Una “costante, reiterata e sistematica sotto-rappresentazione della prima forza politica presente in Parlamento”, il Movimento 5 Stelle, “tanto con riferimento ai tempi di parola quanto con riferimento ai tempi di notizia” nel periodo agosto 2019-gennaio 2020. E’ uno dei passaggi della delibera con la quale l‘Agcom ha comminato alla Rai una multa da 1,5 milioni di euro per violazione del contratto di servizio su obblighi di imparzialità e pluralismo. L’M5s ha avuto solo il 19,9% del tempo di parola, contro il 20,48% della Lega e il 23,15% del Pd. Alla tv pubblica viene inoltre contestato di non aver rispettato l’obbligo di completezza, imparzialità e obiettività dell’informazione in relazione a “servizi simili a ‘editoriali’, recanti esclusivamente un chiaro, unico ed univoco punto di vista”. A finire nel mirino è anche il Festival di Sanremo 2020, citato per “scorretta rappresentazione dell’immagine femminile“. In un’altra delibera viene contestata anche la disparità e mancata trasparenza nella vendita degli spazi pubblicitari.

Rai: “Rilievi Agcom infondati e gravemente lesivi della libertà editoriale e d’impresa” – “L’azienda considera i rilievi dell’Autorità completamente infondati e gravemente lesivi della propria libertà editoriale e d’impresa, e sta di conseguenza valutando tutte le opportune iniziative da assumere”. E’ questa la replica della Rai diffusa in serata. “Finalmente – si legge in una nota – l’azienda ha potuto leggere le motivazioni che hanno determinato l’Agcom a irrogare” la sanzione. “In particolare l’Autorità, trascurando di considerare le migliaia di ore di informazione plurale, accurata e approfondita che viene garantita annualmente e da sempre dalla Concessionaria a livello nazionale e locale, si sofferma su singoli episodi non confrontabili tra loro. Alcuni risalgono nel tempo e non sono mai stati contestati prima, eppure vengono accostati in modo arbitrario e confuso in termini sia di contenuto sia cronologici. Il tutto per giungere a conclusioni di natura sostanzialmente deontologica ed editoriale circa le modalità di esercizio del diritto costituzionalmente garantito di libera manifestazione del pensiero, di critica e di cronaca dei giornalisti Rai, per i quali si chiede addirittura l’adozione di iniziative di formazione”. La nota quindi continua: “Del tutto incomprensibile risulta anche la decisione dell’Agcom in materia di determinazione dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari, assunta con una seconda delibera nella quale si giunge apoditticamente alla conclusione che Rai avrebbe adottato, in un mercato che peraltro espressamente Agcom considera complessivamente opaco, una politica commerciale poco trasparente. E ciò senza neanche una preventiva e approfondita indagine di mercato che coinvolga tutti gli operatori del settore dei media audiovisivi o il supporto di esaustive ed esplicative elaborazioni matematiche, o il riferimento a un singolo valore numerico”.

Di Nicola (Vigilanza Rai): “Stop a lottizzazione” – “Sono dati che fanno riflettere soprattutto in considerazione della battaglia che stiamo portando avanti per fermare la lottizzazione partitica della Rai”, commenta in una nota il vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai Primo Di Nicola (M5s). “Noi non vogliamo né chiediamo niente se non il rispetto delle regole, che l’amministratore delegato Salini possa lavorare al meglio, scegliendo le persone migliori, in base a criteri meritocratici. Ma è chiaro al contempo che la Rai descritta da Agcom imponga un’accelerazione della riforma della governance che possa mettere l’azienda nelle condizioni migliori per adempiere alla sua mission in piena autonomia, secondo criteri di completezza e imparzialità, libera da ogni forma di condizionamento politico”.

Al M5s il 19,9% del tempo di parola nei notiziari, alla Lega il 32,8% – La delibera dopo aver ricordato che “l’art. 6 del Contratto, prevede, tra l’altro, che ‘la Rai è tenuta ad improntare la propria offerta informativa ai canoni di equilibrio; Pluralismo; Completezza; Obiettività; Imparzialità; Indipendenza; Apertura alle diverse formazioni politiche e sociali'”, sottolinea che “con riferimento ai tempi di parola, il Movimento Cinque Stelle risulta aver avuto in totale, su tutti i notiziari Rai, un totale di 21:45:22, pari al 19,99% del totale del tempo di parola dei soggetti politici. Ciò, nonostante la rappresentanza parlamentare di tale gruppo politico sia pari al 32,8% (Camera) e al 31,11% (Senato). Nello stesso periodo, il secondo e il terzo gruppo parlamentare, Lega e Pd, hanno registrato un tempo di parola sui notiziari Rai, pari, rispettivamente, al 20,48% e al 23,15% del totale del tempo di parola dei soggetti politici”. Secondo l’Agcom, questa sotto-rappresentazione “costituisce una violazione del canone di equilibrio proprio perché misurata come valore medio in un periodo lungo”. Tra i Tg, “il dato medio più basso è quello registrato nel tempo di parola del Tg2“.

Ridotta anche la presenza delle minoranze – A questo si aggiunge “una presenza assai ridotta, in taluni casi nulla, di minoranze politiche, tanto con riferimento a forze politiche che hanno comunque rappresentanti in Parlamento (come nel caso di +Europa), quanto con riferimento a forze politiche che, sebbene assenti in Parlamento, costituiscono voci storiche (come nel caso della Federazione dei Verdi, del Partito Radicale, dei Radicali Italiani e di altre liste minori)”. In altri termini, “i costanti e sistematici squilibri osservati rispetto alla rappresentanza parlamentare non risultano essere compensati da una maggiore apertura a forze politiche prive di rappresentanza, ma partecipi della vista istituzionale del Paese”.

“Servizi simili a editoriali, con un’unica voce”. Dagli immigrati in Svezia a Macron – Un altro elemento di monitoraggio ha riguardato “la verifica circa il mancato rispetto dell’obbligo di completezza, imparzialità e obiettività dell’informazione”. Vengono citati diversi episodi oggetto di segnalazione all’autorità, accomunati dal fatto che i servizi erano “simili a ‘editoriali’, recanti esclusivamente un chiaro, unico ed univoco punto di vista“. Per esempio il servizio andato in onda il 19 e il 20 maggio 2019 all’interno del notiziario Tg2, sull’”asserito fallimento del modello svedese di accoglienza degli immigrati e di multiculturalismo“. Il tema “risulta esser stato trattato, peraltro in diverse puntate, in maniera univoca, con voci esclusivamente a sostegno della mancata integrazione e dei problemi legati ad essa, dunque senza un effettivo contraddittorio. A seguito del servizio, l’Ambasciata di Svezia, con una comunicazione pubblicata sul suo sito, ha precisato la natura parziale e incompleta delle informazioni ivi riportate”.

Analoghi episodi “di ‘editoriali’ univoci (nel senso letterale di rappresentare esclusivamente un’unica voce) relativi a servizi aventi ad oggetto fatti inerenti a Paesi esteri erano già stati trasmessi nel medesimo notiziario”. C’è poi il caso dell’8 febbraio 2019: un servizio che raccontava “con taglio sarcastico e irridente di una presunta rivalità crescente tra la Francia e l’Italia, attribuita ai commenti del Presidente Macron in relazione alle forze di governo italiane dell’epoca”, inserendosi “nel dibattito in vista delle elezioni europee, enunciando una serie di ripetuti stereotipi circa l’asserita inimicizia tra i due popoli”. Considerazioni analoghe vengono fatte “in relazione ad un altro ‘editoriale’ del Tg2 del 4 marzo 2019 nel quale si commenta ironicamente l’intervista rilasciata a Fabio Fazio dal Presidente Macron su Rai Uno. Il cittadino e utente viene esposto ad un editoriale che bersaglia i due interlocutori senza alcun riferimento esplicito al senso e al contesto di riferimento e senza un chiaro ancoraggio ad una ‘notizia’, né all’esplicitazione delle ragioni che motivano l’editoriale. Appare peraltro sorprendente che un notiziario della concessionaria produca un danno di credibilità alla programmazione interna specie in relazione ad un’intervista a un Capo di Stato europeo”.

“Trump abile”, “Macron reazionario”. E il servizio sui nostalgici del fascismo senza contraddittorio – E ancora: l’Authority segnala che nel servizio del Tg2 delle 20,30 del 28 febbraio 2019, sull’incontro ad Hanoi tra il presidente Usa Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un, “il corrispondente afferma che ‘Trump è stato abile’. Eppure, appena mezz’ora prima, lo stesso corrispondente, nell’edizione del Tg1 delle 20, aveva definito il vertice ‘un fallimento’ definito una ‘battuta d’arresto‘”. Ancora in riferimento alla Francia, il Tg2 viene contestato per come ha trattato “le vicende legate alle proteste del movimento dei gilet gialli e le reazioni delle forze dell’ordine francesi, in relazione al Presidente della Repubblica Francese” con l’editorialista che “racconta ‘di una pagina buia della storia repubblicana francese con episodi che hanno messo a nudo il carattere reazionario e in qualche modo repressivo della sua presidenza‘. Anche in questa occasione, questi giudizi netti, categorici e univoci non sono accompagnati da alcun contraddittorio né da alcun riferimento a letture diverse, approfondite e plurali della situazione politica francese”. Il 28 aprile 2019 nell’edizione delle 19.30 del Tgr Emilia Romagna è andato in onda anche un servizio sulla manifestazione dei nostalgici a Predappio nel quale “senza contraddittorio né contestualizzazione sociale o politica si mostrava tra tricolori, saluti romani e cimeli del regime, un gruppo di persone riunite a Predappio per la commemorazione della morte di Benito Mussolini; si raccoglievano le dichiarazioni di alcuni presenti – ivi compresa la nipote di Mussolini – dichiarazioni al limite dell’apologia del fascismo senza alcuna stigmatizzazione o commento da parte dell’intervistatore”.

La frase del neomelodico su Falcone e Borsellino – La delibera cita anche una puntata della trasmissione Realiti del 5 giugno 2019, in cui uno dei due cantanti neomelodici siciliani ospiti del programma “ha pronunciato una frase riferita ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: ‘queste persone che hanno fatto queste scelte di vita, le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro'”. Secondo l’Agcom “il punto assume rilevanza non soltanto in ragione della tutela della memoria dei due magistrati assassinati dalla mafia e del loro sacrificio come uno degli elementi fondanti del ‘senso civile ed etico della collettività nazionale’ (art. 2 del Contratto), ma anche in relazione all’aperto contrasto di questo tipo di rappresentazioni con l’art. 2, comma 1, punto c) del Contratto, il quale sancisce che ‘la Rai assicura un’offerta di servizio pubblico improntata… al principio di veicolare informazioni volte a formare una cultura della legalità'”.

L’Agcom cita poi “un’intervista del 25 gennaio del 2019, andata in onda nel Tg2, a Steve Bannon, presentato in studio come ‘teorico della destra sovranista americana’, senza specificare la ragione, il contesto o la motivazione relativa al dibattito pubblico italiano o estero. I contenuti dell’intervista, registrata negli Stati Uniti, in ogni caso, non trattavano il punto di vista della ‘destra sovranista americana’ ma si sostanziavano, esclusivamente, in una serie di commenti sui leader delle forze di governo italiano di allora, senza fornire alcun chiarimento in ordine alle ragioni per le quali si riteneva di dare spazio a Bannon e, dunque, senza alcuna precisazione circa la sua figura e il suo ruolo”.

Sul Festival diverse segnalazioni. “Carenza nella garanzia della dignità della persona” – Quanto al Festival, in relazione alla trasmissione “si evidenzia che sono pervenute all’Autorità diverse segnalazioni che lamentavano la scorretta rappresentazione dell’immagine femminile e il ruolo stereotipato della donna nelle trasmissioni Rai. Anche in questo caso è stata verificata una carenza della particolare responsabilità richiesta alla Rai nella garanzia della dignità della persona e nella rappresentazione dell’immagine femminile”.

Slittano ancora le nomine. Sangiuliano: “Contesteremo le accuse Agcom” – Intanto sono slittate ancora le nomine nell’azienda pubblica: il cda si è riunito ma sul tavolo non erano arrivati i curriculum per le direzioni dei tg, segno che le nomine vengono ulteriormente rinviate e non c’è accordo politico e consiliare in grado di reggere alla prova del voto. Per le nomine dei direttori di testata lo Statuto Rai prevede infatti che il parere del Cda sia vincolante se espresso da una maggioranza qualificata: dunque con 5 voti contrari si può bloccare una nomina proposta dall’ad Fabrizio Salini. Il quale si è limitato a lanciare un invito a una “collaborazione costruttiva all’interno dell’azienda” da parte di tutti. Mentre il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano annuncia: “Contesteremo punto per punto con prove inoppugnabili nelle sedi opportune dimostrando che noi siamo in linea con i principi di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura e su casi specifici produrremo i servizi di altre testate televisive che pur avendo fatto le stesse cose nostre non sono state menzionate”.

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