“I risultati hanno confermato l’assenza di altri casi positivi tra quanti risiedono a Casa Santa Marta”. Lo ha affermato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, confermando la notizia anticipata poco più di 48 ore prima da ilfattoquotidiano.it in merito ai tamponi effettuati nella residenza del Papa dopo che un alto prelato della Segreteria di Stato vaticana, che vive anche lui a Casa Santa Marta, è risultato positivo.

“Nei giorni scorsi, – ha precisato il portavoce – nell’ambito dei controlli effettuati dalla Direzione Sanità Igiene dello Stato della Città del Vaticano, in ottemperanza alle direttive sulla emergenza coronavirus, è stata individuata un’altra positività al Covid-19: si tratta di un ufficiale della Segreteria di Stato residente a Santa Marta che, presentando alcuni sintomi, era stato successivamente messo in isolamento fiduciario. Al momento le sue condizioni di salute non presentano particolari criticità, ma in via cautelativa la persona è stata ricoverata in un ospedale romano sotto osservazione, in stretto contatto con le autorità della Direzione Sanità e Igiene”.

Bruni ha aggiunto che “a seguito del riscontro positivo sono state prese misure secondo i protocolli sanitari previsti, sia relativamente alla sanificazione degli ambienti, al luogo di lavoro e di residenza dell’interessato, sia rispetto alla ricostruzione dei contatti avuti nei giorni precedenti al riscontro. Le autorità sanitarie hanno effettuato test sulle persone a più stretto contatto con la positività individuata. I risultati hanno confermato l’assenza di altri casi positivi tra quanti risiedono a Casa Santa Marta, e una ulteriore positività tra i dipendenti della Santa Sede a più stretto contatto con l’ufficiale. In via precauzionale, visto questo ulteriore riscontro, sono stati adottati opportuni provvedimenti di sanificazione e sono stati effettuati nuovi test, in totale con i precedenti oltre 170, sui dipendenti della Santa Sede e i residenti della Domus. Questi ultimi test hanno dato tutti esito negativo”.

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha precisato, inoltre, che “le persone affette da Covid-19 tra dipendenti della Santa Sede e cittadini dello Stato della Città del Vaticano sono, dunque, attualmente 6. Posso confermare che non sono coinvolti né il Santo Padre, né i suoi più stretti collaboratori”. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, l’ultimo prelato risultato positivo lavora nella stessa sezione della Segreteria di Stato vaticana, quella italiana, della persona contagiata che viveva a Casa Santa Marta. Il virus sarebbe stato contratto nella sua comunità religiosa, dove egli vive, e dove sono risultati positivi anche altri due confratelli.

Notizie che arrivano il giorno dopo la preghiera del Papa, in una piazza San Pietro deserta come mai era successo prima, per chiedere la fine della pandemia. Ben 17 milioni di telespettatori, pari al 63 per cento di share, si sono ritrovati dinanzi alla tv per seguire, sui tanti canali che lo trasmettevano, un evento davvero storico e assolutamente inedito. “Forse – ha commentato Giampaolo Mattei sulle colonne de L’Osservatore Romano – piazza San Pietro non è mai stata così piena come in questo venerdì di Quaresima. Con Roma a far da sfondo a un’umanità impaurita che guarda, persino aldilà delle convinzioni religiose, alla potenza umile di Dio che Papa Francesco ha mostrato Urbi et Orbi, orientando il gesto eucaristico benedicente dell’ostensorio verso i quattro punti cardinali”.

Stefania Falasca, editorialista di Avvenire, che conosce Bergoglio fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, ha aggiunto: “Nel silenzio vuoto della piazza, rotto solo dal rumore della pioggia battente, dal sagrato della Basilica Vaticana, come aveva annunciato, il Papa ha dato ieri sera voce a una invocazione comune in questo tempo di emergenza sanitaria di dimensioni planetarie. Un’ora non ordinaria di preghiera, con l’ascolto del Vangelo, la supplica davanti al Santissimo Sacramento esposto sull’altare nell’atrio della Basilica e infine, con la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria, anche il rito della benedizione eucaristica Urbi et Orbi, come a Natale e Pasqua, perché possa rinfoderare la sua falce la spietata pandemia del Covid-19 in atto nel mondo”.

Intanto, Francesco ha donato 30 respiratori all’Elemosineria Apostolica, guidata dal cardinale Konrad Krajewski, affinché siano destinati ad alcune strutture ospedaliere nelle zone più colpite dalla pandemia. Il porporato ha deciso di darli alle terapie intensive di alcuni ospedali italiani e spagnoli, i paesi europei finora maggiormente colpiti dal coronavirus. Il cardinale Krajewski si è anche recato presso la Casa Generalizia delle Figlie di San Camillo a Grottaferrata e presso la Congregazione delle Suore Angeliche di San Paolo sulla via Casilina. Entrambe le comunità sono state messe in isolamento perché molte delle religiose sono state trovate positive. A nome del Papa, il porporato ha portato loro in dono alcuni prodotti delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, come latte fresco e yogurt. Stessa donazione anche per la Casa di riposo Giovanni XXIII, gestita dall’Associazione Sorelle della Carità. La struttura è stata posta in quarantena dopo che sono stati riscontrati due casi positivi tra gli operatori sanitari.

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