C’è tempesta, da tempo, dentro il movimento Lgbt+. E le nubi si addensano sulla questione transgender. Negli ultimi anni si è creata una frattura tra chi vede nell’intersezionalità la strada per una nuova stagione di diritti civili e chi, invece, mette ancora paletti identitari. Uno dei fronti su cui si combatte questa guerra è quello dell’essenzialismo biologico: sei donna se nasci femmina. Affermazione rigettata dalla comunità transgender e non solo.

“L’identificazione assoluta fra sesso biologico e identità di genere appartiene a movimenti che si pongono agli antipodi rispetto ai principi statutari di Arci”. È la risposta della federazione a una petizione portata avanti da molte realtà che chiedevano l’espulsione di Arcilesbica per la sue posizioni ritenute trans-escludenti. Arci, pur non arrivando alle estreme conseguenze, ha dichiarato che “non può accettare che si insinui l’idea che per difendere il genere femminile restino escluse una parte di cittadine e persone che stanno ancora lottando per un riconoscimento sociale e giuridico”.

Il percorso che porta al riconoscimento dell’identità non è mai in discesa. Lo spiega bene Morena Rapolla, presidente di Arcigay Basilicata e attivista transgender: “Il corpo delle persone trans è una geometria di diritti e di sogni che scegliamo di affidare anche ad un bisturi che ci arriva all’anima, passando per il nostro sogno di riabbracciare noi stess* che qualcun* crede irrealizzabile o sbagliato”. Posizione che giustifica il suo disappunto, di fronte al tentativo di distinguere tra sesso e identità di genere: “Non spetta ad Arcilesbica discettare su cosa significhi essere donna né su come il ‘sentire femminile’ si declini o si autodetermini”.

Anche al di fuori dei confini nazionali la contrapposizione tra alcuni movimenti veterofemministi e radicali e comunità Lgbt+ ha raggiunto una tensione molto alta proprio sull’identità transgender. È più volte scesa in campo persino J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, in alcuni tweet molto contestati perché considerati trans-escludenti. In uno di questi, contestava l’uso della formula “persone con mestruazioni”, ad esempio.

“Il sesso biologico non ci definisce in modo totalizzante, è una parte di noi, è come il colore degli occhi” è il punto di vista di Christian Leonardo Cristalli, presidente del Gruppo Trans. L’attivista osserva: “Rowling pensa che ad avere il ciclo siano solo le ‘donne’. Non sa che la maggior parte delle persone FtM convive con il ciclo mestruale per anni dal trattamento ormonale se non operate. E a molti non sparisce mai e si tengono un piccolo ciclo a vita”.

Per Cristalli la questione identitaria coincide in tutto e per tutto con la definizione di un’intera esistenza: “Non mi interessa definirmi uomo, e di certo non sono mai stato donna, sono una persona transgender”.

E rilancia: “Ho lottato una vita per avere documenti che mi rappresentassero per la persona che sono nei miei rapporti sociali quotidiani. Per sentirmi libero di vivere la vita che sento giusta per me, di affermarmi nel mondo al pari delle altre persone. Non permetto a Rowling di posizionarmi o definirmi: sono orgoglioso di avere una vagina e di essere femmina, di aver esperito un fisico con mestruazioni, di aver attraversato una educazione da femmina in una società patriarcale che mi ha portato ad oggi ad essere la persona che sono”.

“Rowling, purtroppo, non è nuova ad esternazioni di questo tipo. Il concetto è sempre quello dell’essenzialismo biologico: sei donna, se nasci femmina”. Così si esprime sulla vicenda Cristina Leo, attivista e assessora alle Politiche Sociali e Pari Opportunità del Municipio VII di Roma. “Questa affermazione, che può sembrare semplice e lineare, non lo è nel momento in cui viene usata per attaccare o denigrare le donne trans, che tuttora faticano per vedere riconosciuto il diritto alla propria identità”.

Dichiarazioni, insomma, che fanno male. Ancor di più se fatte da una donna contro altre donne, che lottano per la propria autodeterminazione. “Rowling, e le arcilesbiche nostrane non ammetteranno mai che quello che esercitano è il loro privilegio di donne, in genere bianche, cisgender, benestanti, su una minoranza che loro hanno deciso di sovradeterminare”.

“Rowling insiste sul concetto, caro al femminismo radicale anni ’70, secondo il quale l’esperienza di oppressione delle donne è dovuta alla propria anatomia e quindi esclude le donne trans a priori in quanto esse hanno beneficiato dei privilegi maschili. Questo ragionamento, apparentemente senza errori logici, ne ha ben due molto importanti”. Sono le parole di Ethan Bonali, attivista transgender non binario.

Quali, questi errori? “Il pensiero radicale è stato formulato nella piena ignoranza delle varianti di genere” sostiene. “Se si osservano con maggiore cura il genere e le realtà di genere, si riesce a comprendere come vi siano delle femminilità e mascolinità che provengono da tutto ciò che è culturalmente scartato dalla mascolinità e femminilità egemoni”.

E ancora: “Affermare che le donne trans abbiano beneficiato dei privilegi maschili è una affermazione, nella maggior parte dei casi, falsa. Rowling cancella tutti i tipi di oppressione vissuta dalle persone ‘diverse’. Vengono cancellati anni di bullismo, violenza, abbandono scolastico, abbandono da parte delle famiglie”. Per tale ragione, per Bonali, “le frasi della Rowling sono violente. Sono alla base della piramide della violenza sulle persone transgender”.

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