Trevignano Romano dice addio ai pini del suo splendido lungolago. Il ridente comune che si affaccia sul lago di Bracciano, a pochi chilometri dalla Capitale, ha deciso di effettuare dei lavori di rifacimento stradale e per questo ha dato l’ok all’abbattimento di almeno 23 alberi di circa 70 anni ma teoricamente sani. Al termine delle operazioni, che si sono concluse nel mese di maggio, è sopravvissuto un solo pino. “Si ritiene – si legge nella relazione presentata nel 2017 dal dottore forestare incaricato dal Comune, Marcello Roncoloni – che un intervento di rifacimento del fondo stradale che comporta lo scavo di tutta la sede della viabilità per una profondità pari a circa 30 cm […] possa determinare un’interferenza con i cordoni radicali principali e pertanto compromettere la stabilità delle alberature stesse”. Dunque, “si ritiene opportuno provvedere all’abbattimento dei soggetti arborei di pino domestico in esame”. In sintesi: bisogna rifare a strada, i pini si potrebbero indebolire, meglio buttarli giù. A confermarlo a Ilfattoquotidiano.it, è il vicesindaco della cittadina lacuale, Luca Galloni. “E’ una decisione dolorosa ma necessaria – ha spiegato – La sicurezza delle persone viene prima di tutto. Abbiamo deciso di sostituire le alberature rimosse con delle nuove, le quali cresceranno nello stesso punto. Dunque non ci saranno ripercussioni sull’ecosistema”.

La sede stradale di via della Rena – così si chiama il lungolago di Trevignano – è in effetti danneggiato dalle radici esploratrici dei pini, in cerca di ossigeno. Ma come si legge nella delibera comunale del 5 maggio 2017, che stanzia 125.000 euro per i lavori di restyling, questo non è stato l’unico motivo che ha portato alla rimozione dei pini. “Le piante – si legge – interferiscono con le opere murarie presenti, muri perimetrali delle proprietà private, condotte fognarie (acque bianche e nere), linee di pubblica illuminazione e gas. Si ritiene pertanto che le alberature abbiano raggiunto caratteristiche dimensionali e di sviluppo non più idonee al sito di impianto”. “Probabilmente siamo stati un po’ lenti – ammette il vicesindaco Galloni – e forse chi c’era prima di noi non ha curato benissimo la potatura di queste piante. Fatto sta che oggi questo processo è irreversibile”.

Proprio il fatto che le radici dei pini arrivino a invadere le proprietà private, ha forse spinto una parte dell’opinione pubblica di Trevignano ad appoggiare l’operazione del Comune di tagliare le alberature. Fra chi si è opposto, invece, c’è lo scrittore Giulio Laurenti, che sui social network per giorni ha denunciato “lo scempio perpetrato sul lungolago”, postando anche le foto degli alberi tagliati e chiedendo di togliere la bandiera blu al Comune di Trevignano Romano. “Altro che ‘circa 23 alberi’, come si dice in delibera – denuncia Laurenti a Ilfattoquotidiano.it – gli operai mi hanno detto di aver ricevuto l’ordine di tagliare tutti gli alberi necessari per il rifacimento della strada. Il nostro lungolago non sarà mai più come prima. Nei prossimi mesi i fusti abbattuti potrebbero arrivare anche a 100, è una vergogna”. Una denuncia confermata da Gian Pietro Cantiani, dottore forestale e già consigliere della Società Italiana Arboricoltori. “Da un’analisi superficiale – spiega – non mi sembra proprio che quelle tagliate siano delle piante malate. Purtroppo, in generale, i Comuni, per fare prima continuano ad ordinare il taglio degli alberi ed i colleghi tendono ad andare incontro ai desiderata delle amministrazioni. Oggi esistono delle tecniche che consentono di analizzare uno ad uno gli alberi e capire quali sono quelli malati e quali possono essere salvati riducendo il rischio e magari aumentando i parametri vitali e la stabilità”.

Nella perizia tecnica allegata alla delibera 2017, il consulente del Comune afferma che “la gran parte dei soggetti arborei è caratterizzata da uno stato di vigoria mediocre, da chiome asimmetriche con seccumi diffusi, caratterizzate da una notevole altezza e da chiome ampie sottoposte a sollecitazioni e a momenti flettenti per l’esposizione ai fenomeni ventosi, che aggravano notevolmente il rischio di caduta”. Lo stesso professionista, ammette anche che “la metodologia di indagine applicata non è in grado di determinare e valutare le condizioni dell’apparato radicale nella porzione non visibile”, pertanto “non si ritiene possibile prevedere e valutare la degradazione dell’apparato radicale nella porzione ipogea”. Quindi la valutazione non valuta tutto l’albero ma sono la parte fuori dal suolo dal colletto alla chioma. “Ed è quello il problema grave di questa vicenda”, chiude Cantiani.

La battaglia a Trevignano Romano è tuttora in atto. Il Comune replica affermando che le alberature rimosse verranno sostituite con altri 120 esemplari autoctoni di leccio e, nel frattempo, annuncia la piantumazione di almeno 800 alberi nel bosco sovrastante il paese. Sulla vicenda, afferma di avere le mani legate il direttore del Parco di Martignano e Bracciano, Daniele Badaloni. “L’area è fuori dalle nostre competenze – spiega a ilfattoquotidiano.it – Il Comune avrà fatto le sue valutazioni in relazione alla sicurezza dei cittadini, che è sempre prioritaria”.

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