Due ascensori rotti da 4 anni, l’unico “funzionate” era guasto da 10 giorni. Così, un disabile di 60 anni, con gravi problemi deambulatori, ha provato a salire da solo le scale fino al secondo piano, dove alloggiava. Ma a un certo punto avrebbe perso l’equilibrio, è caduto all’indietro, battendo la testa e finendo in ospedale. A quanto si apprende l’uomo sarebbe fuori pericolo. E’ successo nella serata di giovedì a Roma, in via Val Cannuta, nella periferia ovest della Capitale, all’interno di uno degli edifici noti come “residence“, quelli che il Comune di Roma ha reperito negli anni sul mercato (pagandoli a caro prezzo) per fare fronte all’emergenza abitativa e che oggi l’amministrazione M5S ha inserito nel cosiddetto progetto Sassat (Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativi temporaneo). A chiamare l’ambulanza alcuni vicino. Ricoverato in codice giallo, non è in pericolo di vita.

Alcuni vicini di casa confermano che il 60enne si muove solo con le stampelle. “Non ce la fa a camminare senza – racconta Marian a IlFattoQuotidiano.it – Quando l’ascensore non funziona e lo incontro, lo accompagno in garage a prendere il montacarichi, ma dovendo fare due piani di scale probabilmente l’altra sera aveva preferito avviarsi con calma”. Gli inquilini dell’edificio spiegano anche che “il terzo ascensore si rompe spesso, di solito lo aggiustano ogni due-tre giorni, ma stavolta sono passate quasi due settimane e non è venuto nessuno“. L’Unione Inquilini, che ha denunciato l’accaduto, solo il giorno prima aveva inviato una lettera all’assessorato Politiche Abitative del Comune di Roma per sollecitare, presso i proprietari dell’edificio, l’invio di una squadra di manutentori, contando il palazzo ben 8 piani.

Per l’edificio, di proprietà della Immobiliare Pollenza 2005 srl, il Comune di Roma paga un canone annuo di 2.950.000 euro più Iva, in virtù di un contratto stipulato il 17 febbraio 2006, comprensivo di una maggioranza del 30 per cento finalizzata “alla realizzazione a carico del locatore dei lavori atti a garantire la piena funzionalità e fruibilità degli immobili”. Come conferma il Dipartimento Politiche Abitative, dunque, i lavori di manutenzione erano a carico della proprietà. Un canone molto alto, come denunciato da anni dall’amministrazione M5S in Campidoglio, che sta faticosamente avviando un programma di uscita dai Sassat. Basti pensare che la grandezza media degli alloggi è di circa 50 metri quadri e che per ognuno il Comune spende la cifra di 1.700 euro al mese.

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