Il chiarimento da parte del governo circa la possibilità, per i genitori, di far uscire i bambini è stato accolto da una reazione che non esito a definire isterica. E non solo da parte dei governatori di alcune regioni, che si sarebbero almeno dovuti sprecare a leggere quello che c’era scritto nella circolare governativa, ma soprattutto sui social network. Dove, senza sapere praticamente nulla delle norme, i non genitori, ma anche – spiace dirlo – genitori hanno cominciato a gridare all’assurdo. Paventando frotte di bambini, addirittura incontri tra amici, con diffusione dell’epidemia e balzo della mortalità. Ho letto commenti talmente inverosimili da rimanere senza parole, e questo nonostante i giornali si siano affrettati a chiarire ciò che loro stessi, per la verità, non avevano chiarito.

Vi racconto com’è andata. Fin dalla prima circolare, cioè dalle prime disposizioni del governo, noi genitori siamo rimasti molto sconcertati. Non perché ci si vietasse qualcosa, semplicemente perché della nostra situazione non si diceva nulla. Ovvero, non si spiegava se in tutte le circostanze in cui l’uscita era permessa, anche i bambini potessero unirsi o meno. Sui bambini nulla. Zero.

Eppure nonostante ciò da genitori abbiamo accolto – altro che imprudenti – l’interpretazione più restrittiva, cioè abbiamo evitato che i nostri figli uscissero, chiudendoli in casa. Ammetto che tutti eravamo allibiti però del fatto che si parlasse di runner e di cani e di noi con figli minori nulla. Nel dubbio, ripeto, ci siamo astenuti.

Dopo qualche tempo, però, molte associazioni e gruppi di genitori, ma anche autorevoli esperti come la sociologa Chiara Saraceno, hanno cominciato a dire quanto fosse assurdo che bambini non stessero neanche a godere di mezz’ora d’aria. Se potevano uscire gli adulti, i cani e chi doveva sgranchirsi le gambe, perché non i bambini? Non esistono solo minori con case con terrazzi e giardini, anzi, la maggioranza vive in case piccole e magari buie, con altri fratelli, in circostanze difficili e in una situazione di privazione. Per non parlare dei bambini disabili, le cui madri hanno protestate dicendo che molti di loro, a causa della chiusura forzata, rischiano di diventare aggressivi (e parliamo di bambini non piccoli, ma magari adolescenti).

È uscita una serie di articoli, e il governo, per fortuna, ne ha tenuto conto. Così ha semplicemente esplicitato ciò che era implicito nelle prime ordinanze ma che nessuno aveva capito. Ripeto: ha esplicitato norme già esistenti, non ne è stata creata nessuna nuova. Come poco fa ha ripetuto il Viminale: ha detto, appunto, che i motivi per i quali le persone possono uscire, ovvero salute e necessità, valgono anche per i bambini. E che il diritto a una minuscola passeggiata a duecento metri da casa vale anche per loro, come valeva prima anche se non era chiaro. Un genitore e un bambino.

Allo stesso modo, se porto il cane a comprare il giornale ci posso portare anche il bambino. E così al supermercato se, ripeto, sono una madre sola. Ovviamente, con tutte le precauzioni.

Insomma, solo buon senso. Anche per evitare multe assurde che sono state fatte a genitori con figli, come mi raccontano amici. E invece apriti cielo. C’è stata una valanga di critiche ai genitori. “Già mi vedo gli incontri tra amici, e gli abbracci, perché se vedi un amichetto non lo abbracci? Già mi vedo la richiesta di aprire i parchi” etc. Una marea di commenti fuori luogo che descrivono i genitori come esseri senza senso di responsabilità, letteralmente cretini, incapaci di gestire i propri figli in circostanze come queste.

Critica peraltro assurda perché mi pare che i genitori abbiano già dimostrato il loro senso di responsabilità, se i bambini sono rimasti chiusi in casa per settimane fino ad oggi. Ma insomma: quell’adulto che esce da solo responsabilmente può essere anche un genitore altrettanto responsabile. Come si può attaccare in questo modo la categoria dei genitori? C’è uno strisciante odio verso chi ha figli che, spiace dirlo, questo virus ha davvero fatto emergere. E direi anche verso i bambini, chiamati già volte “untori”. Una cosa di un’ignoranza abissale, perché è falso che lo siano: molti di loro sono semplicemente asintomatici, questo è il punto.

E poi c’è l’ossessione per il virus attaccato alle superfici. Si dice che i bambini si attaccano ai pulsanti dell’ascensore, così come ad ogni cosa che incontrano. Ma anche qui, santo cielo, pensate che un genitore non possa discernere? Magari evitando di prendere l’ascensore? Facendogli fare solo due passi per respirare un po’ d’aria e rientrando? Ma di che cosa, esattamente, stiamo parlando?

Noto tra l’altro che i genitori più critici, spiace dirlo, sono quelli che già prima del virus erano più ossessivi verso il controllo e l’igiene, genitori “elicottero” che tenevano i bambini sotto la campana. Cosa criticata da qualsiasi psicologo o pedagogista di buon senso.

Sinceramente, questa storia mi ha fatto tristezza. Mi ha fatto tristezza vedere quanto i genitori siano trattati male, quanto i bambini siano considerati esseri di poco conto, anche loro incapaci di capire e di autogovernarsi, cosa assolutamente falsa. D’altronde, l’Italia non è un paese per bambini. E neanche per genitori. Lo sapevo dal punto di vista sociale ed economico. Ora con il virus ho capito che c’è anche un problema culturale. Di disprezzo. Di mancata comprensione.

Il governo ha saputo fare retromarcia, si è reso conto del “buco”, perché di quello si trattava e ha spiegato meglio cosa si può fare e cosa no. Tantissime altre persone no. Una cosa su cui riflettere, pure dopo che tutto questo sarà passato.

Ps. Poche ore dopo aver chiuso questo post, Giuseppe Conte è stato costretto a dichiarare che “non era stata autorizzata nessuna ora di passeggiata con i bambini”. Da notare che lo ha dovuto fare per le proteste, non tanto per le frotte di bambini in strada, non pervenute. La frase è stata interpretata come un dietrofront, ma in realtà, di nuovo, si tratta di un chiarimento. Infatti le norme rimangono le stesse di sempre: non sono autorizzate passeggiate lunghe ma solo rapide uscite intorno a casa, così come restano autorizzati i genitori che portano i figli nei percorsi necessari, tipo spesa o giornale. Molti giornali stamattina invece fanno un capolavoro di cattiva informazione. Come il Messaggero: “Dietrofront di Conte, niente uscite coi bambini”. Sbagliato: niente passeggiate di un’ora, non niente “uscite”. Se neanche i giornali fanno il loro lavoro, siamo davvero perduti.

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