Chiuso, chiusissimo, praticamente riaperto. Chi pensava che con la presa di posizione del premier Conte la vicenda del sottosegretario leghista Armando Siri fosse avviata verso un esito scontato (le dimissioni), ha dovuto ricredersi in fretta. Merito (o colpa) dell’ennesimo botta e risposta tra Salvini e il Movimento 5 Stelle, a cui evidentemente non è andato giù il tergiversare del segretario del Carroccio, che in un colloquio riportato dal Corriere della Sera ha di fatto riaperto la partita. Parole, quelle di Salvini, che hanno comunque provocato la reazione durissima dell’alleato di governo. A ora di pranzo, infatti, sul Blog delle Stelle è comparso un post dal titolo inequivocabile sotto la foto del ministro dell’Interno: “Adesso sii coerente, fai dimettere Siri”, con sfondo rossonero (sarà un caso, ma Salvini è tifoso milanista) e la citazione di una frase pronunciata dal segretario leghista nel 2017.

Era il periodo del Governo Gentiloni e delle dimissioni del sottosegretario ai Trasporti (altra casualità) Simona Vicari (Pd), che fece un passo indietro perché indagata per concorso in concussione: “Le dimissioni non mi soddisfano. Non basta chiedere scusa e dimettersi” disse Salvini, che invece oggi – fanno notare i grillini – sul caso Siri sta assumendo una posizione opposta. Da qui la richiesta di coerenza, condita da inviti ancor più espliciti: “La Lega non cambi sempre discorso, tiri fuori le palle e lo faccia dimettere”. In serata da Roma è arrivata la controreplica del ministro dell’Interno, se possibile con toni ancora più incendiari. “Gli amici dell’M5s pesino le parole – ha detto il vicepremier – Se dall’opposizione insulti e critiche sono ovvie, da chi dovrebbe essere alleato no. La mia parola è una – ha aggiunto – e questo governo va avanti cinque anni, basta che la smettano di chiacchierare e rompere le scatole”. Non solo. “Mi dicono ‘tiri fuori le palle’? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia” è il pensiero del segretario leghista, che poi, rivolgendosi a tutti gli avversari politici (e non solo agli alleati di governo) ha detto: “Tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l’ultimo avviso”. Presa di posizione, quindi, che non è diretta esclusivamente al Movimento 5 Stelle, come emerso dai primi lanci di agenzia. Fatto sta che Di Maio ha controreplicato: “Con la corruzione non ci si tappa la bocca, si parla e si chiede alle persone di mettersi in panchina” ha detto a Non è l’Arena. Poi la spiegazione: “Il tema è semplice: questa persona poteva fare un passo indietro. Ora si faccia fare un passo indietro prima del Cdm” ha sottolineato il capo politico del M5s, ricordando di avere la maggioranza assoluta in Consiglio. “Ma perché dobbiamo arrivare a questo punto?”, si è chiesto il vicepremier. Al netto di chi ha detto cosa, resta un dato: la partita Siri è tutt’altro che chiusa e le ore che precedono il consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi mercoledì (non c’è ancora stata la convocazione ufficiale) diventano di cruciale importanza. Per il caso Siri e per la tenuta del governo.

di Manolo Lanaro

SALVINI SUL CORRIERE E A FIRENZE: DALLA DIFESA DI SIRI AI MESSAGGI AGLI ALLEATI
“Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme”. Matteo Salvini ritorna neanche troppo velatamente sul caso del sottosegretario indagato per corruzione. E se, come detto, tra venerdì e sabato la sorte del sottosegretario sembrava scritta, oggi tutto torna in discussione. In un comizio a Firenze, in sostegno del candidato sindaco del centrodestra Ubaldo Bocci, il segretario del Carroccio ha difeso il suo uomo anche se non ha ripetuto i virgolettati a lui attribuiti nel colloquio riportato dal Corriere della Sera, in cui ha derubricato di fatto le accuse a Siri dicendo che “non si può condannare, dimissionare, linciare una persona sulla base di chiacchierate telefoniche di altre persone…”. Per il ministro dell’Interno serve almeno “un rinvio a giudizio”, in caso contrario, la “democrazia corre dei rischi“. Parole in evidente rotta di collisione non solo con quanto detto da lui precedentemente, ma anche con il premier Conte, che chiedendo le dimissioni di Siri, giovedì, ha spiegato che politicamente aver proposto una legge per interessi di parte è già sufficiente per il passo indietro. Il vicepremier leghista ha annunciato anche che al prossimo consiglio dei ministri, quando si discuterà del caso Siri, non succederà nulla. Minimizzando, quindi, l’ipotesi della “conta” tra ministri favorevoli o contrari. E ancora: “Non ascolto gli insulti di chi dovrebbe essere mio alleato. Io – ha detto durante il comizio – vado avanti come un treno. Sarebbe meglio se gli amici dei 5 Stelle ci aiutassero a cambiare in meglio questo paese senza offendermi ogni giorno”. 

BLOG DELLE STELLE: “LEGA TIRI FUORI LE PALLE E LO FACCIA DIMETTERE”
Non si è fatta attendere la replica del Movimento 5 Stelle, che poco prima di pranzo ha pubblicato un post durissimo sul Blog delle Stelle. Frasi e toni che di fatto sembrano confermare come la partita sia completamente riaperta, almeno stando alle parole dei diretti interessati (che però erano e restano in campagna elettorale). “Continuiamo a non comprendere tutto questo baccano da parte della Lega su Siri – ha esordito il M5s – Troviamo sconvolgente che si arrivi a minacciare persino la caduta del governo per non mollare una poltrona di un loro sottosegretario indagato per corruzione in un’inchiesta dove c’è di mezzo anche la mafia. Il Paese – hanno sottolineato i grillini – ha ben altri problemi a cui pensare, noi abbiamo messo delle proposte sul tavolo: il salario minimo, il taglio degli stipendi dei parlamentari, una legge per togliere la sanità dalle mani dei partiti, la legge sul conflitto d’interessi. Risposte? Zero!”.

“Non vogliamo polemiche, al contrario vogliamo continuare a lavorare per altri 4 anni – hanno scritto ancora i 5 Stelle – ma lasciateci dire che è fin troppo facile sparare false promesse ai cittadini se poi una forza politica non è in grado di assumersi le sue responsabilità davanti agli italiani. Perché, vedete, è comodo dire ‘aspettiamo la condanna’. Così parlava Berlusconi!” è l’accusa del Movimento, che poi ha ribadito come “sulla questione morale non facciamo passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso, ma di tirare fuori le palle su Siri e farlo dimettere”. E ancora: “Lo sappiamo – hanno aggiunto – Ci vuole coraggio a fare quello che fa il MoVimento. Noi quando qualcuno sbaglia (o abbiamo anche il minimo dubbio che abbia sbagliato), gli chiediamo di mettersi in panchina. E così è stato fatto per Siri”.

Poi il post si rivolge direttamente al vicepremier: “Anche Salvini dovrebbe mostrare più coraggio e maggiore coerenza – ha spiegato il Blog – visto che in occasione delle dimissioni della sottosegretaria ai Trasporti Simona Vicari (governo Renzi), perché indagata per concorso in corruzione, proprio lui diceva: ‘Le dimissioni del sottosegretario non mi soddisfano. Non basta chiedere scusa e dimettersi’. All’epoca a Salvini non bastavano nemmeno le dimissioni – ha fatto notare il Movimento – mentre adesso trattiene Siri sulla poltrona”. Al netto dell’errore storico (la Vicari si dimise quando il premier era Gentiloni, non Renzi), la conclusione è sullo stesso tono: “La Lega mostri di avere gli attributi non solo quando c’è da attaccare il MoVimento, come è stato fatto ieri con il ministro Trenta – hanno spiegato – ma mostri di averne anche per far dimettere un loro indagato per corruzione. Non si giri dall’altra parte, non minacci il governo, faccia la cosa giusta: dimostri un po’ di coraggio! La Lega lasci stare la poltrona e intervenga, dia un segnale. E risponda alle nostre proposte, a partire dal salario minimo. Il Paese non può più aspettare!”.

DI MAIO: “IO GARANTISTA CON I POLITICI, MA FUORI DALLE ISTITUZIONI”
A stretto giro di posta, la conferma della posizione del Movimento 5 Stelle è arrivata direttamente da Luigi Di Maio, che ospite di Mezz’Ora in più di Lucia Annunziata ha rincarato la dose: “Io dico a Salvini, è bello fare il forte con i deboli, ma questo è il momento del coraggio” ha detto il vicepremier, secondo cui attendere il rinvio a giudizio “non ha senso. Qui la questione non è l’inchiesta in sé ma il fatto che un sottosegretario abbia tentato di favorire un singolo con un emendamento. È la classica storia italiana – ha aggiunto – Il tema è quell’atteggiamento da casta per il quale siccome sei al governo ti senti in grado di favorire il singolo“. Di Maio, poi, ha assicurato che per lui la presunzione d’innocenza è centrale, ma con dei paletti: “Sono garantista per i politici, ma fuori dalle istituzioni, perché in questo caso interviene la questione morale” ha spiegato il capo politico del M5s. Che poi, per quanto riguarda l’ipotesi di una crisi di governo aperta dal Carroccio, ha detto: “Penso che la prima questione sia di responsabilità, la Lega non si deve assumere la responsabilità di arrivare al voto in Cdm, è una sfida inutile – ha spiegato – Reputo preoccupante questo muro contro muro che vuole fare la Lega ma credo anche che non vorranno arrivare al voto. Io non solleverò nessuna crisi di crisi di governo, se vogliono farlo loro, l’ultimo che ha sollevato una crisi su un indagato è Mastella“. Per quanto riguarda il richiamo alla democrazia fatto da Salvini, il vicepremier grillino ha replicato: “Se il tema sono le regole della democrazia guardiamo i precedenti – ha spiegato Di Maio – Lupi per molto meno si dimise, Renzi per molto meno fece dimettere il suo ministro dello Sviluppo Economico. Se Salvini vuol far peggio di Lupi e di Renzi faccia pure ma finché sta con il M5S si seguirà la procedura per rimuovere il sottosegretario“.

CASO SIRI: SCARAMUCCE CONTINUE
Venerdì 3 maggio l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva ribadito che il dossier Siri è chiuso: “Il M5s voterà per la decadenza, quanto casino per una poltrona”. E Salvini ha provato ad allontanare da sé l’idea che la difesa di Siri sia per salvare una poltrona. “Ma quando mai il problema è stato quello di una poltrona – ha riportato il Corriere – Per me è evidente: condannare, dimissionare, linciare una persona sulla base di chiacchierate telefoniche di altre persone, io temo sia pericoloso per la democrazia. La scardina, e scardina i principi costituzionali di garanzia. Che ci sia quanto meno un rinvio a giudizio, santo cielo”. Il sottosegretario leghista ai Trasporti (ma le deleghe gli sono state ritirate dal ministro Toninelli) è indagato per corruzione dalla Procura di Roma perché, secondo gli inquirenti, ha ricevuto o gli è stata promessa una tangente di 30mila euro dall’ex deputato di Forza Italia Paolo Arata in cambio di interventi legislativi nel settore dell’energia eolica. L’ex politico, a cui fu affidata la stesura del programma energetico della Lega, nella conversazione con il figlio Francesco avrebbe detto: “Questa operazione ci è costata 30mila euro”, sottintendendo la mazzetta in favore. Che era e resta la presunta corruzione di un membro del governo da parte di un imprenditore ed ex politico legato a un personaggio (Vito Nicastri) accusato di aver coperto la latitanza del super boss di mafia Matteo Messina Denaro. Con Nicastri ai domiciliati, Arata stando agli inquirenti di Roma ha continuato ad avere rapporti ed essere in società. Nel frattempo usava le sue conoscenze politiche per tessere una tela che favorisse gli affari del socio. La vicenda giudiziaria è in pieno svolgimento, quella politica pure.

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