Cultura

Lo scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti da Valerio Evangelisti a Marco Buticchi (e… Giulio Andreotti)

I libri di questa settimana: 1849 – I guerrieri della libertà di Valerio Evangelisti (Mondadori), 1793 di Niklas Natt Och Dag (Einaudi) e Stirpe di navigatori (Longanesi) di Marco Buticchi. Per "lo scaffale vintage" Ore 13: il Ministro deve morire (Bur, 1974) di Giulio Andreotti

di Davide Turrini

Con 1793 di Niklas Natt Och Dag (Einaudi) ce l’eravamo vista brutta. Dopo l’immediato ritrovamento in un fiume imputridito di un cadavere senza più braccia, gambe, lingua e occhi, per circa ottanta pagine stavamo assistendo ad un processo descrittivo estenuante: la presentazione fiume dei due “detective” insieme per caso di un thriller storico ambientato a Stoccolma nel tardo settecento. Cardell, l’ex soldato ora possente guardia civica dall’avambraccio di faggio, e Winge, un giudice malato di tisi sputante sangue a un passo dalla morte. Poi all’improvviso ecco la svolta, anzi l’abisso tra merda fatta e mangiata, ubriacature moleste, inqualificabili fetori di strada, frustate, amputazioni. La detection, che pareva in corsa, si frena e il racconto prende una corposa e decisiva deviazione sulle vicende appena passate di un paio di attori che paiono marginali: un giovane spiantato allievo di un patologo, finito schiavo di un nobile decaduto, che scrive lettere alla sorella; una giovanissima incriminata per meretricio e finita in un mostruoso riformatorio. La loro impossibile sopravvivenza da miserabili in mezzo ad efferatezze e crudeltà subite sotto ricatto da chi sta socialmente sopra di loro (“infieriscono unicamente per il proprio piacere e con il diritto di farlo”) delinea i tratti di un osceno privilegio sociale e parimenti di una impietosa povertà. La sovrapposizione che ne esce è un gioiello letterario purulento e infernale, che reitera magistralmente la matrice di tortura e sottomissione modello Salò di Pasolini adattandola filosoficamente ad una sadica gerarchia socio-economica dell’epoca. La scrittura è potente, pastosa, a tratti insostenibile, da mano davanti agli occhi per fermare l’orrore. Ed anche se il godimento dei nobili nelle ultime manciate di pagine si mescola alla rivoluzione plebea di Francia con fare maldestramente reazionario, e si perde un po’ l’interesse per cattura del colpevole e svelamento del movente, 1793 scava con naturale raffinatezza nelle viscere della storia e negli incubi del lettore. Astenersi deboli di stomaco. Voto: 8

Lo scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti da Valerio Evangelisti a Marco Buticchi (e… Giulio Andreotti) - 2/4
Precedente
Precedente
Successivo
Successivo

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.