È allarme a Giugliano, nel Napoletano, per 450 rom sgomberati il 10 maggio scorso e ora accampati, senza acqua e senza elettricità, in una ex-fabbrica di fuochi d’artificio di proprietà privata, a Ponte Riccio. A sollevare il caso è padre Alex Zanotelli, missionario comboniano che da anni abita a Napoli: “Dopo un mese non si riesce ancora ad avere l’acqua. Dormono nelle macchine e nelle piccole roulotte che hanno. Abbiamo chiesto di piazzare qualche tenda ma non c’è niente da fare. La Protezione civile dice che non può intervenire se l’amministrazione comunale non richiede un loro intervento”. Padre Alex conosce bene la storia di queste famiglie: “Sono rom bosniaci , fuggiti dalla guerra di Jugoslavia e insediatisi negli anni ’80 nella zona industriale di Giugliano. Si tratta di oltre 450 persone, di cui 150 bambini, tutti nati a Giugliano, molti sono cittadini italiani. Nel 2007 erano stati sgomberati dal campo , nell’area industriale, su ordine della Procura di Napoli, senza un’alternativa. Da allora è iniziata una vera e propria via crucis  che non è ancora finita. Per anni hanno vagato per le campagne del giuglianese. Ogni volta che li visitavo, mi si spezzava il cuore. Dopo tante pressioni sul Comune il sindaco li ha collocati a Masseria del Pozzo, ex-Resit, uno dei posti più inquinati della Campania dove respiravano bio-gas, emanato dal sottosuolo”.

Il missionario punta il dito contro l’amministrazione: “Dopo anni di sollecitazioni e proteste, il sindaco li ha piazzati in una buca orrenda alla Madonna del Pantano, dove non metteremmo nemmeno i nostri animali. Abbiamo continuato a premere sul sindaco Antonio Poziello perché trovasse un luogo dignitoso per un essere umano. L’amministrazione aveva ricevuto 900mila euro per costruire un eco-villaggio per i rom. Ma i cittadini di Giugliano hanno raccolto migliaia di firme contro questo progetto. E il sindaco, intimidito, ha abbandonato il progetto e ha deciso di non fare più nulla per i rom, per calcoli elettorali”.

L’ultimo atto della vicenda il 10 maggio scorso quando si sono presentati nel campo una cinquantina di poliziotti insieme agli assistenti sociali. I rom sono fuggiti e hanno trovato rifugio in questa ex-fabbrica di fuochi d’artificio di un privato, a Ponte Riccio. Chi non ci sta a sentire solo accuse è proprio l’amministrazione. Parlare con il sindaco è impossibile ma l’assessoreal Welfare Gennaro d’Orta conosce bene la situazione: “Viviamo da cinquant’anni con i rom. Il problema non può essere legato allo sgombero recente. A Giugliano la loro presenza è decennale. Tutta l’attenzione che si sta sollevando per questo caso è una polemica che non ha spiegazioni logiche. Perché Giuliano sta diventando un caso nazionale? Degli enormi costi che questa comunità si sta sobbarcando per l’integrazione nessuno ne parla. Nessuno dice che questa comunità di giuglianesi ha mai protestato, ha mai fatto un corteo contro i rom. Siamo una comunità civile e ci fanno passare come quelli che maltrattano i rom”. D’Orta rispedisce al mittente le accuse: “Padre Zanotelli dov’è ogni giorno? Siamo noi che ci occupiamo dei rom da anni, non questa gente. Noi giuglianesi siamo persone pacifiche che ci facciamo carico di queste persone. Ci devono spiegare che cosa dobbiamo fare per quanto riguarda le politiche abitative nei confronti dei rom: noi non abbiamo case per loro, ma se anche ci fossero lei ha mai preso in mano lo stato di famiglia di un rom? Nello stato di famiglia ci sono anche 20 persone. Dove li potremmo mettere in un appartamento tutte queste persone? Nelle case, inoltre, non ci vogliono andare. Qualcuno ci vuole dire come si devono comportare le amministrazioni di fronte a questo problema? Da giuglianese mi sono solo sentito solo puntare il dito contro”.

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