“Dove non arrivano i sindaci, arriviamo noi“. E’ il degrado urbano l’ultimo terreno di caccia di Matteo Salvini. E, dopo giorni di polemiche con la sindaca di Roma Virginia Raggi, nel mirino del capo del Viminale finiscono i primi cittadini. “Nelle prossime ore inviterò tutti i prefetti una direttiva per cacciare i balordi dalle città”, ha annunciato il vicepremier nel primo pomeriggio. Detto fatto, poche ore dopo la circolare era arrivata nelle segreterie di tutte le articolazioni territoriali del ministero dell’Interno e, per conoscenza, del capo della Polizia Franco Gabrielli.

Lo spunto è un vecchio pallino del ministro: “Basta occupazioni – ha detto oggi Salvini riferendosi al dibattito sulle occupazioni abusive di Firenze – le direttive del Viminale e il decreto sicurezza offrono armi in più per combatterle. Auspico la massima collaborazione dei sindaci. Il Viminale è sempre al loro fianco, ma nel caso dei sindaci distratti c’è sempre il supporto dei prefetti per contrastare illegalità e degrado”.

Nelle grandi città, nota la direttiva, “si registrano, di frequente, fenomeni antisociali e di inciviltà lesivi del ‘buon vivere’, particolarmente in determinati luoghi caratterizzati dal persistente afflusso di un notevole numero di persone, sovente in condizioni di disagio sociale”. Ai sindaci sono stati forniti nuovi strumenti per contrastare il degrado, come il daspo urbano (l’ordine di allontanamento da alcune zone della città), la limitazione alla vendita di alcolici, il reato di accattonaggio, la nuova disciplina sui parcheggiatori abusivi. Ma l’esperienza nei territori, sostiene Salvini, “ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori”.

Di qui la direttiva, ricalcata “sull’ordinanza anti-balordi del prefetto di Firenze Laura Lega”, che consente ai prefetti di intervenire, scavalcando i primi cittadini, ogni volta che questi ultimi – nonostante gli strumenti messi a loro disposizione del decreto Sicurezza – saranno ritenuti non in grado di garantire la sicurezza e il decoro urbano. Nel capoluogo toscano il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha varato una zona rossa che comprende la Fortezza, le Cascine, via dei Servi, piazza dei Ciompi e piazza Stazione, aree che d’ora in avanti saranno proibite a chi ha ricevuto denunce per spaccio, danneggiamento o reati contro la persona.

Immediata è arrivata la replica del Movimento 5 Stelle: “La nuova direttiva firmata da Salvini? – commenta Luigi Di Maio – Ho letto che attribuisce più poteri ai prefetti che ai sindaci in alcuni casi. Non saprei dire, io sono dell’opinione che chi governa lo scelgono i cittadini. E’ l’abc della democrazia. Esprimi un voto e poi giudichi al termine del mandato. Io la vedo così”.

Seccato anche il commento dell’Associazione nazionale dei sindaci: “Noi amministriamo ogni giorno, tra mille difficoltà e non abbiamo bisogno di essere commissariati da nessuno”, afferma il presidente e sindaco dell’Anci, Antonio Decaro. “Se Salvini ci avesse chiamati per affrontare seriamente il problema del degrado urbano nelle città – prosegue Decaro – gli avremmo detto che varare zone rosse è un po’ come mettere la polvere sotto il tappeto, non risolve il problema, lo sposta altrove”. “E no – aggiunge il presidente dell’Anci – non siamo distratti. Quello distratto sembra piuttosto il ministro, visto che sembra aver dimenticato che i prefetti hanno competenza esclusiva su ordine pubblico e sicurezza, e per occuparsi di questi temi non hanno bisogno di nessuna circolare ministeriale né di commissariare nessuno”.

Il Viminale definisce le zone rosse “strumenti di natura straordinaria, contingibile ed urgente, si pongono nel catalogo degli interventi astrattamente possibili per il conseguimento delle finalità indicate come un prezioso ausilio alle politiche locali in atto”. In questo senso, la direttiva chiede ai prefetti di convocare i Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica nell’ambito dei quali “dovrà essere avviata una disamina delle eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano”.

La convocazione dei Comitati per l’ordine pubblico è funzionale ad individuare le zone a maggior degrado. Un’analisi che dovrà essere svolta con “la massima celerità” in modo da mettere in campo “una complessiva strategia di intervento“. I risultati dell’attività dei Comitati, dice ancora la direttiva, dovranno essere comunicati “tempestivamente” al gabinetto del ministro, “segnalando mediante una articolata relazione i provvedimenti adottati”, mentre a partire da giugno ogni tre mesi i prefetti dovranno inviare al Viminale un report trimestrale “sul monitoraggio condotto in relazione alle ricadute delle ordinanze adottate”.

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