La piazza principale, quella contesa, andrà alla Lega, mentre alle Sardine è stata concessa un’altra piazza a pochi metri di distanza. Il prossimo 23 gennaio Bibbiano diventerà capitale dell’Emilia Romagna. Il paese della Val d’Enza è diventata in questi giorni argomento di contesa politica. Dopo l’inchiesta sugli affidi e le violente accuse sui social network, adesso il piccolo centro reggiano diventa letteralmente scenografia di uno scontro tra la Lega e le Sardine. Nel pomeriggio il leader del movimento antisovranista, Mattia Santori, ha incontrato il questore di Reggio Emilia. La piazza di Bibbiano, infatti, era stata prenotata dalle Sardine il 23 gennaio. Il movimento è in possesso di un’autorizzazione comunale, ma nel pomeriggio di ieri è stato convocato dalla questura di Reggio Emilia per trovare una soluzione sulla questione. Come ha raccontato il Fatto Quotidiano la Questura di Reggio Emilia ha invitato le sardine a cedere la piazza di Bibbiano alla Lega. Sulla base di una regola da campagna elettorale, i partiti hanno la prelazione su qualsiasi spazio pubblico rispetto a associazioni o enti non candidati alla competizione: per questo, e per evitare altre polemiche, alle sardine è stato chiesto di fare un passo indietro.

Nell’incontro di oggi, dunque, è stato trovato un accordo. La Questura “non revocherà la piazza di Bibbiano per la Lega giovedì 23 gennaio”, quindi “la Lega farà la manifestazione”. “Noi abbiamo confermato l’altra piazza” che ci è stata proposta, “piazza Libero Grassi“, spiega il movimento alla fine dell’incontro. Tuttavia, sottolineano sempre le Sardine, “dato che per noi la priorità sono i cittadini lunedì sera faremo un’assemblea pubblica a Bibbiano dove capiremo quale è la volontà delle persone. Se vorranno una manifestazione con 7mila persone nella piazza data dalla Questura o se preferiscono non fare nulla”. “Salvini – aggiungono – vorrà strumentalizzare questa piazza, lo impediremo“. Per l’assemblea pubblica di lunedì sera sono stati avviati contatti ma non è stato ancora definito un luogo.

Poco prima di andare in questura, Santori aveva lanciato una sfida al Carroccio: “Siamo pronti a rinunciare alla richiesta della piazza, che abbiamo fatto solo per tutelare la dignità di quella comunità. Chiediamo il primo gesto di civiltà da parte della Lega in questa campagna elettorale. Lasciamo stare Bibbiano e parliamo di contenuti”. Un vero e proprio invito al Carroccio: lasciare in pace Bibbiano. “Se la Lega rinuncerà a quella piazza noi andremo in questura e diremo che non abbiamo bisogno di quella piazza né di quella accanto. Non litigheremo per le piazze. Non strumentalkizziamo un caso di magistratura che non ha nulla a che vedere con il futuro dell’Emilia Romagna”.

Dalle parti del Carroccio, però, non la pensano allo stesso modo. Il 23 la Lega sarà in piazza a Bibbiano per chiudere la campagna elettorale. A ribadirlo, parlando ad una kermesse della Lega a Maranello, nel Modenese, è stato lo stesso Matteo Salvini. “Lo avevo promesso a quelle mamme e a quei papà, noi le promesse le manteniamo. Bibbiano – ha concluso riferendosi ai presunti affidi illeciti in val d’Enza – è una vergogna, una cosa che grida vendetta al mondo”.

Commenda la vicenda anche Stefano Bonaccini. “La piazza di Bibbiano contesa fra Lega e Sardine? Ci sono le autorità preposte a decidere, alle quali si deve rimettere il giudizio. La Lega però strumentalizza in maniera indegna questa vicenda e sta usando i bambini per una campagna che nulla ha a che fare nel merito del caso affidi che è una questione seria”, dice il governatore, ricandidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna per il Pd, durante un comizio a Scandiano, la città di Romano Prodi. “Abbiamo sempre detto – aggiunge – che auspichiamo la magistratura faccia il suo lavoro in tempi celeri, se qualcuno ha sbagliato paghi fino in fondo e duramente. Noi saremo parte civile nel processo perché per primi vogliamo la verità”. Per il segretario del Pd provinciale di Reggio Emilia, Andrea Costa, la Lega “doveva cambiare data, orario o luogo. Un conto è il regolamento, col quale in punta di diritto avrebbero ragione, un altro è il buonsenso. Non averlo fatto e aver preteso di far valere il protocollo, è segno della prepotenza con la quale agisce la Lega. Fosse capitato a noi, avremmo fatto altro sapendo che la piazza fosse già stata prenotata, non di certo sovrapponendoci. È una questione anche di educazione e sensibilità”.

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