Come è gestita nelle vostre città l’emergenza Coronavirus? Come si comportano le autorità e i cittadini? E nelle vostre vite, c’è qualche aspetto positivo o inatteso nell’isolamento forzato? Abbiamo chiesto ai nostri Sostenitori di raccontarcelo, inviando testimonianze, osservazioni e spunti per la redazione al Blog Sostenitore. Mai come stavolta il contributo della nostra comunità è fondamentale: con il Paese in zona rossa, ogni segnalazione è importante. Abbiamo bisogno di voi. Sosteneteci: se non siete ancora iscritti, ecco come potete farlo.

di Giampiero Raspetti

L’arrotino e l’accomoda ombrelli non arrotano né accomodano più. Coltelli affilatissimi e ombrelli di ogni tipo sono oggi in vendita a prezzi ridottissimi: se rotti, si gettano. Il lattaio o il vinaio a domicilio non si ricorda nemmeno cosa siano. Le donne di casa, molte allora, si recavano presso le formette a lavare i panni e, nel frattempo, a vociare, colloquiare, mantenere vivi i rapporti sociali e umani. Ricordo anche appassionanti appuntamenti quotidiani in libreria per discutere in merito alla moda culturale del momento.

Si stava spesso insieme allora, anche nei comizi politici, si parlava, c’era socialità, amicizia, cordialità. Oggi ciarlatanate varie si trasmettono attraverso social e telefonini. I libri li hai in casa, con l’e-book; i film li hai in casa, come le chiacchierate con gli amici che già si facevano, prima dell’epidemia, attraverso lo schermo, del computer o dello smartphone e che, dopo l’attuale, triste congiuntura, subiranno una forte accelerazione.

E gli acquisti? Non solo trovi tutto su internet, ma scopri molto di più, in varietà e in qualità, e con prezzi spesso molto più bassi. Hai bisogno di medicine? Telefoni al medico di famiglia, al benedetto medico di famiglia, e trovi le ricette presso la farmacia da te indicata. Si può benissimo prevedere che anche le medicine ti saranno portate a casa, su richiesta. Se vuoi puoi disfarti della cucina: per la colazione hai la macchinetta con le cialde, per pranzo e cena puoi ordinare fior di pasti presso rinomati ristoranti e li avrai in casa, all’ora prefissata. Vari tipi di certificazioni, di lezioni, di informazioni sono tutti on line.

La scienza, la tecnica, la tecnologia hanno sottratto momenti di socialità, ma, in cambio, hanno concesso molto più tempo per seguire attitudini, passioni, vocazioni, interessi e hanno potenziato in noi creatività, immaginazione, ingegno. Tutte le Muse sono ormai scese tra di noi rendendoci più liberi di creare, di poterci dedicare a nostre esigenze ideali, immateriali, spirituali. Sono moltissime oggi le persone meno pressate da lavori materiali, ma cresce, in maniera esponenziale, il numero di chi, se un giorno non lavora, quel giorno non mangia. L’epidemia, anticipando il futuro, ci costringerà a diventare uomini veri, non pecore matte.

Si parla, ovunque, nella mia città, Terni, come in tante altre, di smart city, di città intelligente. Certo, ma la prima condizione è che deve trattarsi di città, di una città esistente, che mostri segni vitali, che non si spenga. La mia città è in crisi, non tanto e solo per le condizioni reali legate al lavoro che diminuisce in maniera allarmante, quanto perché non si sente, da parte di chi dovrebbe, alcun gemito, alcun progetto per individuare linee prospettiche future, per cominciare a lavorare in direzione opportuna.

Tutto tace, come se la nostra fosse una fiorente. E intanto i negozi falliscono, i giovani emigrano, le aziende vanno in rovina, gli uffici chiudono o dislocano. Il gruppo di cittadini, studiosi e amanti della cultura, di cui mi onoro far parte, confida che saprà offrire orientamenti non solo per l’urbs, l’insieme degli edifici e delle infrastrutture, ma anche per la civitas, la cittadinanza, il diritto ad essere cittadino, e la civilitas, la condizione e la qualità stessa dell’essere cittadino.

Argomenteremo del lavoro per tutti e parleremo di una città che induca i suoi abitanti a nuovi stili di vita, non solo relativamente a lavoro e studio, ma anche a shopping e tempo libero. Una città ove lo spazio pubblico non sia solo quello dei negozi o dei centri commerciali, ma, soprattutto, quello delle strutture dell’intrattenimento, dello stare insieme e di quelle che sapranno orgogliosamente mostrare la straordinaria identità della mia città. Il futuro ci restituirà i sogni più belli, quelli che da tempo, e adesso in particolare, son fuggiti via. È bene però ricordare: il futuro non è un frutto che cade dall’albero. Il futuro è l’albero piantato da te.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.
Articolo Precedente

Fase due, tre motivi per cui mio fratello e tutti i fuorisede non dovrebbero tornare a casa

next
Articolo Successivo

La quarantena vi tormenta? Questione di abitudine… ecco i miei ‘segreti’

next