“Il Pd di Zingaretti? La maggioranza è sempre la stessa, ‘sto partito lo governa Franceschini alla fine“. Sono le parole di Dario Corallo, il giovane esponente del Pd che si candidò nella prima fase delle primarie dem e balzato agli onori delle cronache per le sue critiche alle modalità comunicative del medico Roberto Burioni e dei suoi follower.
Ospite de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, Corallo spiega: “Il problema è che qualsiasi segretario viene eletto con una serie di voti che prende dal territorio, all’interno della base. Questi voti sono controllati da dei capi corrente locali, di cui non si sente mai parlare in tv. E questi si spostano. Prima erano tutti renziani, ora sono tutti zingarettiani. Chiunque diventi segretario si trova ostaggio di questo mondo. E’ il motivo per cui noi avevamo deciso di non parlare con nessun dirigente locale, ma questo ovviamente è stato punitivo dal punto di vista dei voti”.
Corallo si pronuncia sull'”autosospensione” di Luca Lotti nella vicenda Csm (“l’autosospensione non vuol dire niente, non esiste nello statuto del partito”) e si esprime su certo snobismo della sinistra: “Questo atteggiamento del ‘guarda, vengo e ti spiego quali sono i tuoi problemi’ non è sostenibile ed è uno dei motivi dell’arretramento della sinistra. I partiti di sinistra sono convinti di essere depositari del potere e che gli altri siano usurpatori e chi li vota è un analfabeta funzionale. Questo è molto pericoloso perché, oltre a farti perdere il rapporto con il cittadino, va a de-ideologizzare la politica. Se c’è una verità assoluta che senso ha la politica?”.