“Qui a Cipro con la mia creatura in grembo mi sentivo tranquilla, e mi dicevo: pazienza se nascerà qui e non in Italia. Spenderò migliaia di euro, perché qui la sanità costa, e perché dovrò ricomprare carrozzina, culle e corredini che ho usato per la mia prima figlia e che ho lasciato a casa. Però la mia bambina, pensavo, vedrà la luce in un luogo al sicuro. Ma domenica il coronavirus è arrivato anche sull’isola ed ora sono preoccupata. E non so cosa fare, se restare qui o provare a tornare a casa”. Camilla Formisano ha quasi 40 anni, origini sorrentine e la vita piena di cose da fare. Una vita divisa tra i mesi primaverili ed estivi che trascorre a Capri come impiegata in un’agenzia turistica, e quelli autunnali ed invernali dove lavora da remoto (“Facciamo smartworking da sei anni”) e segue il compagno a Limassol, un esperto di software per le compagnie di navigazione locali.

“È la vita che facciamo da un paio di anni. Stavolta sono tornata a Cipro il 5 gennaio. Con in tasca già il biglietto aereo Ryanair per il ritorno il 30 marzo a Ciampino. Con la decisione di chiudere i voli in Italia fino al 3 aprile l’ho dovuto annullare, me lo hanno rimborsato”. Camilla fa i suoi calcoli, si pone mille domande. Chi vive di stipendio si fa i conti in tasca prima di fare le scelte. Con una bimba di tre anni iscritta in una scuola inglese a Cipro e un’altra in arrivo – “nascerà a metà maggio” – le spese sono tante e ce ne sono di considerevoli in arrivo. “Le analisi del sangue, senza assicurazione privata cipriota, qui costano fino a 280 euro e il parto ci costerebbe circa 3000 euro. Non sono cifre che ti rovinano, non ti indebiti con un mutuo, però sono cifre importanti. Io le avrei spese senza rimpianti contenta della fortuna di vivere in un’isola immune dal contagio”.

È durata fino al 9 marzo, fino alla notizia dei primi due positivi al Covid-19. “Da allora sto monitorando con attenzione la curva del contagio in Italia. Se nelle prossime settimane si riduce, dopo il 3 aprile vorrei tornare a casa. Godrei dell’assistenza sanitaria pubblica e dei rimborsi della mia assicurazione sanitaria integrativa per i dipendenti, che per la maternità mi copre visite specialistiche fino a 1000 euro ma che non è utilizzabile a Cipro”. Altrimenti? “Altrimenti le ipotesi sono diverse. Può darsi che a breve io non avrò la possibilità di scelta, perché la curva potrebbe impennarsi pure sull’isola, ci sono sei casi, hanno subito chiuso le scuole, e Cipro potrebbe chiudere i voli a sua volta”. I tempi sono stretti. “Penso che il 3 aprile, se l’Italia riapre i voli, avrò pochissimi giorni per decidere cosa fare”. In caso di permanenza a Cipro? “Tra clinica per il parto, visite private preliminari dal ginecologo, analisi, test del dna fetale e tutto il resto, abbiamo preventivato una spesa di 5000 euro. Qui a Cipro funziona tutto con le assicurazioni, il sistema sanitario pubblico funziona da poco e l’utenza ancora non si fida. Nessuno va a partorire negli ospedali pubblici“. Cipro ha un milione di abitanti, quattro ospedali e le autorità locali ritengono di poter gestire sulla loro piccola isola fino a un centinaio di casi di terapia intensiva. “Poi le cose si complicherebbero molto”.

La mamma di Camilla l’ha raggiunta a Cipro per darle una mano. “Ha 70 anni e fa una vita casalinga, non parla inglese. Sono contenta che stia con me, ma sono preoccupata anche per lei, devo stare attenta alla sua salute, impedire che possa avere possibilità di contagio”. A Camilla non manca particolarmente l’Italia: “Mi manca il lavoro a Capri, quello sì. Mi mancano l’ufficio, i colleghi, la rete di amici e di familiari. Non so quando torneremo, quando li rivedrò. Nei prossimi giorni dovrò lavorare agli annunci ‘allarmanti’ per i clienti della nostra agenzia. Prenotazioni fino al 15 maggio non ce ne sono. Sono preoccupata per l’azienda, per gli stipendi“. Camilla in cuor suo sogna un maggio caprese, ad accudire la sua piccola. Tutto il resto può aspettare.

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