L’isola di Ischia ha provato a chiudere l’accesso a turisti provenienti da Cina, Veneto e Lombardia, le aree più colpite dai contagi da coronavirus. L’ordinanza firmata dai sindaci dei sei Comuni dell’isola di Ischia, che imponeva il divieto di sbarco fino al 9 marzo, è stata annullata dal prefetto di Napoli, Marco Valentini. Il prefetto sottolinea “i profili di illegittimità rilevati nell’ordinanza, ingiustificatamente restrittiva nei confronti di una vasta fascia della popolazione nazionale e non in linea con le misure sinora adottate dal Governo”. Anche il commissario Borrelli aveva espresso perplessità: “Non credo sia stata una buona idea”, ha commentato ai microfoni del Tg1.

Il divieto, si legge nell’ordinanza, era esteso a chiunque vi abbia soggiornato in Cina negli ultimi 15 giorni nonché per i residenti di Lombardia e Veneto interessate da contagio. Nel testo sindaci sottolineavano l’elevato volume di arrivi turistici sull’isola anche nel periodo invernale, presenze che “destano gravi preoccupazioni al fine della prevenzione di una eventuale diffusione della malattia”. Un ulteriore problema segnalato dei sindaci sono le difficoltà che comporterebbe dover fronteggiare casi di contagio in un territorio come quello isolano con “un’unica struttura ospedaliera che serve l’intera isola” e svantaggiato dal punto di vista dei collegamenti. Il divieto di accesso temporaneo, secondo quanto scrivono i sindaci, avrebbe dovuto essere fatto rispettare da “polizia municipale e forza pubblica”, mentre “le competenti autorità sanitarie locali” dovrebbero realizzare “presidi sanitari prima degli imbarchi per l’isola”. Non si spiegava però come e dove sarebbero stati effettuati i controlli sulla provenienza regionale: gli unici passeggeri dei traghetti che sono tenuti a presentare un documento di identità all’imbarco sono i residenti ischitani, in modo da godere di agevolazioni tariffarie. Di diverso avviso Capri: “Occorre evitare integralismi in ogni senso e rimetterci alle direttive ministeriali, come già stiamo facendo – ha spiegato il sindaco di Anacapri, il medico Alessandro Scoppa – invitiamo fortemente tutti i titolari di attività aperte al pubblico ad intensificare pulizia, disinfezione e lavaggio accurato delle mani da parte dei clienti e dei dipendenti”.

Intanto, a Messina, è in quarantena volontaria un’insegnante di 28 anni che lavora a Codogno e che era rientrata venerdì scorso nel suo paese d’origine in Sicilia, San Fratello. “Non ha febbre e sta bene, e la situazione è costantemente monitorata”, spiega il sindaco Salvatore Sidoti Pinto, che è anche medico del paese sulle colline dei Nebrodi. La donna, ricostruisce, “è partita da Milano in buona fede, prima che venissero attivate le misure interdittive adesso in vigore, con il divieto di abbandono delle zone del contagio”. È giunta in Sicilia, aggiunge, “con un volo Milano-Palermo e poi arrivata a San Fratello”. Il sindaco, appena informato, ha allertato la prefettura di Messina, l’Asp e i carabinieri. Il caso è seguito dai medici dell’ospedale Cannizzaro di Catania del Papardo di Messina. La notizia all’inizio ha generato preoccupazione nella città siciliana, ma il sindaco rassicura: “La donna non ha sintomi: non ha febbre e sta bene. Per il momento non c’è alcun motivo di allarme”.

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