Per la seconda volta, il commissario desginato dall’Ungheria non ha superato l’esame davanti alla commissione Affari Esteri (Afet) del Parlamento europeo. Dopo la bocciatura di Laszlo Trocsanyi a causa del “suo multiplo e chiaro coinvolgimento nello studio legale Nagy es Trocsanyi; i suoi rapporti con la Russia, specialmente con riferimento al suo ruolo come ministro della Giustizia nell’estradizione in nel Paese di sospetti russi”, anche Olivér Várhelyi, proposto per la delega all’Allargamento, non ha ricevuto l’ok dalla riunione dei coordinatori della commissione. All’esame giovedì, insieme all’uomo suggerito dal governo di Viktor Orbán, anche il commissario designato dalla Francia per la delega al Mercato Interno, Thierry Breton, e quella rumena per la delega ai Trasporti, Adina Valean. Questi ultimi due, però, hanno ricevuto l’ok dei deputati e dovranno quindi passare l’ultimo esame alla plenaria di Strasburgo del 27 novembre.

Non sono ancora state rese note le motivazioni, ma la bocciatura di Varhelyi allontana ulteriormente il già difficile insediamento della nuova commissione von der Leyen all’inizio di dicembre. Nei piani dell’Ue, infatti, dopo l’approvazione dei tre candidati da parte delle rispettive commissioni, il loro insediamento avverrebbe solo dopo il voto (positivo) della plenaria di Strasburgo, il 27 novembre. A distanza di 13 giorni, però, è difficile pensare che da Budapest possa arrivare un nuovo nome, che questo passi l’esame della commissione Afet in tempi record e si presenti insieme agli altri due candidati al voto di fine novembre.

A non essere convinti del nome proposto dall’esecutivo Orbán sono stati Socialisti, Verdi e Gue. L’eurodeputato tedesco di S&D, Udo Bullmann, ha puntato il dito contro le politiche di Budapest che “favorisce Erdogan e Putin” e si è chiesto a questo punto come poter dare fiducia a Varhelyi, chiedendo a von der Leyen di dare al candidato ungherese “un’altra area di responsabilità” rispetto all’Allargamento che, tra le altre cose, ha anche il compito di gestire i processi d’integrazione europea, tra cui quello già avviato di Ankara. “Il nostro gruppo – hanno invece motivato su Twitter i Verdi – ha deciso di votare contro il commissario ungherese designato per il Vicinato e l’Allargamento perché quest’ultimo ha dato risposte deludenti e vaghe e si è rifiutato di prendere le distanze dal governo ungherese”.

A favore dell’insediamento di Varhelyi era invece il Partito Popolare, famiglia europea alla quale appartiene Fidesz, spiegando che il candidato “ha mostrato di essere la persona adatta per il lavoro”. “Durante l’audizione – ha sottolineato l’eurodeputato Michael Gahler – ha presentato la sua agenda ambiziosa per l’allargamento dell’Ue ai Balcani e per la nostra relazione con il vicinato orientale e meridionale”. Secondo il membro del Ppe, Várhelyi “ha anche chiarito che, in quanto commissario Ue, agirà nell’interesse europeo e non accetterà nessuna istruzione dall’esterno”.

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