L’equipaggio a bordo della Mare Jonio ha ribattezzato l’imbarcazione “la nave dei bambini”, dopo che alle 8.35 del 28 agosto ha svolto un’operazione di salvataggio che ha portato a bordocirca cento persone tra cui 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori“, come hanno scritto su Twitter i responsabili della ong. Il gommone a bordo del quale si trovavano, scrivono in un altro post, è stato individuato da un loro radar ed era “sovraffollato, alla deriva e con un tubolare già sgonfio“. Nel pomeriggio, dopo che il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano, alla richiesta d’istruzioni da parte dell’equipaggio, aveva risposto di riferirsi “alle ‘autorità libiche'”, l’ong ha annunciato: “Dopo il nostro rifiuto di violare il diritto internazionale riferendoci ad ‘Autorità libiche'”, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia costiera di Roma “ha assunto il coordinamento del nostro caso e chiesto ‘a competenti Autorità Italiane’ l’assegnazione di un porto sicuro alla Mare Jonio”.

Intanto, però, dal Viminale arriva la notizia che, come anche per la nave Eleonore, Matteo Salvini ha firmato il divieto d’ingresso per l’imbarcazione di Mediterranea. Una decisione sulla quale interviene il dem Matteo Orfini, che a giugno era salito a bordo della Sea Watch. “Matteo Salvini chiude i porti. Ultimo atto di un ministro schifoso, razzista e disumano”. E chiede a Conte di intervenire “dimostrando per una volta di aver capito cosa significa discontinuità. E dimostri che le parole dette in Senato sul suo ministro erano sincere. Un paese che respinge dei bambini è un paese senza futuro”. In serata il provvedimento è stato firmato anche dal ministro delle infrastrutture e trasporti Danilo Toninelli e dalla titolare della Difesa Elisabetta Trenta. “Ventidue bambini piccoli e le loro mamme strappati dalla guerra in Libia sono considerati un pericolo per la sicurezza pubblica in Italia – dice Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea -. Questo è il paradosso di questi tempi. Si considera il passaggio della nostra nave ‘non inoffensivo'”. La ong assicura poi che “le persone sono tutte al sicuro a bordo con noi” anche se, precisa, la salute di molti migranti è compromessa dalla situazione precaria in cui si trovavano a viaggiare: “Ci sono casi di ipotermia”. A preoccupare l’equipaggio della nave di Mediterranea però sono soprattutto i “segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia” che molti di loro portano sul corpo: “Fuggono tutte dall’inferno”.

“C’è la soddisfazione per essere riusciti a salvare circa cento persone di cui una buona parte sono bambini. Questa è sempre un’emozione fortissima. Il resto lo vedremo nelle prossime ore”, ha commentato Alessandro Metz, l’armatore sociale di Mare Jonio. “Negli ultimi giorni abbiamo sentito di morti annegati nei naufragi – racconta all’Ansa – e sapere che circa cento persone sono a bordo della Mare Jonio e quindi portate in salvo ci fa dire che, nonostante le difficoltà e i tentativi di fermarci, ne vale assolutamente la pena”. In questo momento, conclude l’armatore triestino, “ci sono dei bambini e delle bambine che sono vivi. Ci sono uomini e donne che non sono morti annegati. Il resto lo vedremo nelle prossime ore sulla base di come evolve la situazione”.

STALLO SULLA NAVE ELEONORE – L’imbarcazione della ong tedesca Lifeline è ancora ferma in acque internazionali, dopo che il 27 agosto i ministri della Difesa e dei Trasporti Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, hanno controfirmato il divieto d’ingresso predisposto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono 101 i migranti a bordo che, insieme all’equipaggio, si trovano in balia delle acque del Mediterraneo e senza rifornimenti. “Nell’assenza di qualsiasi supporto dai governi siamo ancora una volta lasciati soli con i nostri confusi ed esausti ospiti”, si legge sul profilo Twitter della ong tedesca. “Ci è stato mandato un rifornimento di cibo fresco ed acqua ma non sostituisce la pace e la sicurezza. Chiediamo a tutti di solidarizzare con noi”. Martedì il capitano, Claus Peter Reisch, aveva lamentato che “Malta ci nega la fornitura di acqua e cibo, vuole che muoiano di sete”.

Il capo del Viminale ha motivato il provvedimento con “il pericolo di ingresso in territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o pericolosi per la sicurezza pubblica“. E mentre nei giorni scorsi i due ministri del M5s non avevano controfirmato il divieto per la nave Open Arms, questa volta si sono mostrati in accordo con il leghista per “solide ragioni legali”.

Intanto, la Commissione europea fa sapere che “uno stato membro”, la Germania, secondo quanto riporta l’Adnkronos, ha chiesto di coordinare la distribuzione dei migranti che si trovano a bordo della nave Eleonore. Ad annunciarlo è stata la portavoce Natasha Bertaud durante il consueto midday briefing con la stampa. “Siamo stati contattati – ha detto -, abbiamo ricevuto la richiesta di uno Stato membro di coordinare, come abbiamo fatto in passato, gli Stati membri che hanno la volontà di prendere una parte dei migranti a bordo della nave Eleonore. È una cosa che stiamo facendo ora, i contatti tra gli Stati membri sono in corso”. Per quanto riguarda la nave Mare Jonio, “seguiamo la situazione, ma per ora non siamo coinvolti”.

NAUFRAGIO IN LIBIA: 40 MORTI – Non ci sono notizie invece sullo stato dei migranti recuperati a il 27 agosto a largo delle coste di al-Khoms, in Libia, in seguito al naufragio in cui sarebbero morte circa 4o persone, tra cui alcuni bambini. L’imbarcazione sulla quale viaggiano trasportava, secondo Alarm Phone, circa 90 perone, delle quali 65 risultano sopravvissute. L’ufficio libico dell’organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), ha dichiarato di “aver recuperato diversi corpi”, ma ci sarebbero ancora molti dispersi.

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