Abuso edilizio per “aver svolto lavori senza titolo in un immobile sgomberato in una zona inedificabile, a massimo rischio di frane e inondazioni e sottoposta a vincolo paesaggistico”. È il motivo per il quale l’unico sfollato della Val Ferret dopo l’allerta per il rischio crollo del ghiacciaio Planpinciuex, sul Monte Bianco, questa mattina è finito a processo davanti al giudice monocratico di Aosta che ha deciso però di “non dover procedere” visto che il reato contestato era “prescritto”.

Il suo nome è Marco Busanelli ed è un immobiliarista di 46 anni, originario di Genova. Il pubblico ministero, Rosa Maria Catroppa, aveva chiesto la condanna a 20 giorni di arresto e 45mila euro di ammenda. “Io avevo un terrazzo costruito in maniera leggermente difforme a una vecchissima concessione edilizia”, ha spiegato Busanelli al termine del processo. Quindi, ha proseguito “l’oggetto del contendere è un terrazzo” per il quale “ho la sanatoria paesaggistica ma non ho ancora ottenuto la sanatoria amministrativa. I tempi si sono talmente incartati per cui siamo andati in prescrizione”. In realtà nel capo di imputazione gli era stato contestato il “cambio di destinazione d’uso del fabbricato”, da deposito ad abitazione, la realizzazione di un magazzino nel seminterrato, di un terrazzo, di una tettoia e di un corpo di fabbrica esterno.

Lo sgombero, quello avvenuto a causa dello scivolamento, anche di 50 centimetri al giorno secondo gli esperti, del ghiacciaio, e il processo per abuso edilizio, ha specificato Busanelli, sono “due cose distinte, che sono incidentalmente avvenute nello stesso periodo”. Nei giorni scorsi il 46enne si era lamentato proprio della decisione di fargli lasciare l’abitazione. “Fra la casa in cui vivo, che ho dovuto lasciare perché si prevede che sia a rischio nel caso di un crollo dal ghiacciaio, e quella in cui mi trovo ora, agibile, ci sono 100 metri. La distanza fra ciò che viene ritenuto potenzialmente pericoloso e ciò che non lo è, è quella che c’è fra largo San Giuseppe e via Roma, a Genova”, ha detto intervistato dal Secolo XIX. “La mia casa è in piedi dal 1872, quindi ha sostanzialmente 150 anni – aveva invece raccontato a Aosta Sera – Poi se gli scenari modificano il contesto e diventa insicura, ne prendo atto. Però sono convinto su elementi storici che non sia così”.

La massa del Planpincieux a rischio collasso è di 250mila metri cubi. A dare l’allarme il 24 settembre scorso sono state le strutture tecniche della Regione Valle d’Aosta e della Fondazione Montagna sicura, dopo aver registrato un’accelerazione del movimento che ha raggiunto la velocità di 50-60 centimetri al giorno.

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