È tutta una questione di date. Nel sequestro dei 53 appartamenti e dei 67 box realizzati a Sant’Agnello dalla società Shs con un intervento di housing sociale fondato su permessi, autorizzazioni e delibere che la Procura di Torre Annunziata ritiene “totalmente illegittimi”, il fattore tempo è fondamentale. “Da notizie acquisite da fonti aperte emerge che la società proprietaria è in procinto di consegnare gli alloggi e di completare la stipula dei contratti preliminari con i proprietari acquirenti”, scrivono i pm Rosa Annunziata e Andreana Ambrosino nell’ultima delle sette pagine del decreto di sequestro preventivo eseguito il 18 febbraio. Si riferiscono a un articolo del settimanale locale Agorà: “Housing sociale, sabato 22 inaugurazione”. Il periodico aveva mandato in edicola la notizia che era stata organizzata una cerimonia pubblica. Annullata tra la rabbia e lo sconforto. Il notaio poi era già pronto. Lo stesso per tutti i 53 appartamenti. Probabilmente avrebbe dovuto stipulare in assenza del certificato di ultimazione delle opere. La polizia giudiziaria del pm non lo ha rinvenuto tra gli atti acquisiti nel corso delle indagini e consegnati dai pm al consulente tecnico d’ufficio, l’architetto Ciro Oliviero. Il tecnico di Torre del Greco si è preso 90 giorni di tempo per rispondere ai quesiti degli inquirenti.

Ed anche di questa acquisizione è importante sottolineare la data. Gli agenti, poliziotti molto noti in costiera sorrentina e di riconosciuta serietà e professionalità, sono entrati nel municipio di Sant’Agnello il 5 febbraio. E solo quel giorno la procura guidata dal reggente Pierpaolo Filippeli ha ufficialmente ottenuto la documentazione indicata (e consegnata in copia) nell’esposto del Wwf e di Italia Nostra conservato nei loro faldoni da più di un anno: il permesso a costruire del dicembre 2016 firmato dal responsabile dell’ufficio tecnico comunale Francesco Ambrosio, l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla conferenza dei servizi del febbraio 2016, la delibera di adozione del Pua approvata nel 2015 dalla giunta di Sant’Agnello guidata dal sindaco Piergiorgio Sagristani. Sono gli atti “totalmente illegittimi” indicati nel decreto di sequestro. Atti non freschissimi. I lavori sono iniziati e proseguiti nel corso di diversi anni. Le case sono state sequestrate in extremis.

Sempre a proposito di date. L’esposto delle associazioni ambientaliste, datato 13 dicembre 2018, era in sonno da tempo. Ha ottenuto un risveglio mediatico il 13 gennaio 2020, tredici mesi dopo, perché inserito al centro di una dettagliata inchiesta giornalistica de ilfattoquotidiano.it sugli intrecci di interessi intorno all’urbanistica della costiera. Il nostro articolo ha indicato con chiarezza le circostanze che hanno determinato la Procura a disporre tre settimane dopo le acquisizioni giudiziarie. E poi procedere al sequestro del complesso residenziale, avvenuto tredici giorni dopo.

Sono quattro gli indagati, tra cui l’ingegnere Antonio Elefante, direttore e progettista dei lavori e ‘artefice’ dell’operazione. Per ora. Al momento il reato contestato è solo quello di abuso edilizio e al fattoquotidiano.it non risultano ulteriori iscrizioni. Ma la certezza con cui la Procura afferma l’illegittimità degli atti e delle delibere alla base delle licenze edilizie è la traccia che su quegli atti, e su chi li ha firmati e se ne assunto la responsabilità, e sul percorso che li ha preceduti, i pm intendono fare ulteriori accertamenti.

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