È diventata una maratona notturna la videoconferenza dei ministri dell’Economia dei 19 Paesi dell’Eurozona, a cui due settimane fa i leader europei hanno affidato il compito di mettere a punto un pacchetto di misure per rispondere alla crisi più grave dal dopoguerra. Il vertice, iniziato a metà pomeriggio, si è interrotto dopo tre ore ed è ripartito solo a tarda sera. La conferenza stampa è stata rinviata alle 10 di mercoledì mattina.
I nodi da sciogliere, prima di ripassare la palla ai leader europei per il via libera definitivo, sono gli stessi di cui si discute da giorni. Da un lato le condizionalità legate ai prestiti del fondo salva Stati Mes – sarebbero “light“, ha assicurato la Germania, ma all’Italia non basta – , dall’altro gli eurobond o almeno emissioni temporanee di debito comune: per Italia, Francia, Spagna e gli altri sei Paesi firmatari dell’appello per i coronabond sono essenziali, il Nord Europa resta fermamente contrario. “No a compromessi al ribasso”, ha ribadito in serata il premier italiano Giuseppe Conte durante una telefonata con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, durante la quale ha ribadito il no al Mes contro il quale si registra la forte opposizione del Movimento 5 Stelle. “In questo momento delicato dobbiamo condividere questa grande responsabilità insieme, nell’interesse dell’Ue, con una risposta coraggiosa“.

I ministri lavorano a un accordo che consenta di riscrivere le conclusioni, la cui prima versione conteneva solo un vago accenno alla proposta francese di un Recovery Fund o fondo di solidarietà, di natura temporanea, finanziato con l’emissione comune di titoli. Un‘idea simile a quella lanciata ieri dai commissari europei Paolo Gentiloni e Thierry Breton. Se manca quel punto noi non firmiamo, ha chiarito Parigi. E sarebbe scontato anche il no di Roma, visto che il resto del pacchetto comprende – accanto al sosteno alle imprese con le garanzie della Bei e al meccanismo di prestiti per coprire i costi della cassa integrazione – anche l’utilizzo del Mes pur alleggerito delle condizionalità più rigide.

In discussione c’è “il pacchetto più ampio e ambizioso che l’Eurogruppo abbia mai preparato”, che comprende “una rete di sicurezza per i lavoratori, per le imprese e per i Paesi”, aveva ricordato il presidente Mario Centeno prima dell’attesa riunione. Ma questo piano “che farà da scudo all’economia europea non può essere separato da quello per la ripresa“. Per questo “chiederò ai ministri di impegnarsi su un piano di ripresa ampio e coordinato“. “Nella fase di ricostruzione servirà un fiume di soldi, molti di più” rispetto ai 410 miliardi a disposizione del Mes, ha ricordato il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, in un’intervista alla tv olandese Nos.

Conte: “Eurobond sì, Mes no” – Italia, Francia e Spagna – e accanto a loro Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda e Slovenia – sono a favore di emissioni di debito comuni. Il premier Giuseppe Conte ha ribadito però la sua preferenza per gli eurobond con condivisione dei rischi, uno strumento più “ambizioso” rispetto al fondo temporaneo caldeggiato da Parigi: “All’inizio mi hanno suggerito di non fare la battaglia” sugli eurobond, “dicevano che sono irrealistici“, ha ricordato lunedì sera. “Ma quando si difende un Paese non si fanno calcoli. Io sono convinto che la storia è con noi e vedremo alla fine la storia quale piega prenderà”. Conte ha anche ribadito che “il Mes è assolutamente inadeguato“. Ma l’uso di linee di credito del Mes, per chi vorrà chiederle e con condizionalità “minime”, è uno dei tre pilastri della proposta tedesca.

La Spagna: “Andare uniti sui mercati finanziari” – “Che si chiamino eurobond o coronabond, che sia un meccanismo dentro o fuori di quanto già esiste nell’Ue è secondario, l’importante è andare uniti sui mercati finanziari per garantire la ripresa”, ha detto la ministra dell’Economia spagnola, Nadia Calvino, riassumendo la posizione di Madrid, che secondo Bloomberg ha fatto circolare una sua proposta che si rifà a quella francese e “si è distanziata dalla linea dura tenuta dall’Italia sulle emissioni di debito comune”. La Spagna caldeggia un veicolo apposito che raccolga fondi sul mercato e li trasferisca ai Paesi membri che hanno bisogno di assistenza finanziaria. “Sono numerosi gli Stati che lavorano a meccanismi di condivisione del debito”, ha concluso Calvino. “Siamo aperti e lavoriamo con i vari Paesi per una proposta che abbia appoggio, sia efficace, ed operativa al più presto”.

La Germania: “Mes, Bei e Sure”. Scholz non cita gli Eurobond – Il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, gli eurobond non li ha nemmeno citati. Per lui il piano si compone innanzitutto di prestiti Mes con cui “vogliamo rendere il 2% del prodotto nazionale accessibile agli Stati membri che ne hanno bisogno” per “fornire aiuto dove è necessario” e coprire le spese legate all’emergenza. Gli altri due “strumenti di solidarietà” sul tavolo sono le garanzie della Banca europea per gli investimenti e il piano anti-disoccupazione Sure. A chiudere nuovamente la porta a strumenti di debito comuni ci ha pensato il presidente del Bundestag Wolfgang Schaeuble: “Abbiamo dei trattati europei che mettono dei limiti molto precisi, e abbiamo una corte costituzionale che ha detto in modo molto chiaro cosa è possibile nella nostra Costituzione e cosa no”, ha detto in un’intervista alla Welt.

Olanda: “Niente Eurobond, Mes con condizioni” – No agli Eurobond e Mes con condizioni: resta immutata la posizione del ministro delle Finanze olandese, il “super falco” Wopke Hoekstra, che ha parlato prima dell’inizio dell’Eurogruppo ribadendo la visione oltranzista su cui nei giorni scorsi aveva fatto un parziale mea culpa. “Gli Eurobond io non li farei, e neppure il governo”. E per quanto riguarda l’uso del Mes ci devono “sempre” essere delle condizioni.

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