Un vero e proprio studio in vista della riapertura per cercare di capire quello che potrà succedere nella appena iniziata fase con riaperture. Ebbene nelle aziende di Padova, scelte dalla Regione Veneto, per testare il manuale con le linee guida per la riapertura delle attività produttive, il numero di contagiati tra lavoratori è stato di 4 su 1.518, poco più dello 0,2%.

Il progetto, come riporta oggi il Corriere della Sera e nei giorni scorsi le testate locali, ha portato una prima importante indicazione. “In azienda gli infetti non hanno diffuso il contagio. Pare che le misure di contenimento applicate sotto i capannoni stiano funzionando” come spiega Michele Mongillo, il medico che ha seguito lo studio. I positivi individuati erano tutti asintomatici. Il test ha riguardato nove aziende dell’area padovana, dove si è sviluppato il primo focolaio Covid 19 ovvero a Vo’ Euganeo, dove l’intero paese si è messo a disposizione per gli studi epidemiologici del professor Andrea Crisanti, consigliere scientifico del governatore Luca Zaia.

Otto aziende sono rimaste aperte perché fanno parte della categoria dei servizi essenziali. Nessun dipendente è risultato infetto al momento del tampone. Mentre erano decine, secondo quanto riporta il Corriere, qualche settimana prima, come evidenziato dai risultati dei test sierologici. Da questi ultimi è emerso che il 3,5% dei dipendenti era stato infatti contagiato senza accusare sintomi e ha superato la malattia sviluppando gli anticorpi. I malati inconsapevoli non hanno quindi contagiato quasi nessuno, pur continuando a lavorare. Tre dei quattro lavoratori positivi sono dipendenti dell’unica impresa che era rimasta chiusa ed era in attesa di ripartire. Lo studio è stato effettuato fra il 15 e il 27 aprile con tamponi e test sierologici, compresi quelli rapidi con la puntura del dito. Su 42 lavoratori, sottoposti a tutti e tre i test, 22 sono risultati positivi al sierologico rapido ma negativi al sierologico con prelievo e negativi al tampone. Un’altra indicazione che deve mettere sull’avviso sull’attendibilità dei test rapidi.

Foto di archivio

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