Quando Giuseppe non aveva ancora la patente prendeva il treno alle 5 del mattino per raggiungere la città ospedaliera di Lecce, partendo da Taranto. Quando aveva 15 anni costrinse i genitori ad affittare una casa a Lugo per passare l’estate in ospedale, studiando: aveva iniziato a fare uno stage al Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ravenna) e ci teneva a non saltare le lezioni. Oggi che ha compiuto 19 anni e la patente ce l’ha, Giuseppe continua a lavorare il sabato sera in pizzeria per mettere da parte i soldi per la benzina: 200 chilometri tra Taranto e Lecce. Cento all’andata e altrettanti al ritorno non sono mica pochi. Il mese scorso con il suo gruzzoletto ha acquistato anche i ferri del mestiere. Su Amazon, per esercitarsi. “Io una cosa così non l’ho mai vista”, confessa il dottor Luigi Specchia, con cui collabora in ospedale. “È giovane, talentuoso, determinato, dotato di una notevole ricchezza umana”, racconta Maria Todaro, la sua professoressa di Scienze. Giuseppe Bungaro ha 19 anni ed è uno studente della quinta A al liceo scientifico Del Prete-Falcone di Taranto. Nel 2015 ha ideato un nuovo stent pericardiaco capace di ridurre i rischi post operatori dei pazienti. Nel 2018 ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali dei Progetti Scientifici, è inserito nelle 100 Eccellenze Italiane come giovane talento della medicina ed è fresco vincitore dell’European Union contest for young scientists. “No, non andrò all’estero”, sorride.

Giuseppe ha capito che la sua passione sarebbe stata la medicina quando la cugina ha subito un’operazione: “Lì ho deciso che in futuro avrei aiutato la gente”, racconta. Ha la voce determinata, chiara, veloce. Risoluta. Viene da Fragagnano (Taranto), è figlio di un operaio dell’Ilva e sogna di diventare chirurgo. La sua esperienza in sala operatoria è iniziata con il dottor Fausto Castriota, coordinatore dell’Unità Operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica di Maria Cecilia Hospital e ora all’Humanitas di Bergamo. “Il primo periodo l’ha fatto con Castriota, a Lugo (in provincia di Ravenna), passando le estati lì. Costringeva i genitori a prendere una casa in quel posto sperso nel nulla per frequentare il laboratorio di emodinamica – ricorda il professor Luigi Specchia, cardiochirurgo di Lecce con cui oggi collabora il giovane tarantino –. Castriota mi chiamò per chiedermi se volevo seguirlo, visto che Giuseppe voleva fare il chirurgo. Così è venuto a Taranto. La cosa strana è che oggi, dopo più di tre anni passati, mi relaziono con lui come se fosse un collega”, sorride.

Grazie ad una convenzione tra la Città di Lecce Hospital nell’ambito dell’attività di alternanza scuola-lavoro Giuseppe riesce ad essere in ospedale con frequenza. Si presenta nei giorni di sciopero, quando ci sono riunioni scolastiche, assemblee: in media una volta a settimana. Sempre in base agli impegni scolastici, che devono avere la precedenza. “All’inizio pensavamo fosse una cosa passeggera: uno dei suoi punti di forza è la costanza, la perseveranza”, racconta il dottor Specchia. Chiariamolo: Giuseppe partecipa da spettatore in ospedale. “Per lui basta anche toccare, accarezzare un cuore: a 16 anni tremava dalla felicità quando lo ha fatto per la prima volta – continua Spechia –. Si sentiva sempre più coinvolto nella pratica, anche se di pratica c’era poco per lui”.

Chi viene dal sud ha una marcia in più? “Non penso significhi qualcosa da quale parte dell’Italia si venga – risponde il giovane pugliese –. Tutti abbiamo una testa pensante”. Giuseppe è in anticipo sulla tabella di marcia della vita. Ma non ci sta a passare per genio, supereroe, simbolo, emblema, allegoria di un’intera regione. “La mia giornata tipo è uguale a quella di tutti gli altri: vado a scuola, torno a casa, studio e la sera esco con i miei amici. Alcuni giorni, però, passo tutta la giornata in sala operatoria per imparare”.

Il futuro? “La cosa che gli dico sempre è che non deve farsi distrarre. È sempre un ragazzo. E io gli dico ‘cerca di studiare. E di divertirti‘”, conclude il dottor Specchia. “Giuseppe dimostra di essere a pieno titolo una giovane promessa e, sono certa che il suo percorso futuro potrà gratificare il suo profondo amore per la medicina”, aggiunge la professoressa Maria Todaro. Il 13 marzo è stato insignito dal presidente Sergio Mattarella del titolo di ‘Alfiere della Repubblica’. Dopo la maturità Giuseppe tenterà il concorso a Roma per entrare alla facoltà di medicina. “Tra 10 anni vorrei essere un cardiochirurgo”, risponde lui, determinato. Prima di concludere: “A volte mi è passata per la mente l’idea di trasferirmi all’estero, di tentare una strada fuori dal mio Paese. Ma poi, alla fine, ho deciso che resterò qui”.

Articolo Precedente

Ho assistito a una festa all’Esquilino che era un microcosmo di umanità

next
Articolo Successivo

Dale Carnegie, Bompiani traduce dieci manuali del guru della leadership inediti in Italia

next