La Spagna come la Cina e la Russia in quanto a libertà di espressione? Appare eccessivo, ma ora sulla stampa straniera si è acceso il dibattito per via della questione più spinosa, quella della lotta degli indipendentisti catalani. Mentre il canale di Telegram di Tsunami Democràtic (secondo Telegram Analytics) diventa l’85esimo canale con più follower al mondo (e il quarto di contenuti politici: siamo a 387.680 iscritti circa), la notizia che rimbalza di sito in sito, di social in social, è che anche l’app, dopo l’oscuramento del sito, è stata censurata dal Governo spagnolo. Invece no, sul profilo Twitter ufficiale dello Tsunami la risposta arriva forte e chiara: l’app continua a funzionare e per accedere al sito c’è da “faticare” un po’ di più, ma c’è il modo per evitare la censura voluta da Madrid. Con una qualsiasi “app Vpn” (rete virtuale privata, un servizio che cripta il proprio traffico internet e protegge la propria identità online) infatti è possibile accedere al sito www.tsunamidemocratic.cat anche dalla Spagna.

Dall’estero infatti si continua a poter vedere tranquillamente tutto il contenuto del sito e proprio dalla stampa straniera arriva il paragone tra la Spagna da una parte e la Cina e la Russia dall’altra. Sul sito di Vice News si legge di come GitHub, di proprietà di Microsoft, abbia “buttato giù” l’app di Tsunami dietro esplicita richiesta della Guardia Civil, che ha sollevato motivi di prevenzione antiterrorismo (come già accaduto altre volte per la questione catalana). GitHub ha pubblicato il testo della mail ricevuta dalla polizia spagnola per trasparenza, dichiarando di non condividere o adottare nessuna delle affermazioni contenute nel messaggio, volendo fornire alle persone interessate la versione dei fatti per come si sono svolti e il motivo per cui hanno cancellato il contenuto dal proprio archivio. Andando a bloccare l’accesso nazionale sia al sito che alla possibilità di scaricare l’app, interagendo direttamente con GitHub, la Spagna entra a far parte così, insieme alla Cina e alla Russia, del gruppo di Paesi che negli ultimi mesi hanno richiesto a GitHub di bloccare app e siti di movimenti di manifestanti e politici di diversa natura.

Non è stato solo Vice a parlare della vicenda, ma anche TechCrunch e il sito della Bbc, che hanno parlato del blocco da parte di GitHub/Microsoft sia dell’app che del sito del movimento indipendentista catalano. Su Twitter lo Tsunami ha iniziato a smentire l’accaduto e citando il tweet di Newtral in cui si affrontava l’argomento ha replicato che la notizia “è stato oggetto di un processo di verifica ed è stato smentito”.

Nel thread di tweet in cui viene confermato che l’app è attiva, rispondendo ad alcune delle domande che sono state frequentemente fatte online (dopo aver invitato a scaricare l’app direttamente da Telegram) lo Tsunami risponde a chi chiede dell’accusa di terrorismo: “Ci sembra molto grave che lo Stato accusi di terrorismo centinaia di migliaia di persone che stanno esercitando il proprio diritto alla protesta e alla libertà di espressione, attraverso la più totale non violenza e la disobbedienza civile. Invece di sedersi e parlare il Governo spagnolo decide di banalizzare e di strumentalizzare il terrorismo”. Gli attivisti in un altro messaggio aggiungono: “Continueremo a esercitare i nostri diritti fino a raggiungere gli obiettivi prefissati: diritti, libertà e autodeterminazione. Vogliamo trasmettere un messaggio di tranquillità. Sono disperati e per questo si comportano così. Ci vediamo il 9, l’11, il 12 e il 13 novembre.
L’acqua trova sempre la sua strada”.

Per quelle date di novembre infatti lo Tsunami sta preparando i propri iscritti al canale Telegram, invitandoli a tenersi pronti per mobilitazioni nazionali e locali i cui dettagli verranno svelati mano a mano. Il 9 novembre, ad esempio, l’invito è quello di disobbedire alla vigilia delle elezioni nazionali, raccogliendosi in Plaça Catalunya a Barcellona e nelle piazze di tutto il Paese, dalle 16 in poi, per manifestare per “i propri diritti, per la libertà e per l’autodeterminazione”. Le misure di “sicurezza” più dure contro la libertà di espressione dello Tsunami (e contro i movimenti di mobilitazione dissidente in generale) si sono rivelate vane e, se da un lato potrà servire forse a tranquillizzare una parte dell’elettorato spagnolo (come nelle intenzioni di Madrid), dall’altro sicuramente non ha migliorato l’immagine della Spagna a livello internazionale.

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