Per ora, non ci sono i dati sui caucuses democratici in Iowa. La diffusione di risultati è stata ritardata “a causa di incongruenze”, ha spiegato il direttore della comunicazione del partito democratico dello Stato, aggiungendo che “non c’è stato alcun hackeraggio o intrusione”. Il ritardo ha sollevato caos, confusione e critiche da parte dei candidati democratici, che sono stati tenuti per ore all’oscuro di quanto avveniva – in un primo tempo la dirigenza del partito dell’Iowa aveva spiegato di avere in corso un semplice “controllo di qualità” del voto. Nelle ultime ore, fonti del partito hanno precisato che i risultati definitivi potrebbero arrivare durante la giornata di martedì, se non addirittura più tardi. In ogni caso, prima dell’ufficialità, arriva Bernie Sanders, che diffonde i suoi risultati interni e canta vittoria, seguito da Pete Buttigieg ed Elizabeth Warren. Joe Biden, favorito alle primarie, sarebbe soltanto quarto ed Amy Klobuchar quinta. Sul caos infierisce su Twitter Donald Trump, che esulta anche per la sua scontata “grande vittoria” nelle primarie repubblicane dello Stato del Midwest contro due comparse: l’ex membro del Congresso Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld. “I caucus democratici sono un disastro totale – ha scritto il presidente sul sito di microblogging -. Nulla funziona, proprio come loro gestiscono il Paese. Ricordate il sito web Obamacare da 5 miliardi di dollari, che sarebbe dovuto costare il 2% di quella cifra. L’unica persona che può rivendicare una vera grande vittoria in Iowa la scorsa notte è Trump“.

I dati diffusi dai candidati – Alle 23.00 ora locale, ore 5 del mattino di martedì in Italia, solo il 25% dei voti è stato conteggiato, rendendo così impossibile dare i primi risultati. Nel 2016 alla stessa ora erano già stati forniti i dati preliminari dai principali media e l’80% dei distretti era stato conteggiato. Il comitato elettorale del senatore del Vermont ha però diffuso i suoi risultati interni, corrispondenti a circa il 40% dei caucus in Iowa, dai quali emerge che lui è primo nel conteggio finale con il 29,66%, seguito da Pete Buttigieg col 24,59%. Terza la senatrice Elizabeth Warren col 21,24%. Joe Biden quarto col 12,37%, mentre la senatrice Amy Klobuchar è al 11%. Sotto l’1% gli altri candidati. Se il trend fosse confermato, si tratterebbe di una conferma superiore alle attese per Sanders e di un exploit per Buttigieg, che si imporrebbe come leader moderato ai danni di un molto deludente Biden e di una Klobuchar comunque in rimonta. La Warren dimostrerebbe invece di poter rimanere in corsa nel duello a sinistra con il senatore del Vermont. La campagna di Sanders ha giustificato così la decisione di diffondere dati parziali interni: “Riconosciamo che questo non rimpiazza i dati completi del partito democratico dell’Iowa ma crediamo fermamente che i nostri supporter abbiano lavorato troppo a lungo per vedere ritardati i risultati del loro lavoro”.

Il caos nei risultati – Si tratta di un clamoroso svarione, che ha portato a un attacco quasi immediato da parte dei repubblicani. “È il disastro più approssimativo della storia”, ha detto Brad Parscale, campaign manager di Donald Trump, che ha rilevato come “questa sarebbe gente che vuole gestire il nostro sistema sanitario”. Nel mondo conservatore si è tra l’altro quasi subito diffusa la voce che i risultati fossero stati bloccati per nascondere la débacle di Joe Biden e avere il tempo di manipolare i dati. Un’interpretazione subito respinta dai democratici, che hanno spiegato come quest’anno non ci si sia accontentati di una semplice conta dei voti, e relativa assegnazione dei delegati, ma si sia utilizzato un procedimento molto più sofisticato.

Come funzionano i caucus – In effetti, nel 2016 Hillary Clinton e Bernie Sanders erano arrivati molto vicini – 49,8 contro 49,6 – sollevando accuse di brogli proprio da parte dei Bernie Bros. Quest’anno si è quindi scelta una via diversa: una prima conta dei consensi raggiunti da ciascun candidato alla prima “chiamata”; una seconda conta dopo il “riallineamento” (cioè lo spostamento degli elettori dai candidati che non hanno raggiunto il 15 per cento dei voti ai candidati più forti). C’è infine un terzo numero, che è quello della proiezione dei delegati da distribuire tra i candidati e inviare alla Convention di Milwaukee. Le difficoltà sono diventate ancor più clamorose perché alcuni dei 1600 distretti elettorali – spesso palestre delle scuole, o chiese, perse nella campagna dell’Iowa – hanno smesso di utilizzare la app che il partito aveva fornito per tabulazioni e invio dei risultati.

Collassa così uno dei vanti del sistema elettorale americano. In Iowa non si tengono infatti semplici primarie, ma appunto caucuses: gli elettori non si limitano cioè ad andare ai seggi per votare, ma si incontrano a un orario prefissato, le sette di sera, e discutono dei diversi candidati prima di prendere posizione per l’uno o per l’altro. Spesso non c’è quindi un voto cartaceo o elettronico, ma una conta che avviene per alzata di mano o per semplice allineamento degli elettori a gruppi in una stanza. È un sistema di cui l’Iowa, uno Stato rurale del Midwest, va particolarmente fiero, perché mostra la democrazia in atto nel suo momento più alto, quello del voto.

Fino al clamoroso passo falso, la serata era andata avanti secondo le previsioni. Migliaia di persone sono state in fila, fuori dalle scuole, dalle palestre, dalle chiese, anche da semplici case private trasformate in seggi elettorali, con temperature che hanno raggiunto i sette gradi sotto lo zero. L’affluenza è stata sui livelli del 2016, quando avevano votato 170mila persone – molte di meno rispetto alle 240 mila del 2008, quando Barack Obama aveva trionfato e preso la rincorsa nel suo primo tentativo presidenziale. La non altissima affluenza di ieri sera non è sembrato un buon segno per Bernie Sanders, che sul voto massiccio dei suoi sostenitori ha contato per battere gli altri sfidanti.

Nervosismo al quartier generale di Biden – Per tutta la serata comunque si sono comunque diffuse voci e previsioni, che rivelano il nervosismo e le aspettative con cui i democratici sono arrivati a queste primarie, decisive nella scelta del candidato che dovrà confrontarsi con Donald Trump a novembre. La campagna di Pete Buttigieg ha per esempio esultato per un presunto ottimo risultato del candidato nei sobborghi urbani e nelle campagne. Una certa ansia è stata invece avvertita al quartier generale di Joe Biden, dove sono arrivate notizie non buone sui risultati dell’ex presidente proprio nelle zone rurali.

I candidati, frustrati dall’attesa di ore, hanno comunque tenuto i loro discorsi, anche in mancanza dei risultati finali. Buttigieg ha proprio dichiarato una sorta di vittoria. “Che notte – ha detto, davanti ai suoi sostenitori in festa -. Stanotte l’improbabile è diventato una realtà innegabile… Iowa, tu hai scioccato la nazione”. Bernie Sanders si è invece limitato a dire di avere delle “buone percezioni” sul risultato finale. Elisabeth Warren ha parlato “dei grandi problemi che necessitano di grandi soluzioni”, mentre un evidente fastidio per il ritardo nella diffusione dei risultati è emerso dal discorso di Joe Biden. “Dateceli in fretta”, ha detto l’ex vice-presidente.

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