusione record di ratti per la città. Poi vi sono state false partenze per i sistemi di bike sharing e diffusione delle macchine elettriche, mentre il progetto di pedonalizzazione di una parte del lungo Senna era stato fermato dal tribunale. Ma le sue politiche verdi per la mobilità sostenibile, diventata fondamentale nel post covid, potrebbero ora essere la sua carta vincente. Staccata di 10 punti Rachida Dati (Republicains), ex ministra della Giustizia di Nicolas Sarkozy, che ha guadagnato punti nella campagna elettorale ma non a sufficienza per impensierire la sindaca uscente. Segue, attorno al 18%, l’ex ministra della Salute, Agnès Buzyn, catapultata da Macron nella campagna elettorale parigina mentre stava gestendo l’inizio di quella contro la pandemia. Con scarsissimo successo e, soprattutto, finita al centro delle polemiche per aver dichiarato di essere a conoscenza del pericolo della pandemia ben prima dell’inizio del lockdown.

Il primo ministro candidato a Le Havre e lo spettro del rimpasto di governo – Ma importante per gli equilibri di governo non sarà solo il risultato di Parigi. Nel nord, grande attesa per il risultato di Edouard Philippe, candidato a Le Havre. Il premier si è rivelato in queste settimane l’alter ego di Macron e se il presidente ha pagato il periodo del Covid-19 in popolarità, Philippe ci ha guadagnato. Anche per questo in molti pensano che l’annunciato rimpasto che avverrà nelle prossime settimane servirà anche all’Eliseo per cambiare un premier che sta diventando troppo ingombrante. Una sua sconfitta sarebbe un grave colpo politico, ma Philippe è favorito al secondo turno, anche perché l’opposizione si è divisa fra verdi e comunisti. In caso di vittoria, Philippe rimarrà comunque alla guida del governo, ma non esclude di tornare a fare il sindaco prima della fine del mandato di Macron. Oltre a Le Havre, il partito del presidente francese potrebbe vincere anche a Strasburgo.

I Verdi in campo per strappare Marsiglia e Lione – I Verdi, che puntano a riconfermare la conquista del municipio di Grenoble, sperano di vincere in altre città. A Marsiglia, sostenendo la candidata a sinistra Michèle Rubirola, sfidano la destra dopo 25 anni di regno dei Repubblicani: la vittoria in quella che viene considerata città laboratorio per le alleanze di centrosinistra, potrebbe lanciare segnali importanti anche a livello nazionale. Ma non solo. Grande attenzione anche per quello che succederà a Lione: la città dove da sempre ha governato lo storico sindaco Gerard Collomb, ex ministro dell’Interno di Macron e tra i fondatori di En Marche, rischia di cadere proprio nelle mani del candidato sindaco dei Verdi Grégory Doucet.

Il partito di Marine Le Pen può puntare quasi solo su Perpignan – Nonostante i buoni risultati nei sondaggi nazionali, il Rassemblement National, l’estrema destra di Marine Le Pen, non ha molte partite da giocare nei ballottaggi. Se infatti ha conservato molti dei suoi comuni al primo turno, per il secondo la partita più importante si gioca a Perpignan. Qui a giocarsi la poltrona di primo cittadino è il deputato Louis Aliot, nonché ex compagno della stessa Marine Le Pen. Per il Rassemblement national si conferma la grande difficoltà a radicarsi a livello territoriale, mentre nei sondaggi nazionali i segnali vanno in direzione opposta. Solo il 22 giugno scorso, l’istituto Ifop rilevava che se si votasse oggi alle presidenziali in Francia, sarebbe ancora ballottaggio fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen come nel 2017. E il presidente verrebbe riconfermato per un secondo mandato, seppur con un margine di vittoria più ridotto. Nessun altro possibile nome andrebbe oltre il 12%. Al ballottaggio Macron, sempre secondo Ifop, verrebbe poi riconfermato con il 55% rispetto al 48% dell’avversaria. Nel 2017 il leader de La Republique en marche ottenne il 66,1% contro il 33,9 di Le Pen. .

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