Passate le elezioni Regionali, il capo politico reggente del M5s Vito Crimi ha riaperto il dossier sanzioni per le mancate restituzioni dello stipendio da parte degli eletti del Movimento. Oggi è stata comunicata l’espulsione della deputata Flora Frate, parlamentare al primo mandato eletta in Campania, che a inizio gennaio aveva giustificato il suo ritardo nei rimborsi dicendo di volere “trasparenza” sulla destinazione e sulla gestione della piattaforma Rousseau. Secondo il sito tirendiconto.it, nel 2019 Frate non si è mai tagliata l’indennità percepita mensilmente. “Mi è stata comunicata l’espulsione dal Movimento 5 stelle.”, ha scritto in queste ore sul suo profilo Facebook. “Ne prendo atto e mi spiace. Per loro, si intende. Devo al M5s un atto di fiducia nei miei confronti, che io ho provato a ricambiare portando nel Movimento proposte, contributi, argomenti, sensibilità. Ma questo, mi pare palese, non è servito ad essere considerata una risorsa; si preferisce, credo, un esercito di silenti esecutori“.

Frate ha anche risposto a chi ne criticava le “assenze”: “Trovo disgustoso che, tra le motivazioni a sostegno del provvedimento di espulsione, si annoverino mie presunte assenze”, si legge ancora nel post. “E non solo per una specifica condizione di diritto che mi consente di fruirne, ma, ancor di più, per la totale mancanza di rispetto del nostro lavoro. Un parlamentare non è un dipendente del partito, ma rappresenta la Nazione intera. Il nostro dovere è quello di non perdere il contatto coi territori, non abbandonare la gente, irrobustire il confronto e sperimentare ostinatamente la ricerca della sintesi. Qualcuno, invece, ritiene che si debba starsene rintanati negli uffici romani. E gli effetti si vedono”. Secondo Frate, il problema del M5s è quello di aver abbandonato i territori: “Da circa due anni il M5s perde sistematicamente voti, in modo irreparabile. Forse non bastano quei tanto sbandierati 40 provvedimenti se poi, come sulla #scuola, si lancia una crociata ideologica contro i precari, additando i sindacati di colpe e responsabilità inesistenti. Avessimo ascoltato di più i cittadini, rinunciando a tanta spocchia salottiera, proponendoci di risolverli i problemi piuttosto che imporre la nostra visione, si sarebbe potuta arrestare questa inesorabile china”. Frate ha quindi concluso dicendo di essere stata attaccata dai suoi colleghi: “C’ho provato a fare la differenza, ce l’ho messa davvero tutta, anche sopportando pesanti aggressioni verbali. Solo pochi giorni fa ho espresso le mie idee in vista degli Stati Generali, auspicando un confronto autentico ed inclusivo. Mi sono sbagliata. Evidentemente, alcune decisioni sono già prese e non si vuole ascoltare chi ha una posizione alternativa”. E ha chiuso: “Da oggi potrò sostenere le mie tesi con ancora più forza e convinzione. A cominciare dalla scuola e dalla #lotta dei #precari. Provo rammarico per alcuni compagni di viaggio coi quali ho lavorato bene e che forse, chissà, incontrerò in percorsi nuovi e più stimolanti”.

Dopo l’esame del dossier “rendicontazioni” da parte del collegio dei probiviri sarebbe passato all’attenzione del nuovo capo politico a cui spetta il compito di controfirmare i provvedimenti. L’intento di Crimi sarebbe quello di cercare di ricomporre la spaccatura che si è creata nel M5s con chi si è detto restio a “rendicontare” per ragioni di principio. In molti tra quelli finiti nel mirino hanno iniziato a saldare il loro debito, ma sono ancora una manciata i parlamentari M5s che non hanno versato nulla per tutto il 2019, oltre quelli che sono già passati al gruppo Misto. Per loro sarebbe in arrivo l’espulsione mentre dovrebbero essere solo un paio quelli che sono ancora nei gruppi M5s e a cui dovrebbe arrivare la sanzione massima. Per gli altri l’ipotesi è di far ricorso a misure alternative, come la sospensione o il richiamo. Tra chi non ha versato nulla figurano ancora i deputati Nicola Acunzo, Paolo Niccolò Romano, Andrea Vallascas e al Senato Alfonso Ciampolillo e Mario Michele Giarrusso.

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