Alla vigilia dell’avvio ufficiale della sperimentazione in quattro Regioni (lunedì 8 giugno) la app Immuni ha raggiunto i 2 milioni di utenti: lo ha detto il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri durante il programma ‘1/2 ora in più’ su Rai3. “È una app molto utile – ha sottolineato – e il tracciamento è una componente essenziale per questa fase“. Nel corso dell’intervista ribadisce che adesso è importante spingere sui “test molecolari”, in quanto “unica vera componente per dire se c’è contagio o no” e, sulla base di questo, “dare la caccia agli asintomatici“. La app ha avuto da subito una buona risposta di pubblico, ma anche diversi problemi tecnici: solo i modelli di smartphone più aggiornati possono installarla. Limiti anche per gli Huawei, ma Google ha fatto sapere di essere al lavoro per risolvere il problema: già da lunedì potrebbe essere abilitata.

Altre Regioni stanno testando le proprie app, simili a quella sviluppata dalla società Bending Spoons (come il caso di ‘Sicilia si cura’) ma il commissario Arcuri di non essere preoccupato: “Quando studiavo mi dicevano che la moneta buona scaccia quella cattiva, e sono sicuro che Immuni sarà la più utile per le esigenze”. Nel corso della stessa intervista Arcuri ha giudicato prematuro pensare di esserci lasciati completamente il pericolo alle spalle: “L’emergenza finirà solo quando verrà scoperto il vaccino e quando sarà prodotto in maniera sufficiente per rendere immuni tutti i cittadini che devono esserlo”.

“Caccia ai positivi asintomatici” – Un punto importante della strategia nazionale, aggiunge Arcuri, è tracciare i positivi asintomatici: “Bisognerebbe cominciare a dare la caccia con una strategia nazionale, che in una fase come questa sono più importanti di chi il virus ce l’ha”. Oggi, ha ricordato il commissario, l’Italia è in grado di effettuare 92mila tamponi al giorno. Per fare un paragone, la media dell’ultimo mese è stata di 62mila al giorno. “I test molecolari sono l’unica vera componente per dire se c’è contagio oppure no”. Però, ribadisce, è necessario far pagare i sierologici a un prezzo accettabile. “Oggi su questo siamo meno impreparati di come eravamo a marzo, dunque dobbiamo preparaci e in questa fase accelerare”. Alla domanda su una presunta mancanza di collaborazione con la task force guidata da Vittorio Colao, Arcuri smentisce seccamente: “No, è gossip” e aggiunge che “Colao è una persona rispettabile e straordinaria”.

“All’inizio eravamo disarmati, ora responsabilità” – Infine il commissario ha parlato di un possibile futuro ‘ritorno’ del virus, la cosiddetta ‘seconda ondata’: “Ci sarà una recrudescenza – ha risposto Arcuri – se non ci comportiamo responsabilmente. Se invece lo saremo potrà esserci, sarà contenuta”. Non bisogna dimenticare le prime, difficilissime settimane della pandemia: ” Io ricordo le prime notti, eravamo completamente disarmati, i pochi ventilatori dovevo decidere dove mandarli”. Ora l’obiettivo, secondo Arcuri, è apprendere la lezione per far sì che quello tsunami non si ripeta più. Per questo bisogna continuare a tenere quei “comportamenti virtuosi” che ci hanno permesso di uscire dal lockdown e di iniziare una nuova fase. “Ora dobbiamo continuare ad essere responsabili capendo che ci è richiesta la stessa responsabilità che avevamo nel passato”.

Articolo Precedente

Caserta, prete in carcere per la messa: gli agenti gli scoprono addosso 9 cellulari

next
Articolo Successivo

Lombardia, il caso della commessa alla società della famiglia di Fontana. Il ceo: “Fatto tutto a mia insaputa” – L’anticipazione di Report

next