Avevo 8 anni e il lettone di mamma e papà mi sembrava gigantesco.

Le immagini sbiadite, in bianco e nero che si avvicinavano dallo schermo bombato del Phonola 28 pollici accendevano in me una eccitazione eccessiva perfino per un bambino ‘agitato’ quale ero. Facevo le capriole immaginandomi anche io dentro quella scatola strana che stava arrivando in un paesaggio sconosciuto.

Era la Luna, o meglio, l’allunaggio del Lem trasmesso in diretta dal Primo Canale e commentato da Tito Stagno con il contraltare di Ruggero Orlando.

Tutti gli eventi epocali trascinano con sé, indelebili, i ricordi del momento della propria vita in cui li abbiamo vissuti.

Per quanto mi riguarda è stato così per la Luna, per il rapimento di Aldo Moro, per l’11 settembre. Ricordo esattamente cosa stavo facendo in quel momento, con chi ero, le emozioni che avevo provato. Immagino sia stato così anche per i miei genitori quando ascoltarono l’annuncio dell’armistizio alla fine della Seconda Guerra Mondiale o quando assassinarono John Kennedy.

In questi giorni estivi di celebrazioni persino esagerate per i 50 anni dell’evento mediatico dell’allunaggio un libro fuori dal coro dei peana pro-Nasa ricorda a suo modo l’evento che ha comunque cambiato l’approccio mentale delle persone allo spazio. Si intitola Moon e si articola in 11 racconti brevi che hanno come fulcro narrativo quel 20 luglio del 1969.

Undici autori italiani che si confrontano con i generi più diversi, dalla narrativa pura in cui la ‘conquista’ della Luna fa da sfondo a una desolata storia d’amore lunga 50 anni (autore, Mariano Sabatini) alla descrizione più verosimile del vero di come le capacità di Walt Disney e di Stanley Kubrick avrebbero potuto rendere reale per miliardi di persone un ‘allunaggio’ made in Hollywood. Talmente circostanziato, questo racconto, da far sentire l’esigenza al suo autore, Giulio Leoni, di inserire un moto d’orgoglio da parte dell’astronauta Armstrong: destinato, nel racconto, insieme ai compagni a vagare in orbita durante la “messa in scena a terra”, insiste e pretende di allunare davvero, non visto da alcuno, rimanendo senza parole di fronte al paesaggio lunare (alla faccia del ‘grande balzo per l’Umanità).

Ancora più estremo il racconto di Divier Nelli nel quale ritorna la tesi della manipolazione cinematografica, ma stavolta – secondo l’autore – a girarla non sarebbe stato Kubrick ma un fantomatico Michael Ferrarese, regista di B-movie di fantascienza, ingaggiato da Nixon in persona per ingannare il mondo. Ormai novantenne, con l’Alzheimer e ricoverato in una casa di riposo in Italia cerca di rivelare il suo segreto ad un blogger rampante ma… E poi tutti gli altri racconti, drammatici o ironici, grotteschi o intimisti, per risalire al giorno che, in un modo o nell’altro, cambiò comunque la vita di tutti.

Sicuramente cambiò quella di Tito Stagno, autore novantenne della prefazione alla antologia: quel 20 luglio lo rese in Italia ‘l’uomo della Luna’, facendo dimenticare tutto quello che di importante aveva fatto prima, tutto quello che avrebbe fatto dopo.

Moon è una lettura estiva ma non solo, che fa riflettere sulla potenza della comunicazione, su ciò che sembra vero e su ciò che può apparire falso ma anche sulla propria personale esistenza. Come dice l’agente della Cia incaricato di ritrovare e distruggere la prova della truffa di Nixon: “Perché vuole che il mondo smetta di sognare? Il primo allunaggio è di nuovo una realtà inattaccabile. Nessuno potrà più cambiare la Storia”.

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