È illegittimo anche sotto il profilo ambientale e non solo urbanistico, il permesso a costruire dei 53 appartamenti dell’housing sociale di Sant’Agnello, e la Procura di Torre Annunziata ha fatto bene a mettere i sigilli con una procedura d’urgenza, quattro giorni prima della cerimonia di inaugurazione e prima che si perfezionassero gli atti notarili di vendita agli assegnatari. Il sequestro infatti “è una ultima ancora di salvezza per i tanti ignari promissari acquirenti che non essendo ancora divenuti proprietari non dovranno anche subire direttamente le conseguenze di un (eventuale, ndr) accertamento dell’abusività degli immobili e potranno ricevere ristoro (parziale o totale) attraverso i contratti di assicurazione che verosimilmente hanno stipulato”.

Lo scrive il giudice per le indagini preliminari Antonio Fiorentino tra i passaggi principali del provvedimento di convalida del sequestro. Cinque pagine di motivazioni che ilfattoquotidiano.it ha visionato in anteprima, un documento che conferma e rafforza le tesi dei pm Rosa Annunziata ed Andreana Ambrosino e del procuratore reggente Pierpaolo Filippelli. Secondo i quali il complesso residenziale di via Gargiulo è stato realizzato con “titoli totalmente illegittimi”, in contrasto con il piano urbanistico territoriale (Put) della costiera sorrentina e amalfitana “e dunque in sostanziale assenza del titolo abilitativo”.

Sono quattro gli indagati – il deus ex machina dell’operazione Antonio Elefante, un altro amministratore della società immobiliare Shs e i due rappresentanti legali della ditta edile che ha materialmente realizzato le opere – ai quali è stato notificato il decreto di convalida del sequestro preventivo. Sulla vicenda nei giorni scorsi è intervenuto il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, che sulla sua pagina ufficiale ha linkato un pezzo del nostro sito e ha ringraziato le associazioni ambientaliste che con i loro esposti hanno sollevato il caso.

Il giudice ha vagliato la memoria dell’ingegnere Elefante, che ha sostenuto che i 53 appartamenti sono stati realizzati sulla base del piano regolatore generale. Ma ne ha rigettato in toto “lo strenuo tentativo di difesa”, ribadendo che delibere di giunta, pareri e atti istruttori hanno evidenziato che il permesso a costruire del 2016 si fonda invece su un principio derogatorio al Put che la Corte Costituzionale aveva definitivamente bocciato con una sentenza pronunciata undici mesi prima. Eppure grazie a quel permesso Elefante, Shs e New Electra hanno lavorato fino alla ultimazione dei 53 appartamenti. Per i quali si profila l’accusa di lottizzazione abusiva. Se accertata processualmente, condurrebbe alla confisca dell’immobile.

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