Un taglio delle tasse per i redditi più bassi, anche se “servirà lavorare di più”. Quindi sgravi fiscali a favore delle classi medie e aiuti per le pensioni più basse (da portare almeno a mille euro). No alla patrimoniale per i capitali, no all’introduzione del referendum di iniziativa popolare. Emmanuel Macron si è presentato davanti alla nazione per dare risposte al movimento dei gilet gialli dopo 5 mesi di protesta. E il risultato sono, ancora una volta, poche proposte concrete e molte bocciature. Se a dicembre scorso aveva proposto l’aumento di 100 euro del salario minimo, questa volta è stato ancora più vago per quello che ha definito “un nuovo atto della Repubblica”.

L’annuncio era in programma lunedì della scorsa settimana, ma è stato rinviato a seguito dell’incendio che ha devastato la cattedrale di Notre Dame a Parigi. Il discorso è arrivato al termine del cosiddetto “grande dibattito nazionale”, che si è tenuto tra gennaio e marzo, e ha visto l’organizzazione di oltre 10mila incontri a livello locale e oltre 16mila “libri delle lamentele” distribuiti nei municipi di tutta la Francia. Oltre mezzo milione di persone, inoltre, ha fatto proposte attraverso un sito web dedicato.

Non in piedi su un podio, come tutti i capi di Stato recenti, ma seduto dietro a una scrivania come facevano De Gaulle e Pompidou, Macron ha parlato un’ora all’inizio (contro i 20 minuti previsti), cominciando poi a rispondere alle domande dei circa 300 giornalisti presenti. Ha iniziato subito con i gilet gialli: una protesta “che ha espresso un profondo senso di ingiustizia fiscale, territoriale, sociale” e che ha avuto il merito di “rivelare alcuni angoli morti della società”. Ma che poi è stata “strumentalizzata dalla violenza”. E ancora: “Ci sono state richieste contraddittorie, la protesta è stata strumentalizzata – ha detto – ci sono stati antisemitismo, omofobia, attacchi contro le istituzioni, i giornalisti, le forze dell’ordine. Ma non voglio che la deriva di qualcuno occulti le legittime richieste avanzate all’inizio”. E, ha detto, “ora deve tornare l’ordine pubblico”. Macron ha detto di essersi chiesto se fosse il caso di interrompere tutto: “Bisogna fermare la nostra azione? E’ una domanda che mi sono fatto. Abbiamo sbagliato la nostra strada? credo il contrario”. Le nostre misure, certo, “non sono state sufficientemente rapide, umane, radicali ma credo profondamente che sono state giuste”.

Rispondendo alle domande, Macron ha poi ammesso qui e là alcune insufficienze sue e del governo, in particolare quella di essere apparso “talvolta duro, o ingiusto”. Ma, ha spiegato, “quando si vuole il potere, quando lo si ottiene con la fiducia del popolo, si accetta di subire la parte di rabbia che ne fa parte. Dirigere, oggi, in democrazia, significa accettare di non essere popolare. E io preferisco essere responsabile, mantenere le promesse, prendere le decisioni che ritengo giuste ed essere impopolare invece di cercare di sedurre in un modo che sarebbe comunque effimero. Me ne assumo la responsabilità”.

Alla domanda se vuole ricandidarsi alla fine del mandato ha risposto: “Non mi importa delle prossime elezioni. Voglio avere successo, furiosamente, con passione” in questo mandato. Nel sondaggio più recente sulle Europee, pubblicato oggi da Les Echos, la lista della maggioranza di governo, Renaissance, ottiene il 21% delle intenzioni di voto e viene superata dal Rassemblement National, quella di estrema destra che fa capo a Marine Le Pen, che balza al 24%.

Tasse e pensioni – Le principali concessioni fatte riguardano il taglio delle tasse “per coloro che lavorano e che sono stati ampiamente spremuti”: “Voglio ridurre in modo significativo l’imposta sul reddito. Ho chiesto al governo di farlo sopprimendo alcune nicchie fiscali e tagliando la spesa”. Ma per finanziare tutto questo, ha aggiunto, “dovremo lavorare di più”.

Quanto alla patrimoniale, una delle richieste principali dei gilet gialli, Macron ha negato che si sia trattato da parte sua di “un regalo ai ricchi“: “Ho istituito la tassa sul patrimonio immobiliare, sopprimendo quella sulla parte di patrimoni investita nell’economia, per incoraggiare gli investimenti. Se non ci sono investimenti, non c’è crescita”. Ha promesso poi di “valutare nel 2020”: se il progetto non si sarà rivelato efficace, “lo correggeremo”, ha promesso.

Macron ha detto di voler aumentare a 1.000 euro al mese la “pensione minima” per una carriera completa, una somma – ha detto – “significativamente superiore” al minimo che l’anno scorso aveva promesso di portare a 900 euro.

Gli strumenti di democrazia diretta e la decentralizzazione – Uno degli aspetti su cui i gilet gialli hanno più insistito in questi mesi di protesta è stato la partecipazione alla vita politica. “I cittadini”, ha detto, “ci accusano di non aver fatto niente sul fronte della partecipazione democratica”. Macron ha però escluso di prendere in considerazione la riforma per il voto obbligatorio e quella per il riconoscimento del voto bianco. Non sarà nemmeno istituito il referendum di iniziativa popolare, punto cruciale per i gilet gialli. Il presidente della Repubblica ha invece proposto di rafforzare lo strumento del referendum “di iniziativa condivisa”, che richiede la mobilitazione dei cittadini e di parte dei parlamentari. In particolare ha proposto di abbassare a un milione di firme la soglia necessaria per sottoporre al Parlamento una legge di iniziativa mista (attualmente sono necessari il 20% dei parlamentari e il 10% del corpo elettorale, circa 4,5 milioni di cittadini).

Macron ha anche detto che a livello locale si farà più riferimento alla petizione: sarà possibile per i cittadini di presentare un ordine del giorno nel dibattito. Quindi a partire da giugno ha annunciato che sceglieranno 150 cittadini a sorte per farli partecipare a un’assemblea per l’innovazione. Infine Macron ha rivendicato alcuni punti del suo programma elettorale e su cui intende andare avanti: introduzione “di una parte significativa di proporzionale”, limite del cumulo del mandanti e riduzione del numero dei parlamentari. Quindi Macron si è speso sulla necessità di lavorare per una “maggiore decentralizzazione”. Che permetterebbe di interrompere la chiusura dei servizi pubblici. Quindi basta con le chiusure di ospedali e scuole.

Scuola e formazione –  Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato che vuole che le classi di scuola materna e fino alla prima elementare “non superino mai i 24 alunni” ciascuna. Perché vuole tornare a puntare sull’educazione. In compenso ha confermato di voler “sopprimere, fra l’altro, l’ENA”, la Scuola nazionale d’amministrazione, storica fucina dei dirigenti francesi. La soppressione dell’ENA, ha spiegato il capo dell’Eliseo, non è stata decisa “per il piacere di farlo”, ma “per costruire qualcosa che funzioni meglio”. “Su questo tema – ha continuato – non credo affatto si debba raffazzonare: se si conservano le stesse strutture, le abitudini sono troppo forti”

 

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