È polemica dopo le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. Il medico, intervenuto a 1/2 ora in più ha affermato che “clinicamente il nuovo coronavirus non esiste più“. Parole dalle quali sia il ministero della Salute, con l’intervento della sottosegretaria Sandra Zampa, che il Comitato tecnico scientifico, con Luca Richeldi e Franco Locatelli, hanno subito preso le distanze, affermando che “il virus ancora circola”. Anche il viceministro Pierpaolo Sileri, a Non è L’Arena ha commentato l’intervento, seppur in modo molto più cauto: “Zangrillo ha detto che chi è sul campo non vede più malati gravi in terapia intensiva. Ma dobbiamo continuare a usare prudenza”.

“Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere a fine mese-inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”, ha detto il medico personale di Silvio Berlusconi a Lucia Annunziata. Una tesi subito considerata “fuorviante” dallo pneumologo Richeldi, componente del Cts, immediatamente supportato dalla sottosegretaria Zampa. Entrambi hanno lanciato un monito a Zangrillo, quello di “non diffondere messaggi” che possono “confondere gli italiani” e che “non invitano alla prudenza”. Duro anche il presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico, Locatelli, che ha espresso “sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo”, sottolineando che i numeri di oggi sono dovuti alle misure del lockdown, un “risultato inconfutabile che deve spingere a continuare sul percorso della responsabilità dei comportamenti individuali, da non disincentivare attraverso dichiarazioni pericolose che dimenticano il dramma vissuto in questo Paese”. Anche Giuseppe Ippolito, rispondendo all’Ansa, ha sottolineato che “non vi è alcuna prova o studio scientifico pubblicato che dimostri che il nuovo coronavirus SarsCov2 sia mutato“, anche se, ha ricordato il direttore dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, “in Italia abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti”.

L’intervista di Zangrillo – Tutto, appunto, è cominciato dall’invervista di Zangrillo su Rai 3, dove il medico ha affermato di essere “consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta“, ma che “non si può continuare a portare l’attenzione in modo ridicolo come sta facendo la Grecia sulla base di un terreno di ridicolaggine, che è quello che abbiamo impostato a livello di comitato scientifico nazionale e non solo, dando la parola non ai clinici e non ai virologi veri. Il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Ci metto la firma”.

Secondo Zangrillo, poi, “sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero. Siamo passati da Borrelli a Brusaferro e tutti questi cos’è che hanno portato? A bloccare l’Italia, mentre noi lavoravamo. Adesso noi che abbiamo visto il dramma chiediamo di poter ripartire velocemente, perché vogliamo curare le persone che altrimenti non riusciamo a curare. Non ce ne frega del campionato o delle vacanze ma dobbiamo tornare a un Paese normale. Ci sono tutte le evidenze affinché, da oggi, questo Pese possa tornare ad avere una vita normale“.

E ancora, secondo il direttore della terapia intensiva del San Raffaele, “c’è un solo numero che vale ed è l’evidenza. Noi, in questo Paese, in queste tv, abbiamo sentito un mese fa un professore di Boston, Vespignani, condizionare le scelte del governo dicendo che andavano costruiti 151mila posti di terapia intensiva. Domani uscirà un editoriale a firma mia e del professor Gattinoni, in cui diciamo perché questo non va bene ed è una frenesia”. Secondo il medico quindi “terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve assumere le responsabilità. I nostri pronto soccorsi e reparti di terapia intensiva sono vuoti. La Mers e la Sars, le due precedenti epidemie condizionate dal coronavirus, sono scomparse per sempre, praticamente. Quindi è auspicabile che capiti anche ora. Non vedo perché, avendo due scelte, dobbiamo utilizzare quella che ci fa più male”.

La risposta del Cts e del Ministero – Non si è fatta attendere, quindi, la risposta di chi in questi mesi ha definito le misure, guidando l’Italia verso l’uscita dalla situazione di crisi. Primo tra tutti Luca Richeldi, che dopo il monito lanciato a Zangrillo, ha sottolineato come, se da una parte “è indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane”, dall’altra “non va però scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”. “Se le cose vanno meglio questo è merito delle misure di lockdown assunte dal Governo – ha sottolineato ancora Zampa – In ogni caso in attesa di evidenze scientifiche a sostegno della tesi della scomparsa del virus, della cui attendibilità saremmo tutti felici, invito invece chi ne fosse certo a non confondere le idee degli italiani, favorendo comportamenti rischiosi dal punto di vista della salute”.

E, in serata, è arrivata anche la risposta di Franco Locatelli, che più volte in questi mesi ha invitato alla prudenza. Con un intervento duro, si è detto sorpreso dalle frasi del collega, come quelle in cui afferma che “‘il virus clinicamente non esiste più’ e che ‘terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità'”. “Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività a SARS-CoV-2 che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus”, ha sottolineato il presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico. Consapevole dell’aumento dei posti di terapia intensiva, che, spiega, “serviranno anche in futuro a chi ne avrà bisogno anche per situazioni cliniche diverse da Covud-19”, Locatelli sottolinea, anche lui, l’importanza delle misure di lockdown che “hanno prodotto gli effetti sperati contenendo la diffusione epidemica con risparmio di tante vite umane”. E, conclude: “Questo risultato inconfutabile deve spingere a continuare sul percorso della responsabilità dei comportamenti individuali, da non disincentivare attraverso dichiarazioni pericolose che dimenticano il dramma vissuto in questo Paese. È altrettanto chiaro, anche a occhi non esperti, che la gestione clinica dei malati è certamente oggi facilitata dal minor numero di casi rispetto a quelli osservati nei giorni di picco e da quanto si è imparato in questi mesi. Questi sono i fatti concreti– chiosa – il resto opinioni personali“.

Cauto invece il viceministro Sileri che su La7 ha sostenuto “l’esperienza” di Zangrillo in quanto “clinico”, invitando però alla prudenza. “Se sento Bassetti e altri colleghi dicono la stessa cosa, quindi qualcosa è accaduto – ha detto Sileri – Noi abbiamo lavorato in tre mesi prendendo il numero dei morti e il numero dei posti in terapia intensiva come parametro. Zangrillo ha detto che chi è sul campo non vede più malati gravi in terapia intensiva e un impegno non più così massivo”. “D’altro canto dobbiamo continuare a usare prudenza, distanza, lavarsi le mani, indossare la mascherina” ha aggiunto, sottolineando che bisogna “continuare a difendersi e aspettare i risultati”.

La controreplica: “Locatelli sconcertato? Mi dispiace ma io riporto fatti” – Pronta la controreplica di Zangrillo: “Sono molto dispiaciuto che Locatelli sia sconcertato. In medicina non esistono punti di vista e chi dice che il mio è un punto di vista, sbaglia prospettiva. Io riporto la realtà dei fatti“. Quanto alle parole della sottosegretaria alla Salute Zampa, Zangrillo replica: “Rassicuro la sottosegretaria Zampa: non ho detto che da domani ci possono essere gli assembramenti. Ho detto che sarà opportuno essere cauti per un certo periodo. D’altronde, il vice ministro Sileri, che parla la mia stessa lingua, sa che parlo a ragion veduta”. Infine, dice sempre il direttore della Rianimazione del San Raffaele, se l’infettivologo Matteo Bassetti, dell’ospedale San Martino di Genova, “la pensa come me una ragione ci sarà…”.

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