Tornano in libertà alcuni degli indagati del blitz di Trapani. A deciderlo è stato il Tribunale del Riesame di Palermo che ha annullato gli arresti domiciliari per l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e ha trasferito dal carcere ai domiciliari Giuseppe Berlino, accusato di far parte di un’associazione a delinquere segreta capeggiata dall’ex deputato Giovanni Lo Sciuto. Si tratta dell’operazione dei carabinieri Artemisia che su richiesta della Procura di Trapani ha condotto all’arresto di 27 persone, accusate a vario titolo di aver fatto parte di una loggia massonica segreta di Castelvetrano che avrebbe condizionato l’attività della pubblica amministrazione, gli appalti nell’isola e alcune indagini della magistratura.
Per il Riesame l’autorità giudiziaria competente sarebbe Palermo e non Trapani. L’accusa più grave contestata nell’intera ordinanza è il peculato (punito fino a 10 anni e 6 mesi, quindi pene superiori al reato radicato a Trapani, la corruzione che è punito fino a 7 anni e sei mesi, come nel caso Formigoni) contestato a Lo Sciuto per aver garantito un contratto di portaborse “e il pagamento dello stipendio” alla moglie di un “porta voti” alle elezioni regionali del 2017, “con l’accordo che i soldi contanti venissero riscossi dal marito“, si legge nell’ordinanza del gip di Trapani. Il reato, sempre secondo il gip di Trapani, sarebbe stato commesso tra Palermo e Marsala, dal 2 maggio 2016 al 31 dicembre 2016 e dall’1 gennaio 2017 al 13 dicembre 2017. Per questo secondo il Riesame la competenza dell’inchiesta sarebbe della Procura di Palermo.
In poche ore nei siti locali e nei bar di Castelvetrano si è sparsa la voce di un “libera tutti” ma al momento tutte le persone coinvolte nel blitz si trovano sottoposte alle medesime misure emesse lo scorso 21 marzo: chi in carcere, chi ai domiciliari. Cosa accadrà adesso? Di certo nei prossimi giorni il Riesame dovrà esprimersi sugli altri indagati. A partire da Lo Sciuto che di quel “gruppo occulto” che – nel paese di origine del latitante Matteo Messina Denaro – si annidava ai margini di una loggia massonica tentando di alterare la vita politica ed economica della città. Entro 45 giorni saranno depositate le motivazioni del Riesame e qualora dovesse essere confermata l’incompatibilità territoriale anche per gli altri indagati, gli atti verranno inviati al gip di Palermo, che valuterà nuovamente le singole accuse e la presunta esistenza di un’associazione a delinquere segreta. Ma nel frattempo nessuna scarcerazione.
Il blitz dei carabinieri, con l’operazione chiamata in codice “Artemisia“, nasce dalle indagini avviate nel 2015 e che ruota attorno alla figura di Giovanni Lo Sciuto, alfaniano ed ex deputato regionale di Forza Italia fino al 2017, già membro della commissione regionale Antimafia. Secondo le indagini, la sua associazione era in grado di condizionare nomine, bandi, aveva infiltrazioni nella politica, nell’imprenditoria e nelle forze dell’ordine, si assicurava potere e voti tramite la concessione di pensioni di invalidità e assunzioni. Alle 27 persone la cui posizione dovrà essere vagliata a Palermo, erano contestati a vario titolo, di corruzione, concussione, traffico di influenze illecite, peculato, truffa aggravata, falsità materiale, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento personale, abuso d’ufficio e associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (violazione della cosiddetta legge Anselmi). Per gli stessi reati erano stati notificati anche cinque obblighi di dimora e una misura interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio, nonché notificate altre quattro informazioni di garanzia
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