“Abbiamo tolto l’immunità penale per i vertici dell’ex Ilva”. L’annuncio di Luigi Di Maio arriva in una Taranto blindata per il tavolo permanente per il Contratto istituzionale di sviluppo al quale partecipano il vicepremier e altri 4 ministri pentastellati. La norma – che era stata preannunciata negli scorsi mesi – è contenuta nel decreto Crescita, approvato nella notte a Palazzo Chigi, e sarà valida da agosto, spiega il vicepremier. Al momento però non si conosce il testo che permetterebbe di comprendere il perimetro dell’abolizione, che era già stata contestata da ArcelorMittal. La nuova proprietà chiedeva “certezza del diritto” e aveva ricordato di aver acquistato l’Ilva sulla base di regole concordate con il governo italiano. Dall’altro lato, la Consulta era stata chiamata ad esprimersi sull’incostituzionalità dell’immunità, che era stata estesa fino al 2023, dal gip di Taranto.

video di Francesco Casula

Di certo, c’è solo una nota del ministero dell’Economia che spiega: “Per l’Ilva nel decreto Crescita viene eliminata l’esclusione dalla responsabilità penale per l’attuazione del piano ambientale e limitata solo alle condotte legate all’attuazione dell’autorizzazione integrata ambientale. Restano penalmente rilevanti le condotte in violazione della tutela dei lavoratori della sicurezza e di norme ambientali”. In sostanza, l’immunità penale verrebbe circoscritta e “sminuzzata” impianto per impianto, ancorandosi ai tempi previsti dall’Aia per mettersi a norma, ma non eliminata del tutto.

“Soni qui per dire che ieri in consiglio dei ministri abbiano abolito l’immunità penale che permetteva ai vertici di Ilva di potere godere di alcune esimenti legate a reati ambientali e legate ad alcuni reati odiosi che hanno fatto tanto male ai cittadini di Taranto”, ha detto il vicepremier a Taranto. “L’esimente penale – ha aggiunto – aveva vita altri 4 anni e mezzo, da agosto invece non avrà più effetti nel nostro ordinamento”. Prudente il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che dice di “voler leggere la norma”, mentre il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, parla di “propaganda” poiché “l’immunità non ha più alcun effetto dal 30 marzo, come aveva ben spiegato il gip di Taranto”.

Per quanto riguarda le altre “linee di intervento”, il vicepremier ha spiegato che si “fondano su risorse che vanno spese e accelerate” e saranno quattro: salute e bonifiche, sanità e sociale con “300 milioni per realizzare un nuovo presidio sanitario ma anche per un piano di acquisti delle attrezzature per i presidi di tutto il territorio”, oltre alla riqualificazione del territorio urbano e rurale e innovazione. Nel dettaglio, i primi interventi prevedono un intervento da 200 milioni per l’ospedale San Cataldo, 70 milioni in attrezzature mediche e 30 milioni a disposizione dei nuovi commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria per un “piano di sostegno” alle famiglie dell’area tarantina in maggiore difficoltà economica. “È sorprendente che Di Maio abbia scoperto oggi l’esistenza di oltre 1 miliardo di euro per le operazioni di bonifica e di ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto – attacca la leader della Fiom-Cgil, Francesca Re David – Si tratta del denaro sequestrato alla famiglia Riva che da tempo era destinato a queste operazioni. Tanto entusiasmo, quando sono passati mesi senza dare inizio a questi interventi annunciati oggi. La Fiom da tempo rivendica la valutazione preventiva dell’impatto sanitario, come uno dei punti principali della nostra iniziativa sindacale”.

Il tavolo, iniziato poco dopo le 10, si è riunito in prefettura, attorno alla quale è stata istituita una “zona rossa” molto ampia per non permettere agli ambientalisti di avvicinarsi al luogo della riunione. Il centro di Taranto è “blindato” da new jersey in cemento e camion delle forze dell’ordine, anche a causa delle forti contestazioni ricevute dai parlamentari tarantini del M5s nelle poche uscite pubbliche dopo il via libera del governo all’ingresso di ArcelorMittal negli impianti. “Questo è il governo del cambiamento – ha commentato Matteo Renzi – Il nostro governo non aveva mai fatto una cosa del genere: tenere lontane le proteste dagli occhi dei giornalisti”.

Le associazioni rinfacciano ai Cinque Stelle – che non ha più rappresentanti locali in consiglio comunale, poiché tutti hanno abbandonato il Movimento – la mancata “chiusura del mostro”, promessa nel corso della campagna elettorale, e negli ultimi mesi le proteste si sono fatte più vibranti a causa di alcune prese di posizione di deputati e senatori dopo la pubblicazione dei dati Arpa sull’inquinamento nel corso della seconda parte del 2018. Il deputato jonico, Giovanni Vianello, era arrivato a parlare di “pseudo ambientalisti” che “fomentano allarmismo”.

Martedì sera, invece, in un post su Facebook in vista del suo arrivo a Taranto, Di Maio aveva usato toni molto distensivi: “Conosco benissimo il clima di rabbia e frustrazione in cui versano le persone di quel territorio – ha scritto – Una rabbia che col tempo si è fatta sempre più accesa e che ha deciso di non guardare più in faccia nessuno. E come dargli torto? Dopo decenni di soprusi la fiducia la perderebbe chiunque. Non avrò quindi io la presunzione di pretenderla già da domani. Ci potranno anche essere delle proteste o delle contestazioni e saranno comprensibili, ma quello che chiedo a tutti i cittadini di Taranto è di ascoltare cosa stiamo mettendo su questo tavolo.”

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