La Gran Bretagna inizia la propria corsa contro il tempo per dotarsi delle apparecchiature necessarie al sistema sanitario per curare i pazienti affetti da coronavirus, nel caso in cui la pandemia dovesse diffondersi come in altri Paesi europei, come Italia, Germania e Spagna. Tre consorzi si sono offerti di sviluppare un nuovo ventilatore medico, con il governo che punta a produrre 5mila macchinari per la terapia intensiva, raddoppiando così il numero di quelli a disposizione degli ospedali britannici, che potrebbero diventare anche 30mila, come riporta il Financial Times.

Il primo consorzio è formato da aziende del settore aerospaziale, guidate dalla Meggitt, di cui fanno parte anche Gkn, Airbus, Thales e Renishaw. Gli altri due sono del settore automobilistico, con a capo rispettivamente Nissan e McLaren. Tutti puntano a sviluppare un prototipo di ventilatore entro la prossima settimana, rispondendo all’appello del premier, Boris Johnson, che nei giorni scorsi aveva chiesto alle aziende britanniche di riconvertire alcuni loro settori alla produzione di macchinari per la respirazione artificiale. Il timore è nato in seguito al vertiginoso aumento dei contagi nel Paese, che mercoledì ha fatto registrare 700 nuovi casi, superando i 2.600 totali, e oltre 70 morti, per un totale di 104.

L’iniziativa, sostenuta dal ministero dell’Economia è guidata da Dick Elsy, amministratore delegato del centro di ricerca High Value Manufacturing Catapult, è nata perché la Gran Bretagna importa gran parte ventilatori, visto che sono pochi i produttori nazionali. La Penlon, ad esempio, ha una capacità di oltre 700 dispositivi all’anno. Il braccio britannico del gruppo svedese Breas, invece, produce ventilatori per terapia intensiva, reparti ospedalieri e strutture domestiche e ha recentemente assunto personale per aumentare la produzione, portandola a 7 giorni su 7 con orari di lavoro prolungati.