“Non con la speranza del guadagno, ma della libertà”, recita un’epigrafe su un frantoio del Capo di Leuca. È del 1789: l’anno della Rivoluzione francese. Duecentotrenta anni dopo, c’è questa frase a segnare l’ingresso del primo mulino di comunità della Puglia. Si trova a Castiglione d’Otranto, paese di mille abitanti in provincia di Lecce, lì dove si è deciso di praticare la restanza, cioè il restare e il resistere nella trincea di un Salento che continua a spopolarsi.

Quello che sarà inaugurato domenica 31 marzo, con la “festa della terra”, non è un semplice mulino. Per chi lo ha ideato, è “un arnese per praticare la democrazia del cibo”. E non nasce oggi. Da anni, qui, si recuperano semi scomparsi  e si strappano terre all’abbandono, per riconvertirle in agricoltura naturale: ortaggi, canapa, frutti minori, tanti cereali. Si è iniziato col niente, non un soldo, non un pezzo di proprietà. Si è fatto leva su altro, sul risveglio delle risorse dormienti e sui vincoli di comunità: i cittadini hanno iniziato a cedere ai più giovani i propri terreni e fabbricati rurali attraverso la formula del comodato d’uso gratuito; si è puntato all’inclusione di anziani, diversamente abili e migranti; le campagne di comunicazione sociale contro l’uso di pesticidi e la tutela dell’ambiente hanno iniziato a convincere gli scettici; sono stati avviati un apiario e un forno di comunità; è stato organizzato un gruppo di acquisto popolare anticrisi. C’è un lavoro collettivo lungo sette anni dietro la decisione di dar vita al primo mulino di comunità, che ha intrecciato la spinta dal basso alla collaborazione istituzionale, in un vero progetto corale, esperimento unico in tutta Italia.

Il motore è l’associazione Casa delle Agriculture, intitolata a Tullia e Gino Girolomoni, pionieri del biologico italiano. Nell’autunno 2016, assieme a Rete Salento Km0, ha lanciato una campagna di raccolta fondi. In un mese, sono giunte donazioni per 37mila euro. La Regione Puglia ha aggiunto uno stanziamento di 50mila euro nella legge di Bilancio 2017, su proposta del consigliere Sergio Blasi. Per poter ultimare i lavori, Fondazione Con il Sud ha concesso un contributo di 15mila euro. Ci ha messo del suo, accendendo un mutuo da 70mila euro, anche la cooperativa Casa delle Agriculture, realtà nata in seno all’omonima associazione con lo scopo di creare nuova occupazione. La realizzazione del mulino, però, è stata molto di più: in tantissimi hanno cooperato da volontari, mettendo a disposizione idee, competenze, materiali. Persino la progettazione e la direzione dei lavori sono state curate gratuitamente dagli architetti dello studio Metamor.

“Il mulino di comunità – raccontano gli attivisti di Casa delle Agriculture – è un atto politico, un presidio del diritto al cibo sano soprattutto per le fasce più deboli che per ragioni di costi, finora, sono state dirottate verso l’acquisto di cibi spazzatura. È questione di democrazia alimentare e, dunque, di salute: alla qualità hanno diritto di accedere i figli dei ricchi quanto i figli dei poveri, dei disoccupati, dei cassaintegrati, dei salariati”.

È, inoltre, una infrastruttura a servizio del territorio: nasce come centro di trasformazione polivalente dei cereali di qualità, ha un mulino a pietra austriaco, un impianto di decorticatura e uno di pulizia di cereali e legumi. Serve a dare valore, insomma, ad una grande biodiversità agricola. “È stato concepito come patrimonio di tutti – ha spiegato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia – anche per garantire un servizio di molitura a costi equi e sostenibili per famiglie, contadini, piccole e medie aziende. Ciò serve ad incentivare la coltivazione di cereali di qualità soprattutto tra i microproduttori, a dare una prospettiva ai tanti terreni improduttivi, a chiudere il ciclo attraverso un centro di trasformazione di alto livello. Per questo la Regione ha deciso di essere parte attiva di questo esperimento, capace di generare economia reale e innovazione sociale”.

“In una terra che spesso si spopola per la difficoltà di riconoscere e sfruttare le sue risorse, uno strumento come questo è una ventata di ottimismo e fiducia”, ha aggiunto Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud. Il mulino è stato strutturato in modo da essere fruito da persone diverse: ha anche un giardino comune, spazi per la lettura, una piccola biblioteca e un graffito d’autore firmato da Cyop&Kaf, i writers antesignani della libera urban art a Napoli.

Articolo Precedente

Congresso famiglie, Maria Gandolfini: “Mio padre? Frustrato. Promuove valori maschilisti che hanno fallito in partenza”

next
Articolo Successivo

Congresso famiglie, l’ex bianconero Legrottaglie contro adozioni gay: “Papà e mamma hanno ruoli diversi”

next