Via i 6 diversi sistemi tariffari vigenti finora, stop al meccanismo degli aggiornamenti annuali. L’Autorità di regolazione dei trasporti ha dato l’ok definitivo al nuovo sistema tariffario per le autostrade, teso nelle intenzioni del governo M5s-Lega a garantire trasparenza ed equità, con benefici in arrivo per automobilisti, per i quali – nelle intenzioni dei promotori – si potrebbe profilare anche un calo dei pedaggi.

Il nuovo sistema è diventato definitivo con la pubblicazione da parte dell’Autorità delle delibere relative a 16 concessionarie (da Autostrade per l’Italia a Strada dei Parchi, dall’Autostrada dei Fiori alla Milano Serravalle), i cui Piani economico-finanziari (Pef) erano scaduti da anni. La nuova regolamentazione, che l’Art ha già applicato recentemente per le concessioni scadute dell’Autobrennero e delle Autovie Venete, è basata sul metodo del ‘price-cap‘, con l’introduzione di un indicatore di produttività secondo indicatori oggettivi basati sul confronto competitivo con le migliori pratiche del settore: questo, è l’obiettivo, garantirà trasparenza ed equità dei pedaggi.

Per dare maggiore certezza sugli investimenti da realizzare, l’Autorità interviene sui costi, adeguando la remunerazione sul capitale investito (al 7,09%) agli attuali tassi di mercato. Per le opere già messe in cantiere continuerà ad essere applicato il tasso di rendimento previsto dal precedente sistema. Infine, il nuovo regime incentiva l’effettiva realizzazione degli investimenti programmati, con verifiche annuali e diminuzioni del pedaggio in caso di mancato rispetto dei cronoprogrammi.

Tutte misure che però non piacciono ai concessionari, che già ad aprile, nell’ambito della consultazione pubblica avviata dall’Autorità, avevano contestato il provvedimento. “Esprimiamo la nostra più grande preoccupazione e la ferma opposizione alle deliberazioni” dell’Autorità, torna a tuonare l’Aiscat, lamentando di non aver avuto la “possibilità (nonostante le nostre richieste) di un reale confronto”. Ricordando che le tariffe italiane sono “tra le più basse d’Europa a fronte dei maggiori investimenti per ammodernare la rete” e che l’Ue ha ritenuto il nostro sistema “equo e ragionevole”, l’associazione delle società concessionarie si appella dunque al governo (“ci auguriamo che il governo voglia valutare con grande ponderazione”) e assicura la propria disponibilità ad un “serio confronto“.

Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha espresso la sua soddisfazione: “In questo modo riequilibriamo i pesi tra interesse pubblico e interessi privati. I profitti dei privati sono giusti, gli abusi no. E noi ci batteremo sempre a favore della sicurezza e della qualità del viaggio di tutti i cittadini”.

Nel M5s però c’è chi chiede di andare oltre. Alessandro Di Battista, tornato a partecipare al dibattito pubblico dopo un periodo di pausa, propone di avocare allo Stato la gestione delle grandi infrastrutture viarie: “Recuperare il controllo delle autostrade farà entrare nelle casse dello Stato miliardi di euro da investire nella diminuzione del carico fiscale o nell’abbassamento dei pedaggi – scrive su Facebook – Si può fare, purché si abbia il coraggio”. “Ovviamente – aggiunge – se la Lega decidesse di combatterla sarebbe tutto più facile, ma la Lega tace”.

“Voi sapete come siamo arrivati a questo punto? – domanda l’esponente pentastellato – Nel 1999, a cavallo tra i governi Prodi e D’Alema, con la scusa di mettere a posto i conti e presentarsi diligentemente in Europa, politici pavidi e ipocriti si sono venduti al capitale svendendo una gallina dalle uova d’oro: le nostre autostrade. Da quel momento la famiglia Benetton ha incassato denari a palate grazie ai regali della politica – conclude – Parliamo di quasi 10 miliardi di utili, più o meno il costo della flat tax“.

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