Da una parte il fronte europeo, con i dazi degli Usa pronti a scattare il 18 ottobre anche su una parte del made in Italy, dal parmigiano agli amari. Dall’altra l’annuncio di una prima “pace” che metterebbe fine alla guerra commerciale con la Cina. A dirlo è stato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump in persona che parla di “fase uno“: non ancora lo storico patto per risolvere tutte le annose questioni tra Washington e Pechino, ma un’intesa parziale che rappresenta un grande passo in avanti. Di sicuro quanto basta per scongiurare una nuova escalation sui dazi. A sancire la tregua il segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin, che assicura come il 15 ottobre non scatteranno più le nuove sanzioni che avrebbero colpito prodotti made in China per un valore di 250 miliardi di dollari.

E le Borse mondiali brindano: quelle europee finiscono la giornata di contrattazioni in forte rialzo quando ancora da Washington non era arrivata la certezza dell’intesa. Mentre Wall Street chiude in volata subito dopo l’annuncio. “Siamo vicini a metter fine alla guerra commerciale”, esulta Trump, spiegando che con la Cina si è già pronti a far partire la fase due. Ma intanto il tycoon incassa un compromesso che va al di là delle aspettative, e che oltre all’impegno di Pechino ad acquistare prodotti agricoli ed alimentari americani per 40-50 miliardi di dollari prevede anche la soluzione di alcuni aspetti legati a due delle questioni più spinose: la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e una revisione dei servizi finanziari.

Nelle prossime ore si conosceranno i dettagli. Il nuovo round di trattative a Washington era partito in un clima di forte diffidenza per i recenti scontri con Pechino su vari fronti, dal caso Nba a quello degli uiguri. Alla fine però avrebbe prevalso la necessità delle due parti di portare a casa un risultato che serve tanto a Xi Jinping quanto a Trump. Per quest’ultimo una vera e propria boccata di ossigeno nel momento più difficile e tempestoso della sua presidenza. Una bandiera da sventolare di fronte al suo elettorato come l’ennesima promessa mantenuta, anche se ancora a metà. Decisivo è stato alla fine dei colloqui il faccia a faccia alla Casa Bianca tra Trump e il vicepremier cinese Liu He, che guidava la delegazione di Pechino con pieni poteri.

Dalla mini-intesa resterebbero fuori ancora molti nodi cruciali, tra cui quello che riguarda il trasferimento delle tecnologie, tutti punti sui quali le posizioni tra le due parti sono ancora molto distanti. Ma il compromesso di oggi permette di affrontare con slancio la fase due, senza l’incubo di nuovi dazi che negli ultimi mesi ha creato grande preoccupazione nella comunità internazionale, visti i timori per il rallentamento dell’economia globale e di una nuova recessione.

Pechino si impegnerebbe dunque ad acquistare dai produttori americani più derrate alimentari, dai semi di soia alla carne di maiale, passando per il grano. Da vedere se gli Usa – come da indiscrezioni degli ultimi giorni – accetteranno in cambio di garantire tra le altre cose un alleggerimento della posizione su Huawei, consentendo ad alcune aziende americane di fornire prodotti “non sensibili” al colosso cinese delle tlc, superando di fatto il divieto di vendita imposto nella primavera scorsa.

TRUMP POWER

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