L’ennesimo nuovo quartiere dell’hinterland di Roma. Autorizzato, questa volta, nonostante la presenza di almeno 14 vincoli archeologici. E pensare che lì, secondo il piano regolatore originale, al posto dei palazzi sarebbe dovuto sorgere il Parco Termale Tiburtino, con scuole, impianti sportivi e giardini. Siamo a Guidonia Montecelio, popoloso comune (100mila abitanti, il terzo nel Lazio) a una ventina di chilometri a nord est della Capitale, governato fino al 2017 dal sindaco di Forza Italia, Eligio Rubeis, arrestato nel 2015 per corruzione e condannato in primo grado nel 2019 a 4 anni e 6 mesi.

Sotto accusa è finita la convenzione urbanistica stipulata proprio dalla giunta Rubeis, nel 2016, con il “Consorzio F6”, composto dalla Vici srl di Tullio Ludovici e, soprattutto, dalla D’Este Immobiliare srl di proprietà del “re delle Acque Albule”, Bartolomeo Terranova, imprenditore molto noto della zona che sta portando avanti fra Tivoli e Guidonia altre operazioni simili (come racconta l’inchiesta de Ilfattoquotidiano.it su un’altra vicenda). Lo stesso Terranova che risulta, secondo un’indagine della procura di Tivoli, beneficiario di alcuni favori da parte proprio dell’ex sindaco Rubeis. A firmare la convenzione urbanistica – giunta dopo due delibere di giunta (la prima nel 2011) e tre di consiglio comunale – l’ex dirigente comunale Angelio De Paolis, già arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “mafia bianca” dell’area tiburtina e condannato a 3 anni e 4 mesi per associazione a delinquere e corruzione.

La variante al piano regolatore ha, di fatto, sottratto un fazzoletto di circa 125mila metri quadrati all’area da destinare al progetto del Parco Termale di Guidonia e Tivoli. Le società di Terranova e Ludovici, invece hanno ottenuto l’ok a costruire circa 107.000 metri cubi, di cui l’80 percento destinati a edilizia residenziale e il 20 a non residenziale (dunque commerciale). Contro il progetto, in realtà, negli anni si è espressa anche l’ex provincia di Roma, citando il Ptpr (piano territoriale paesaggistico regionale) che evidenziava la presenza due vincoli archeologici nell’area, un sepolcro risalente al II secolo dopo Cristo e addirittura una villa di età imperiale.

Ma non è tutto. Perché il pronunciamento della Provincia di Roma arrivato in data 24 giugno 2014 e del tutto ignorato dagli uffici del comune di Guidonia, si baserebbe su una cartografia molto parziale. Secondo carta archeologica dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali, parte del Ministero dei Beni e Attività Culturali, i punti soggetti a vincolo sarebbero addirittura 14: altre due ville di epoca imperiale, resti murari, una fornace, altre due presunte ville, due cimiteri e altre aree di materiale edilizio e frammenti fittili.

La nuova documentazione è contenuta nel ricorso al Tar presentato, contro la convenzione urbanistica, da parte di un altro costruttore, Stefano Pascucci, titolare di Telpa srl. La sua società, infatti, è proprietaria di alcuni terreni presenti in un’altra zona di Guidonia, interessati da un possibile esproprio dovuto alla compensazione urbanistica cui il Consorzio F6 dovrebbe ottemperare allargando la via Roma, arteria principale del comune tiburtino. “Stiamo studiando le carte”, spiegano dal Comune di Guidonia, oggi guidato dal sindaco del M5s, Michel Barbet, mentre la Città Metropolitana di Roma, formalmente guidata da Virginia Raggi, si è costituita davanti al Tar del Lazio in opposizione al progetto di espansione residenziale.