Morì durante un intervento della polizia e l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, espresse il suo sostegno agli agenti. Oggi il giudice per le indagini preliminare ha ordinato alla procura di indagare per omicidio colposo i cinque poliziotti, il medico e l’infermiera intervenuti al money transfer di Empoli (Firenze) dove il 16 gennaio 2019, durante un controllo della polizia per un uomo che dava in escandescenze, cessò di vivere Arafet Arfaoui, 31 anni. Il giudice nell’ordinanza ha disposto inoltre che sia fatta una nuova perizia medico legale per stabilire se la posizione in cui gli agenti avrebbero tenuto a terra l’uomo, circa 15 minuti, prono, ammanettato e con le gambe legate, possa averne provocato la morte per carenza di ossigeno. Il giudice ha quindi accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dalla moglie del cittadino tunisino tramite l’avvocato Giovanni Conticelli. Finora l’inchiesta era rimasta contro ignoti.

Il magistrato, accogliendo le istanze contenute nella richiesta di opposizione all’archiviazione, ha disposto altre indagini per chiarire la legittimità del comportamento degli agenti, in particolare riguardo all’utilizzo di una corda per legare le gambe dell’uomo, e alla correttezza della condotta del medico e dell’infermiera del 118: i due, è l’ipotesi, si sarebbero avvicinati al nordafricano un po’ in ritardo, alcuni minuti dopo esser entrati nel money transfer mentre l’uomo era a terra incosciente. “Siamo soddisfatti – ha dichiarato l’avvocato Conticelli – che il procedimento non sia stato archiviato”.

Il 31enne lavorava ogni tanto come facchino all’Interporto di Livorno. Quel giorno andò al money transfer di via Ferrucci a Empoli per inviare denaro. Ma il titolare sostenne che gli aveva dato una banconota da 20 euro falsa. Ci fu una discussione accesa per cui il negoziante chiamò il 113 che inviò personale delle Volanti dal commissariato. Anche con i poliziotti Arafet Arfauoi avrebbe dato in escandescenze restando in uno stato di agitazione continuo. Gli agenti tentarono di contenerlo ma, non riuscendo a calmarlo e dopo esser stati morsi, avevano chiesto l’intervento del 118 perché si valutasse la possibilità di sedarlo. Per bloccarlo, fu stato spiegato, si videro costretti ad ammanettarlo e a legargli i piedi.

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