I lavoratori delle mense scolastiche di Genova sono a casa dal 24 febbraio, da quando gli istituti sono stati chiusi per limitare la diffusione dell’epidemia. La maggior parte delle aziende però non ha anticipato gli ammortizzatori sociali previsti dal decreto Cura Italia e così molti di loro ora si trovano senza stipendio, alcuni costretti a far fronte situazioni difficili, con un solo reddito in famiglia. Per questo la Filcams Cgil ha raccolto le loro testimonianze in un video e inviato una petizione al premier Conte, nel tentativo di portare alla luce la situazione degli addetti e i dei cuochi delle mense e trovare una soluzione al più presto. “Le lavoratrici e i lavoratori che operano presso la ristorazione scolastica non vogliono essere dimenticati – si legge nell’appello del sindacato – oggi sono in balia dei tempi di erogazione diretta da parte dell’Inps, ancora incerti. Migliaia di lavoratrici e lavoratori non hanno ancora percepito un euro dallo Stato e per questo si chiede una azione urgente da parte dell’Inps a tutti i livelli affinché si acceleri il più possibile l’elaborazione delle pratiche”.

La richiesta è quella di accelerare i tempi di erogazione del Fis, ossia il Fondo di integrazione salariale, previsto per questa categoria di lavoratori. Ma non solo. “Il comparto è per lo più composto da donne, spesso monoreddito, che subiscono da anni part time involontari con stipendi già bassi. Molte di loro non raggiungono nemmeno i 500 euro lordi al mese. Questo a pieno ritmo lavorativo, figuriamoci con la riduzione che dell’ammortizzatore che per loro è il Fis. Anche una volta erogato, non sarebbe sufficiente a garantire loro nemmeno la sopravvivenza. Riteniamo quindi di fondamentale importanza aggiungere risorse, comunali, regionali o statali che siano, a sostegno di un reddito già estremamente risicato, che si ridurrà ulteriormente nei prossimi mesi”

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