La serrata decisa mercoledì dal governo per tutta Italia lascia fuori le fabbriche, che sono chiamate solo a garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti contagio. Confindustria, come è noto, nei giorni scorsi ha fatto pressioni perché le attività produttive non fossero soggette alla nuova stretta. Ma sindacati e lavoratori non ci stanno e, mentre alcune aziende hanno deciso di fermarsi comunque (e non solo per qualche giorno come i quattro stabilimenti Fca di Melfi, Cassino, Pomigliano e la joint venture Sevel), sono nati scioperi spontanei in molte fabbriche, da Terni a Brescia, fino alla Fincantieri di Marghera. E lo stabilimento di Ancona della stessa Fincantieri ha proclamato 8 ore di astensione dal lavoro nella giornata di venerdì dopo che un operaio di una ditta in subappalto è risultato positivo. Mentre Fim-Cisl e Usb hanno proclamato dieci giorni di sciopero nelle acciaierie ex Ilva di Taranto a partire da venerdì.

Conte convoca sindacati e industriali – Le agitazioni spontanee hanno trovato la sponda di Fiom, Uilm e Fim, subito accolta dal presidente del Consiglio dopo la sollecitazione anche del Pd. Giuseppe Conte incontrerà sindacati e industriali in videoconferenza, venerdì mattina alle 11, insieme ai ministri Roberto Gualtieri, Roberto Speranza e Nunzia Catalfo. Durante l’incontro si discuterà dell’attuazione delle “previsioni contenute nell’ultimo” decreto “riguardanti i protocolli di sicurezza nelle fabbriche a tutela della salute dei lavoratori”. Anche se Confindustria Lombardia scalpita e il suo presidente Marco Bonometti definisce “irresponsabili” i rappresentanti dei lavoratori.

Fiom, Uilm e Fim: “Fermi fino al 22 o sciopero” – “Da giorni stiamo provando a non bloccare le produzioni, cercando le soluzioni più adeguate, consapevoli dei costi umani ed economici, a partire dalla Lombardia e dalle altre aree più colpite, ma la gran parte delle aziende non sono ancora del tutto preparate a gestire questa emergenza. I lavoratori sono giustamente spaventati”, scrivono i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria ritenendo “necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro” vista la “penuria” di dispositivi di protezione individuale a disposizione degli operai.

Orlando: “Il governo incontri parti sociali” – La richiesta è così articolata: “Chiediamo di concordare fermate produttive “coperte” innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali”. In caso di assenza di quest’ultimi, i sindacati dichiarano “sin d’ora l’astensione unilaterale nazionale nell’intero settore merceologico, a prescindere dal contratto utilizzato” e allo stesso tempo proclamano “lo sciopero per tutte le ore necessarie”. A chiedere uno sforzo al governo è il vice-segretario del Pd, Andrea Orlando: “Dopo l’opportuno intervento di ieri, il governo incontri al più presto le parti sociali per rafforzare gli strumenti di tutela dei lavoratori e garantire la sicurezza nelle aziende, per i lavoratori che stanno garantendo la produzione e i servizi essenziali”, dice l’ex ministro. Un’ora dopo la risposta di Conte con l’annuncio del vertice per venerdì mattina.

Confindustria Lombardia: “Irresponsabili, strumentalizzano” – Ma per gli industriali lombardi le rivendicazioni dei sindacati di fronte all’emergenza Coronavirus – e in particolare la decisione di scioperare – è “irresponsabile”. Il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti spiega che “gradiremmo che tutta la società si facesse carico di queste problematiche” ma “purtroppo una parte, soprattutto i rappresentanti dei lavoratori, stanno strumentalizzando questo fenomeno e stanno aprendo degli scioperi in varie fabbriche”. A suo avviso, è “un segno di non responsabilità, di non capire i problemi che abbiamo”. “Prima di tutto viene la salute – spiega il presidente di Confindustria Lombardia – ma non possiamo dimenticare la produzione, perché il fatto di chiudere completamente le fabbriche vuol dire essere tagliati fuori completamente dal mondo”. “Ci sono delle aziende strategiche per questo Paese – osserva in un incontro al Sole 24Ore – che non possono fermarsi, filiere complete come la farmaceutica e l’alimentare, che hanno bisogno dell’imballaggio, dei trasporti”. Quanto alle aziende, “da una parte stiamo facendo una mappatura dei settori più strategici e più vitali per mantenere i piedi la produzione, dall’altra siamo stati molto determinati con le aziende: se non sono in grado di rispettare il codice di autoregolamentazione devono chiudere, perché prima di tutto viene la salute dei nostri collaboratori”.

Scioperi spontanei per chiedere tutele – Già questa mattina erano stati decine gli scioperi spontanei nelle catene di produzioni. Alla Acciai Speciali Terni i dipendenti hanno annunciato due giorni di sciopero. Astensioni dal lavoro spontanee anche in alcune fabbriche di Brescia rimaste aperte, con gli operai che chiedono maggiori tutele dal punto di vista sanitario. Alla Fincantieri di Marghera i lavoratori lamentano che è “impossibile rispettare le regole, non si può fare questo lavoro stando a distanza di un metro l’uno dall’altro, sarebbe meglio chiudere tutto”. Durante la mattinata ci sono stati casi di sciopero anche nelle fabbriche dell’area bolognese che hanno riguardato la Toyota e la Bonfiglioli Riduttori. I lavoratori delle aziende delle Riparazioni navali di Genova hanno proclamato uno sciopero da oggi fino alle 17 di domani per tutto il comparto.

“Tensione, confusione e panico” – “C’è un’enorme tensione da stamattina”, conferma il segretario cittadino della Fiom, Michele Bulgarelli: “Stiamo verificando postazione per postazione che le condizioni di sicurezza vengano rispettate: alcune aziende si stanno fermando, si aspettano gli ammortizzatori sociali“, ha spiegato. In molte provincie del Piemonte, come Asti, Vercelli e Cuneo sono in corso nelle fabbriche fermate e scioperi (Mtm, Ikk, Dierre, Trivium) con adesioni altissime. “C’è confusione e panico anche perché si registrano i primi contagi che, in alcuni casi, non vengono resi pubblici dalle aziende”, spiega il segretario generale della Fiom Cgil Piemonte, Vittoria De Martino.

Acciaierie e armerie del Bresciano chiudono – Tra le prime a decidere di chiudere c’è stata la Alfa Acciai, la più grande acciaieria di Brescia città con più di mille dipendenti, e tra i leader europei nella produzione del tondino. “Abbiamo deciso da questa sera alle 22 la chiusura di tutte le attività del sito di San Polo, con esclusione delle consegne ai clienti e di minima parte delle funzioni di staff”, ha comunicato il gruppo il 10 marzo, pur auspicando “che si possano creare in tempi brevi le condizioni per riprendere l’attività”.

In breve l’esempio è stato seguito da altre aziende del bresciano. Ieri hanno annunciato lo stop Beretta Armi e, riferisce Fiom, hanno deciso la chiusura temporanea anche Perazzi Armi, Oms Saleri e Ferriera Valsabbia di Odolo, Aida, Atb, Io.Img, Bmc e Innse Cilindri. “La diffusione del coronavirus e le decisioni assunte al riguardo dalle autorità competenti hanno da giorni inciso sulla possibilità di mantenere il regolare processo produttivo e commerciale”, scrive Ferriera Valsabbia definendo la sospensione della produzione del sito di Odolo “massimo strumento di prevenzione per garantire il corretto livello di tutela della salute dei dipendenti e conseguentemente delle comunità in cui vivono“.

Avio, Alstom, Leonardo e Cnh si fermano – Hanno deciso invece rallentamenti per adeguare linee e stabilimenti alle nuove disposizioni anti-contagio Avio, Alstom e Leonardo. La Cnh Industrial poi fermerà alcune fabbriche per qualche giorno per procedere a sanificazione degli ambienti, diminuzione e scaglionamento dell’affluenza nelle mense, adozione dello smart working negli uffici e distanza minima di sicurezza di un metro fra le postazioni nei reparti produttivi, oltre alla possibile riduzione dell’utilizzo degli spogliatoi. Quelle di Suzzara e Brescia fino a lunedì 16, Piacenza fino al 18. A San Mauro si stanno accertando due possibili casi di contagio.

Fincantieri, venerdì sciopero ad Ancona: operaio positivo – Venerdì si fermerà anche Fincantieri di Ancona, dove gli operai hanno dichiarato uno sciopero di 8 ore (sui tre turni) per protestare contro la mancanza di sicurezza del personale dopo che un operaio di una ditta in subappalto è risultato positivo. Lo sciopero, per la prima volta qui, riguarda sia i dipendenti diretti che quelli delle ditte. L’azienda giovedì ha assunto alcune misure tra cui spalmare il personale su tutti i turni, staccare i distributori di bevande e caffè per evitare gli assembramenti, che però sembrano non bastare. Nel cantiere di Ancona sono in corso di lavorazione tre navi da crociera, una in allestimento in banchina, una in bacino e una in fase di assemblaggio dei blocchi. La forza lavoro è di circa 400 operai diretti e di almeno 2500 in appalto e subappalto.

Ha collaborato Pierfrancesco Curzi

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