di Marta Coccoluto

Global microbrand, ovvero un piccolo, piccolo marchio con clienti in tutto il mondo. L’idea di prodotti di nicchia esportati su scala internazionale non è certamente nuova e infatti, quando Hugh MacLeod per primo introdusse questo concetto ormai quasi 15 anni fa, intendeva qualcosa di diverso. Il pubblicitario americano pose subito l’accento sul ruolo di Internet: un mezzo per aprire le porte del mercato globale a tutte quelle piccole e piccolissime realtà imprenditoriali, a cominciare da quelle artigiane, che non potevano contare sul marketing di massa per raggiungere i propri clienti.

È grazie alla Rete che, secondo MacLeod, i marchi più piccoli potevano finalmente promuoversi in un mercato globale e ciascuno aveva la possibilità di costruire da zero il proprio micro business online, vendendo, prodotti, servizi e competenze indipendentemente dal luogo o dal paese in cui si trovi.

Un’intuizione che trova oggi nel nomadismo digitale, il vivere e lavorare da remoto svincolati da un luogo fisso, uno degli esiti più concreti e in sviluppo vertiginoso.

Da allora Internet ha davvero riscritto le regole della comunicazione, del rapporto tra i clienti e i marchi, anche i più grandi e noti. Ha cambiato il fare piccola e piccolissima impresa, il nostro modo di informarci e di informare, di scegliere e di fare acquisti.

I brand stanno imparando a raccontarsi in modo nuovo, vero e coerente perché i consumatori sono molto più selettivi, sono più attenti alla credibilità di un marchio o di un prodotto, si informano di più su dove e come è realizzato quel che acquistano, e anche su chi lo realizza e sul perché delle scelte produttive. Sono entrate in gioco nuove variabili, soprattutto per le piccole realtà: l’unicità dei prodotti è fortemente ricercata, il territorio dove sono realizzati diventa un valore aggiunto, le storie e i sentimenti di chi li produce orientano le scelte e creano empatia. Il tutto raccontato tramite il Web – sui Social Network in primis – e potenziato dalla rete di relazioni che solo la Rete riesce a far nascere, in modo magari lento, ma organico.

Quel che forse Mac Leod non era riuscito a immaginare, è che grazie alla Rete anche un territorio sconosciuto al turismo di massa, un piccolo borgo, una località con unicità storiche, culturali, paesaggistiche, artigianali può diventare un microbrand globale. Obiettivi, la sua rigenerazione e il suo rilancio economico e sociale.

Come a Castagno di Piteccio (Pistoia), un piccolissimo borgo-museo tra i castagni, dove tra stradine percorribili a piedi, una piazza grande come un salotto e case arroccate le une sulle altre, si conservano en-plein air oltre 40 opere di noti artisti del Novecento. Qui gli 80 abitanti del luogo, insieme a CCT-SeeCity, un’associazione che si occupa di promozione territoriale attraverso lo storytelling digitale, sono impegnati in un progetto di rilancio del borgo- museo come destinazione turistica per chi ama vagare tra arte e natura. Percorsi lenti, residenza d’artista, un festival, una guida e gli usci delle case del borgo aperte ai viaggiatori. E laboratori di storytelling digitale per imparare a raccontare online destinazioni ed esperienze. «Far riscoprire un territorio significa ricreare un immaginario collettivo, fondato sulla storia e nutrito di contemporaneità», racconta Erika Mazzoni Wagner di CCT-SeeCity.

Le fa eco Roberta Caruso, fondatrice del coliving Home for Creativity, una residenza condivisa e temporanea per viaggiatori e remote worker che vogliono conoscere luoghi e persone vivendo esperienze professionali e formative, a Montalto Uffugo (Cosenza). Un luogo che tra pochi giorni ospiterà un workation camp, una full immersion formativa per imparare la professione di travel storyteller, e che è stato selezionato dal Mit di Boston per un progetto internazionale di rigenerazione sociale, I live in Vaccarizzo.

«Ho sostenuto con determinazione la candidatura del nostro borgo (Vaccarizzo di Montalto Uffugo, ndr)», racconta Roberta «è un luogo dove il recupero dei saperi artigiani, delle botteghe, dei mestieri andati perduti, può davvero riscriverne un futuro, che sembrava segnato». Anche qui il coinvolgimento della comunità locale – abitanti, artigiani, piccoli imprenditori –  è l’asset principale su cui fare leva, insieme al Web che diventa il palcoscenico ideale dove raccontare la propria unicità.

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