Potrebbero esser partite da un vecchio monopattino elettrico sotto carica le fiamme che nella notte di venerdì 22 novembre hanno ucciso due giovani di 29 e 27 anni, Luca Manzin, avvocato nato a La Spezia, e Rosita Capurso, psicologa milanese, nella loro mansarda in via Alzaia Naviglio Grande a Milano. È questa l’ipotesi al vaglio degli inquirenti che sono al lavoro assieme ai tecnici del Nucleo investigativo antincendi dei vigili del fuoco per ricostruire cosa abbia generato le fiamme, come riferisce il Corriere della Sera. Intanto la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, contro ignoti, e il pm Gaetano Ruta ha disposto l’autopsia sul corpo dei due giovani anche se è quasi certo che ad ucciderli siano state le inalazioni del fumo denso che avvolgeva il loro appartamento, al momento sotto sequestro.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, come riferisce il Corriere, Roberta Capurso è morta mentre cercava di riempire una bacinella d’acqua nel tentativo di spegnere le fiamme: i vigili del fuoco l’hanno trovata riversa in bagno, accanto al rubinetto del lavandino ancora aperto, con il recipiente in mano. Il fidanzato, Luca Manzin, invece stava dormendo e non si è accorto di nulla: è deceduto nel sonno. Inutili tutti i tentativi di rianimarli.

La zia dei due ragazzi morti, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, ha provato a salvarli: quando ha sentito le urla della ragazza, la donna, che abita nell’appartamento a fianco, ha cercato di aprire con le chiavi la porta d’ingresso senza riuscirci perché all’interno i ragazzi avevano lasciato le loro chiavi nella serratura. A quel punto ha chiamato i soccorsi. Nel frattempo la moglie del padre della ragazza, che abita al piano di sotto, si è arrampicata dall’esterno e ha sfondato la finestra, ma un muro di fumo le ha impedito di entrare nell’appartamento. I soccorritori, giunti sul posto, hanno trovato il 29enne e la 27enne già privi di vita. Inutili i tentativi di rianimarli. Il pm di turno ha delegato gli accertamenti tecnici al comando provinciale dei vigili del fuoco mentre le indagini sono state affidate ai Carabinieri.

Sembra che il rogo sia divampato nella zona dell’ingresso del loro appartamento, dove i ragazzi che si erano trasferiti da poco tenevano scatoloni, abiti e alcuni barattoli di vernice. Lì c’è anche il quadro elettrico ma i sospetti degli inquirenti si concentrano sulla batteria di un vecchio monopattino elettrico i cui resti sono stati trovati liquefatti accanto a una presa di corrente lì accanto, dove era stata messa in carica. La combustione è stata infatti molto lenta e non ha generato fiamme alte, bensì un denso fumo tossico che ha saturato gli ambienti uccidendo la coppia. Saranno comunque gli esami del Ris di Parma a confermare questa ipotesi.

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