Un intero quadrante a sud di Roma militarizzato per i funerali di Fabrizio Piscitelli. La salma di ‘Diabolik‘ – così com’era conosciuto il capo ultras degli Irriducibili della Lazio ucciso il 7 agosto scorso con un colpo di pistola alla nuca – arriva in una bara completamente nera al Santuario del Divino Amore, dove il questore della Capitale, Carmine Esposito, ha disposto le esequie in “forma privata”, con al massimo 100 persone per il timore di disordini. Proprio la questura romana aveva schierato un piccolo esercito di 300 poliziotti a blindare un’area a numero chiuso, dentro la quale le persone non segnalate non potranno entrare. Attimi di tensione, alla fine della cerimonia, quando gli agenti hanno fatto rispettare il divieto ai tifosi di portare a spalla il feretro in spalla fin già al piazzale. Anche la moglie del capo ultrà ha subito un lieve malore e ha avuto bisogno del soccorso del 118, subito risolto tanto che poco dopo la stessa donna ha inveito, insieme alla figlia, contro le forze dell’ordine quando non è stato possibile, per motivi di ordine pubblico, rendere l’estremo saluto al capo ultrà.

Un nutrito gruppo di ultras, circa 300, si erano già presentati in mattinata alla camera ardente presso il Policlinico Tor Vergata con maglia bianca e indosso simboli del gruppo ultrà e della Ss Lazio. Molti di più, circa 500, si sono assiepati alle transenne che bloccano l’accesso all’area del Santuario. L’arrivo della bara è stato accolto con applausi e diversi saluti romani. Piscitelli, in una delle recenti interviste, si era dichiarato “l’ultimo dei fascisti di Roma”. Sulla linea di delimitazione imposta della questura, è apparso uno striscione di saluto: “E’ uno che per come lo conosco io andrebbe solo e a piedi al funerale suo… I ragazzi del Diablo”, citazione della canzone “Fenomeno”, di Franco Califano (tifoso interista, ndr). Nella folla si intravedono anche alcune sciarpe giallorosse. “Lo avete ammazzato tanti anni fa con le parole vostre. Siete sciacalli de merda…”, hanno urlato alcuni degli ultras intervenuti. “Non valete niente, siete solo sciacalli… Peggio delle guardie, ha detto ancora un uomo ai cronisti. A un certo punto anche la figlia di Fabrizio Piscitelli, Ginevra, se l’è presa con i poliziotti: “Guardate che avete fatto!”.

Presenti capi ultrà da tutta Europa ed esponenti di Forza Nuova e Casapound – In mattinata, l’AdnKronos ha diffuso le immagini della bara, nera e lucidissima, con ai lati la scritta bianca e celeste ‘Irriducibili’ e davanti gli occhi del personaggio dei fumetti al quale Piscitelli aveva “rubato” il nome di battaglia. I leader della Curva nord nei giorni scorsi avevano dichiarato di accogliere l’invito della famiglia, chiedendo anche ai numerosi gruppi delle tifoserie extra cittadine di attenersi a un comportamento “consono e rispettoso“. Ma l’auspicio non si è concretizzato fino in fondo, specie alla fine della cerimonia, quando sono stati accesi i soliti fumogeni. Presente al funerale anche Cristiano Sandri, il fratello di Gabriele, il tifoso laziale ucciso con un colpo di pistola l’11 novembre 2007 sull’autostrada A1 Milano-Napoli, episodio per il quale l’agente di polizia Luigi Spaccarotella è stato condannato per omicidio volontario.

Nel piazzale anche alcuni esponenti di Forza Nuova, fra cui Valerio Arenare e Stefano Schiavulli. Alle esequie sono arrivati anche delegati di diverse fra le tifoserie italiane gemellate (e non) con i laziali. Presenti delegati delle curve di Inter, Triestina, Chieti, Verona e anche esponenti delle tifoserie di Real Madrid, West Ham e Levski Sofia. Tra di loro anche Luca Lucci, il capo ultras del Milan noto tra l’altro per essere stato fotografato mentre stringeva la mano al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Altro personaggio “noto”, Daniele Ciani, il ragazzo simpatizzante di Casapound che tre mesi fa, durante le proteste dell’estrema destra a Casal Bruciato, urlò “Ti stupro” alla madre della famiglia rom cui fu assegnato un alloggio popolare nel quartiere capitolino.

L’inchiesta sull’omicidio e la criminalità organizzata – I timori della vigilia da parte della questura di Roma non erano soltanto legati alla presenza, cospicua, di delegazioni delle tifoserie estreme da tutta Europa. Ma anche ai presunti legami fra Piscitelli e la criminalità organizzata, su cui i magistrati antimafia romani stavano lavorando ultimamente. Gli inquirenti, negli anni, hanno documentato contatti fra il 53enne nato al Quadraro e residente nella vicina Grottaferrata, e alcuni boss legati alla camorra casalese, ai clan sinti e alla criminalità albanese. Proprio in quest’ultimo ambito si cerca il mandante dell’omicidio.

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