Il segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli ha dato le dimissioni dopo sei anni alla guida delle tute blu del sindacato riformista. “Non pensate a nessun rammarico e a nessuna dietrologia, ho sempre detto che bisogna fare più esperienze possibili per continuare a dare il senso alla propria esistenza”, scrive nella lettera inviata al Consiglio generale e al segretario generale della confederazione Annamaria Furlan. “Ho appena compiuto 50 anni e dopo 25 anni di Fim penso sia giusto cambiare reparto nel proprio impegno”. Ma con i vertici della Cisl era gelo da tempo e anche all’interno della categoria dei metalmeccanici le critiche al suo “protagonismo” erano state pesanti.

Le prime crepe con la confederazione erano emerse già nel 2017 contro il commissariamento tout court dei vertici della categoria del Pubblico impiego, accusati ‘senza appello’ di tesseramento gonfiato, ma sono state le pesanti critiche che Bentivogli ha riservato al sindacato dal palco della conferenza organizzativa della Fim, dal ‘cerchio magico’ che avrebbe governato la Cisl alle critiche su alcuni accorpamenti tra categorie, a tracciare, tra giugno e luglio 2019, un solco profondo.

In una durissima lettera di cui aveva dato conto il Manifesto 42 dirigenti Cisl, tra segretari di categoria e regionali, avevano attaccato il suo “protagonismo politico in atto ormai da anni con presenze e prese di posizione del tutto incompatibili con l’intransigente statutaria e storica autonomia della Cisl da qualsivoglia formazione o movimento politici”, protagonismo che nell’intervento conclusivo alla Conferenza nazionale della Fim aveva “valicato ampiamente il limite della paziente, ancorché basìta, tolleranza con cui tutta la Cisl ha osservato sin qui il crescendo degli effetti devastanti, per la stessa Cisl, del tuo smisurato egocentrismo e del tuo innato autoconvincimento di superiorità su tutti gli altri dirigenti della nostra organizzazione”.

E ancora: nella lettera integrale pubblicata sul blog Fortebraccio c’è l’avvertimento che “continuando così, con questi tuoi comportamenti, questa tua bramosia di apparire ad ogni costo, questa costante invasione di campi altrui all’interno della Cisl, questo continuo borderline con la vita e la dialettica partitica e soprattutto con questo malcelato sentimento di superiorità morale e culturale di cui ti ammanti… nell’angolo più buio e lontano, in una mai vista sino ad oggi condizione di incomunicabilità con tutto, ma proprio tutto, il resto dell’organizzazione, la Federazione Italiana dei Metalmeccanici, ce la metterai presto tu!”.

Bentivogli nella lettera di dimissioni ricorda di aver “iniziato nel 1995 a fare l’attivista della Fim Cisl” e di aver ricoperto in questi 25 anni “tutti i ruoli e fatto sindacato in molte regioni e ho seguito dalle aziende più piccole ai più grandi gruppi. Un’esperienza formidabile”. Primo a finire sotto scorta all’epoca del contratto aziendale Fiat che spaccò il fronte sindacale delle tute blu, firmato senza la Fiom, aveva nel 2018 firmato a 4 mani, con l’allora ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, un Piano industriale basato su tre pilastri: Impresa, Lavoro, Competenze.

La scelta di dimettersi “è assolutamente libera e meditata con me stesso”, scrive ora, “nella sicurezza che la Fim possa proseguire il proprio cammino ancora più forte”. Il sindacalista conclude scrivendo che “c’è un tempo per ogni cosa e per me è giunto il momento di lasciare spazio ad altri. Questa è sempre la migliore condizione per proteggere la Fim e tutte le sue donne e gli uomini nelle sfide sempre più alte che solo il sindacato riformista ha il coraggio di assumersi”.

Solo pochi giorni fa i sindacati dei metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil hanno annunciato per il 25 giugno una manifestazione nazionale in piazza del Popolo a Roma per “ripartire dalle 100 vertenze da risolvere per l’industria e il lavoro”.