No ai “cittadini” e sì alla “cittadinanza”, i “dipendenti” saranno sostituiti dal “personale” e gli “insegnanti” dal “corpo docente”. Insomma, via tutte quelle parole di cui non esiste il femminile e che saranno sostituite da un sostantivo neutro. Le nuove linee guida della Regione Toscana sono chiare: da ora in poi saranno abolite le parole considerate “maschiliste” nei documenti istituzionali come gli ordini di servizio, i decreti del presidente e dei dirigenti ma anche le delibere del consiglio regionale. Il documento, frutto del lavoro di un anno, è stato pubblicato a metà marzo ed è entrato subito in vigore. “È il linguaggio l’espressione di una cultura – ha spiegato la vicepresidente della Regione Toscana, Monica Barni – ma quando quest’ultima tarda ad evolversi il linguaggio può fare da traino per il cambiamento”.

“Una scrittura amministrativa che rispetti il genere”
Le nuove regole relative ai sostantivi da utilizzare nei documenti istituzionali della Regione sono contenute in un vademecum di 10 pagine dal titolo chiaro: “Linee Guida operative per l’uso di un linguaggio amministrativo non sessista negli atti e nei documenti della regione”. Il manuale, approvato su impulso di Barni e dell’assessore ai Rapporti tra giunta e consiglio regionale Vittorio Bugli, rientra nel Piano delle azioni positive per il personale regionale del triennio 2017/2019 e fa riferimento alle indicazioni di Accademia della Crusca, ministero dell’Istruzione e Parlamento Europeo. Ed è proprio grazie al lavoro di una studiosa della materia come Cecilia Robustelli (Crusca) che è stato possibile redigere il documento. “L’uso da parte della pubblica amministrazione di un linguaggio amministrativo – si legge nel vademecum – facilita anche l’accettazione di neologismi e il superamento di retaggi culturali che ancora oggi si basano sulla preminenza del genere maschile”. E quindi il nuovo regolamento si pone un preciso obiettivo: “Avere una scrittura amministrativa rispettosa dell’identità di genere”.

Addio ai nomi maschili
Poi il regolamento entra nel vivo ed elenca tutti quei sostantivi al maschile che non hanno l’equivalente al femminile e che quindi andranno sostituiti. I “cittadini” diventeranno “la cittadinanza”, i “docenti” il “personale docente”, gli “insegnanti” il “corpo insegnante”, gli “utenti” l’utenza. Non solo: i sostantivi considerati “promiscui” che non possono essere modificati dovranno essere preceduti dagli articoli al femminile. Quindi: “la Presidente”, “la sindacalista”, “la manager”, “la contabile”, “la responsabile”. Infine, si legge nel vademecum, il genere può essere neutralizzato utilizzando la forma sintattica passiva: invece di scrivere “i candidati devono allegare la domanda”, nei documenti si dovrà utilizzare la formula “alla domanda devono essere allegati…” e così via.

“Un nuovo passo per la parità di genere”
Le linee guida per i documenti istituzionali, spiegano dalla Regione, non rappresentano solo un atto simbolico: “Anche da piccole cose passa la battaglia contro gli stereotipi di genere che tanto pesano sulla vita del nostro Paese”, ha concluso Barni. “Quella della Regione Toscana è un’iniziativa apprezzabile, come ogni passo verso una parità effettiva – spiega al fattoquotidiano.it la consigliera regionale del Pd, Alessandra Nardini – In questa direzione la Regione Toscana è sempre stata pioniera, con leggi contro la violenza di genere, per la cittadinanza di genere, sostenendo l’occupazione femminile. Il percorso per un’uguaglianza sostanziale da un punto di vista di diritti, retribuzione, pensioni è ancora lungo, ma la Toscana si conferma protagonista di questa battaglia con azioni concrete”.

Twitter: @salvini_giacomo

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