Il consiglio dei ministri ha varato il decreto per il salvataggio della Banca Popolare di Bari, commissariata venerdì da Banca d’Italia. Dopo giorni di tensioni, con il vertice di venerdì sera disertato da Italia Viva e Movimento 5 stelle, il governo Conte 2 ha predisposto lo schema per sostenere l’istituto di credito pugliese, giungendo a una soluzione condivisa tra le sue componenti politiche, raggiungendo l’obiettivo del varo prima della riapertura dei mercati. Il testo prevede un finanziamento ad Invitalia “fino ad un importo complessivo massimo di 900 milioni per il 2020“, per rafforzare il patrimonio del Mediocredito Centrale “affinché questa promuova, secondo logiche di mercato, lo sviluppo di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, da realizzarsi anche attraverso il ricorso all’acquisizione di partecipazioni al capitale di società bancarie e finanziarie, e nella prospettiva di ulteriori possibili operazioni di razionalizzazione di tali partecipazioni”.

Si prevede la costituzione di una Banca di Investimento. La formazione passerà attraverso un decreto con il quale il Ministero dell’Economia acquisirà attività e partecipazioni, con l’intero capitale sociale, senza dovere alcun corrispettivo. Le operazioni saranno realizzate in un regime di esenzione fiscale. Le risorse per il salvataggio della Banca Popolare di Bari arrivano dal fondo del ministero dell’Economia destinato “alla partecipazione al capitale di banche e fondi internazionali”.

IL COMUNICATO DEL GOVERNO – “Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento. Il decreto dispone il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale (MCC) fino a un massimo di 900 milioni di euro, per consentire alla stessa di operare quale banca di investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese italiane. Nell’ambito e in linea con la suddetta missione, in base al decreto verrà disposto un aumento di capitale che consentirà a MCC, insieme con il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) e ad eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), confermando così la determinazione del Governo nel tutelare i risparmiatori, le famiglie, e le imprese supportate dalla Popolare di Bari. Quest’ultima è stata sottoposta venerdì 13 dicembre alla procedura di Amministrazione Straordinaria da parte della Banca d’Italia. Tale decisione agevolerà il raggiungimento degli obiettivi di rafforzamento”.

LE POSIZIONI DEI LEADER – “Faremo un intervento”, aveva annunciato il premier Giuseppe Conte in mattinata. “Tuteleremo i risparmiatori e non concederemo nulla ai responsabili di quella situazione critica e auspichiamo anzi azioni di responsabilità a loro carico”. Il tema ha provocato non poche tensioni tra i soci della maggioranza, tanto che in serata, poco prima dell’inizio del Cdm, Luigi Di Maio si è rivolto a Matteo Renzi: “Ci chiede di fare autocritica? Io vorrei dire una cosa anche con cordialità perché non vogliamo creare tensioni: non faremo perdere soldi ai risparmiatori e non ripuliremo la banca con soldi pubblici per venderla ai privati, come in passato. Banca Etruria ha fatto perdere soldi ai risparmiatori che stiamo risarcendo e le banche venete furono ripulite con i soldi degli italiani e rivendute ad un euro”.

In giornata il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha spiegato che a sostegno della solidità della banca ci sarà l’intervento del Fondo e in secondo luogo “il potenziamento delle capacità patrimoniali” del Mediocredito Centrale che “il governo vuole rendere una vera banca pubblica d’investimento” e “consentirà di concorrere al rilancio” della banca pugliese “nel quadro di un più ampio disegno che punta a sostenere lo sviluppo del sistema del credito del Sud” che “richiede la presenza di intermediari finanziari focalizzati sul territorio, a sostegno delle famiglie e capaci di favorire la crescita delle imprese meridionali”, ha spiegato in un’intervista a Il Messaggero.

Una conferma, sostanzialmente, di quanto avevano spiegato nella giornata di sabato il premier Giuseppe Conte e il capo politico M5s Luigi Di Maio. In un colloquio con Il Corriere della Sera, il ministro degli Esteri è tornato a chiedere la “nazionalizzazione” e la “banca pubblica degli investimenti” spiegando che ” la solidità del sistema è fondamentale, ma se ci sono manager che hanno prestato soldi allo scoperto, devono pagare”. E puntualizzando che in Consiglio dei ministri si può avviare “il procedimento che metta agli atti i nomi di chi ha ricevuto soldi allo scoperto, facendo chiarezza sui legami politici locali, e contestualmente mettere al riparo i risparmi. E bisogna far partire la commissione d’inchiesta sulle banche”.

Di “incidente chiuso” ha parlato Matteo Renzi dopo lo scontro di venerdì. L’ex premier chiede le “scuse” per gli “attacchi vergognosi” per i salvataggi delle banche nel 2015 e 2017 : “Il mio governo nel 2015 fece un intervento coordinato e richiesto da Banca d’Italia senza tirar fuori un centesimo pubblico. Nel 2017 il governo Gentiloni fece un’operazione giusta in difesa soprattutto delle banche venete massacrate da una vergognosa rete di connivenze politiche ed economiche – attacca – Quel modello è stato copiato da leghisti e grillini per Genova. E oggi per Bari si fa molto di più. Se ci fosse un briciolo di onestà intellettuale oggi chi ha fatto lo sciacallaggio vergognoso contro di noi – e mi riferisco a politici, opinionisti, commentatori – dovrebbe riconoscere che salvare i risparmiatori era giusto allora, è giusto oggi”.

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