Joseph Mifsud, l’accademico maltese che promise a George Papadopoulos, allora consigliere del candidato presidenziale Donald Trump, di poter fornire materiale russo compromettente contro Hillary Clinton, ha chiesto la protezione della polizia italiana dopo essere scomparso nel 2017 dalla Link University, dove lavorava. La rivelazione, pubblicata dal Daily Beast, confermerebbe le indiscrezioni riguardo ai viaggi del ministro della Giustizia americano, William Barr, in Italia per incontrare i vertici dei servizi segreti del nostro Paese. Secondo il Corriere, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, diede l’ok ai contatti tra il membro dell’amministrazione Usa e l’intelligence nazionale, tanto che lo stesso Barr, aggiunge il Daily Beast, avrebbe potuto ascoltare la deposizione registrata che Mifsud ha rilasciato agli agenti italiani.

Il portale americano scrive anche che i servizi italiani avevano messo nel mirino il professore anni prima che scoppiasse lo scandalo Russiagate e Mifsud si proponesse come informatore del comitato elettorale del tycoon americano.

La rivelazione ipotizza anche un ruolo attivo di Roma nell’affare Russiagate. Per questo il premier Giuseppe Conte, titolare della delega ai servizi segreti, potrebbe essere chiamato a riferire davanti al Copasir sui contatti tra Barr e i capi dei servizi segreti italiani. A quanto apprende l’Adnkronos, l’ipotesi verrebbe sollecitata da alcuni membri. Si starebbe tuttavia valutando la fattibilità e la legittimità di una simile convocazione visto che, al momento, il Copasir non ha ancora un presidente ma solo un “facente funzioni” (il senatore di FdI, Adolfo Urso) . La casella più alta della Commissione è rimasta vacante infatti dopo la nomina dell’ex presidente, Lorenzo Guerini, a ministro della Difesa.

Il tutto, proprio nel giorno in cui il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in visita nella capitale, dove ha incontrato Giuseppe Conte, Sergio Mattarella e Luigi Di Maio, nella conferenza stampa a Villa Madama ha confermato la sua partecipazione alla telefonata tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al centro dello scandalo Kievgate sulla richiesta del presidente americano di indagare sulla famiglia di Joe Biden, tra i candidati Dem alle prossime elezioni, per un presunto caso di corruzione.

Un comportamento, quello dell’inquilino della Casa Bianca, che il Washington Post ha sottolineato scrivendo che “le agenzie federali sono sempre più costrette a perseguire i suoi (di Trump, ndr) interessi politici, investigare sui suoi nemici e legittimare le sue teorie sulle elezioni del 2016″.

Mifsud, l’informatore del Russiagate sparito nel nulla
Le rivelazioni del Daily Beast, se confermate, fanno sorgere un interrogativo sul possibile ruolo svolto dall’Italia nello scandalo Russiagate. Proprio per capire come rintracciarlo, Barr ha organizzato due viaggi in Italia. Il primo, secondo le ricostruzioni, ad agosto, quando il ministro della Giustizia è arrivato nella capitale accompagnato da alcuni collaboratori. “Il ministro Usa – ha scritto il Corriere della Sera – ha avuto contatti con Giuseppe Conte che ha dato il via libera (alla collaborazione tra Barr e i vertici dei servizi segreti italiani per investigare sulla vicenda, ndr). Poi incontra il capo del Dis, Gennaro Vecchione. L’obiettivo di Barr è chiaro: scoprire se il nostro Paese abbia avuto un ruolo nel Russiagate, se abbia ottenuto documenti riservati e se i servizi abbiano effettivamente aiutato Mifsud, sparito dall’ottobre 2017, a trovare un rifugio sicuro“.

La seconda visita è avvenuta appena una settimana fa, con una “riunione allargata” tra Barr, Vecchione, il capo dell’Aise, Luciano Carta, quello dell’Aisi, Mario Parente, e il procuratore John Durham. È in quell’occasione, si legge, che “viene rinnovata la richiesta, già rivolta a Gran Bretagna e Australia, di mettere a disposizione l’eventuale documentazione raccolta in questi anni. L’attenzione si concentra su Mifsud”. Vecchione, contattato dall’Adnkronos, dichiara: ”Rispetto e prendo atto di quanto viene riportato dai media ma se devo fare chiarezza lo farò solo ed esclusivamente nelle sedi opportune. Sul resto, no comment”.

Il Daily Beast aggiunge anche che, in occasione del secondo viaggio in Italia, Barr e il procuratore Durham, incaricato della contro inchiesta per chiarire le origini del Russiagate, hanno ascoltato un nastro con la registrazione della testimonianza del professor Mifsud. Una deposizione resa per spiegare i timori per la sua incolumità dopo aver chiesto protezione alla polizia italiana.

Kievgate, Zelensky smentisce le notizie sui contatti con Giuliani
L’agenzia Interfax riporta oggi la smentita del presidente ucraino riguardo a un incontro o a una chiacchierata telefonica che avrebbe avuto con l’avvocato di Donald Trump, l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani. “Non ho mai incontrato Rudy Giuliani. Non ho mai avuto nessuna conversazione telefonica con lui”, ha affermato. Ma l’attesa è tutta per la deposizione che l’ex inviato speciale Usa in Ucraina, Kurt Volker, rilascerà davanti al Congresso Usa giovedì, a porte chiuse, nell’indagine di impeachment contro The Donald. Volker si è dimesso il giorno dopo che il suo nome è comparso nella denuncia della talpa sulla telefonata Trump-Zelensky. È lui ad aver messo in contatto un consigliere del presidente di Kiev con Rudy Giuliani che voleva sollecitare indagini contro Joe Biden e il figlio Hunter. La sua deposizione potrebbe svelare nuovi particolari che metterebbero in ulteriore imbarazzo l’inquilino della Casa Bianca.

Pompeo: “Telefonata con Zelensky? da 15 mesi seguo la politica Usa con l’Ucraina”
Nel corso della conferenza stampa a Villa Madama, a Pompeo è stato chiesto anche se fosse al corrente o avesse preso parte alla telefonata in cui Donald Trump chiese al suo omologo ucraino di indagare sui Biden. Il segretario di Stato americano non lo ha nascosto: “La telefonata con Zelensky? Da 15 mesi seguo la politica dell’amministrazione nei confronti dell’Ucraina”, ha risposto. Pompeo ha aggiunto che la telefonata sotto accusa “rientra nell’ambito della politica dell’amministrazione nei confronti dell’Ucraina, concentrata a contrastare l’aggressione della Russia ed aiutare il nuovo governo. Ed è quello che continueremo a fare nonostante tutto questo rumore di fondo” ha aggiunto.

Anche Vladimir Putin minimizza sul contenuto della telefonata tra i due omologhi americano e ucraino. “Il presidente Trump – ha affermato citato dall’agenzia Interfax – si è rivolto a un collega con la richiesta di investigare un possibile caso di corruzione legato a membri della precedente amministrazione. Qualunque capo di Stato avrebbe agito in questo modo. Non ci trovo niente di compromettente“.

Washington Post: “Funzionari ostaggio della visione perversa di Trump. Come nei regimi”
Le rivelazione sull’operato di Trump e dei suoi funzionari hanno portato una parte dei media e dell’opinione pubblica ad accusare il presidente di un uso personalistico delle agenzie federali. In un lungo articolo, il Washington Post scrive che “le preoccupazioni personali del Presidente sono diventate una priorità di dipartimenti, che tradizionalmente operano invece con un certo grado di indipendenza politica dalla Casa Bianca, e dei vertici di tali dipartimenti, trascinati nelle ossessioni del loro boss“. Ossessioni che sono legate ai suoi obiettivi politici e alla lotta contro i suoi nemici.

Prendendo ad esempio proprio i casi di Barr e Pompeo, il quotidiano arriva a fare un parallelo tra l’amministrazione Trump e i regimi autoritari: “L’Attorney General, Barr, e il segretario di Stato, Mike Pompeo, sono persi nella macchina della nebbia – si legge – Sembrano ostaggi della visione perversa del mondo del presidente. I regimi autoritari hanno sempre questo genere di problema, tutta l’attività del governo è il prodotto della personalità dei loro leader, ma in una repubblica è inusuale”.

Siamo di fronte a un riorientamento fondamentale della democrazia americana, sottolinea nel pezzo lo storico di Yale, Timothy Snyder: “Piuttosto che il sistema noioso che diamo per scontato, dove ci si trova di fronte a leggi basate sui fatti, abbiamo una personalità che crea la realtà a sua immagine. In un primo momento, questa realtà appare solo come confusa e sembra rovinare tutto, ma dopo un po’ il leader inizia a trascinare la gente in questa realtà, costringendola a difenderla o a dimostrarla. Questo è quanto sta accadendo in questo momento in questo paese”, ha detto.

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